[hack] LOGO

$pooky Hunter spooky@libero.it
Mar 30 Maggio 2006 18:25:30 CEST


linux-lover wrote:
> Noi ci chiamiamo Golem, come un mostro di roccia, sarebbe bello fare un
> pinguino scolpito su una montagna...

Puntualizziamo un po' di cose :-)

La parola golem deriva dall'ebraico antico gelem (גלם), che significa
"materia grezza". In ebraico moderno significa in senso metaforico
persona senza cervello.

Il Talmud, ovvero il complesso delle interpretazioni delle tradizioni e
delle norme giuridiche ebraiche, dedica un passo all’analisi della
creazione dell’uomo da parte di Dio: "Dodici ore ebbe il giorno; nella
prima fu accumulata la terra, nella seconda egli divenne Golem, nella
quarta fu infusa in lui l’anima". Lo Sefer Jetzirah, o “Libro della
Vita” indica le leggi da rispettare qualora si intenda plasmare un
essere umano; il cabalista Eleazar di Worms (XI secolo) fornisce infine
invece la ricetta pratica per infondere la vita alla materia inerte. Il
risultato di questa serie di istruzioni è il Golem, un uomo artificiale
(come l’Homunculus degli alchimisti) fabbricato con il fango da un altro
uomo, e come tale privo dal soffio divino.

Dall’XI secolo, in Germania, Polonia, e nell’attuale Boemia, si diffuse
la leggenda secondo la quale alcuni רבי rabbī (maestri) particolarmente
esperti nelle difficili arti della Qabbalah sarebbero stati in grado di
fabbricare Golem: le rozze statue di fango sarebbero state animate
tracciando sulla loro fronte i caratteri alef, mem e thaw, (אמת, emet:
"verità") cabalisticamente analoghi a quelli che compongono il nome "Adamo".

Questi Golem non possedevano un'anima, non pensavano, non provavano
emozioni, avrebbero svolto umili mansioni di servitori (o di servitrici,
come il peraltro unico Golem femminile creato nel 1058 da Salomon ibn
Gabirol) fino a quando non diventavano troppo grossi, e, di conseguenza,
ingovernabili: una peculiarità di alcuni di essi era infatti quella di
crescere a dismisura giorno dopo giorno.
In tal caso il Rabbino doveva indurre con un trucco il Golem a
inginocchiarsi, per potergli cancellare la alef dalla fronte (מת): le
lettere restanti, infatti, si leggono meth: "Morte", e una volta che
esse rimanevano sole, il Golem si abbatteva rovinosamente al suolo,
travolgendo a volte il suo stesso creatore.
Un famoso romanzo di Gustav Meyrink, Der Golem (1915), e, soprattutto,
il film omonimo di Paul Wegener (1920) descrivono il Golem come una
sorta di mostro. In realtà i Golem sono di molteplici “razze”; possono
avere un aspetto umano, possedere intuito, intelligenza e compassione
(come quello del racconto Il Golem di Elie Wiesel), e alcuni possono
essere simili in tutto e per tutto a uomini morti o viventi. Questi
ultimi - spesso in grado di mutare il loro aspetto a piacimento -
vengono fabbricati quando occorre possedere il perfetto duplicato di una
persona.

Secondo la leggenda, il 20 Adar del 5340 dell'Era Ebraica (Marzo 1580
dell'era cristiana), Jehuda Liva Ben Becalem, più noto come “il Marahal”
o Morenu Ha-Ray Loew (“Maestro Loew”) si incontrò nella Sinagoga della
Città Ebraica di Praga, con i suoi due più fedeli discepoli.
Ognuno degli intervenuti rappresentava un elemento: il Marahal era il
simbolo dell’aria; suo cognato, il Rabbino Yitzchak Hacohen,
rappresentava il fuoco; il Rabbino Sosson rappresentava l’acqua. Il
quarto elemento, la terra, era già pronto sull’impiantito della Sinagoga.
Il rito ebbe così inizio: il Marahal cominciò a plasmare il mucchio di
fango, e i suoi assistenti lo aiutarono a dargli un aspetto umano.
Quando la figura fu completa, il Rabbino Loew cominciò a recitare il
primo capitolo della Genesi, insieme ad alcuni brani del Talmud; poi
accese una torcia, la porse al Rabbino Sasson e, con un bastone, tracciò
un cerchio sul pavimento.
Quindi il Marahal diede ai suoi discepoli precise istruzioni: Yitzchak
avrebbe dovuto camminare intorno al cerchio per sette volte,
pronunciando i nomi cabalistici della divinità; poi sarebbe stata la
volta di Sasson, quindi quella dello stesso Loew.
Quando il rito fu compiuto, la torcia si spense. “Respira” - disse il
Marahal, e la creatura respirò. “Apri gli occhi”, e l’uomo d’argilla
aprì gli occhi. “Il tuo nome sarà Yossel” - continuò il Marahal - “e la
tua missione sulla Terra sarà quella di proteggere il popolo di Israele
dai suoi nemici. Nessuno sarà più forte di te, vincerai il fuoco e la
morte, sarai indistruttibile e immortale”.

Yossel, il Golem del Rabbino Loew (1520-1609) è il rappresentante più
famoso della sua specie; la sua storia è stata raccontata in Niflahot
Marahal (“Le meraviglie del Marahal”, 1909), in Der Prager Golem (“Il
Golem di Praga”, di Chaim Bloch, e nelle già citatie opere di Meyrink e
Wiesel.
Era stato creato con una precisa missione: difendere la comunità ebraica
di Praga, accusata (falsamente) di aver sacrificato un bambino, in modo
da giustificare un pogrom (sommossa popolare antisemita) da parte di
Rodolfo II.
Il Golem eseguì fedelmente ciò che gli era stata ordinato e dieci anni
dopo, il trentatreesimo giorno dell’Omer del 5350 (1590), tornò in polvere.
Fu lo stesso Marahal a eseguire, malinconicamente, il rito finale: “Hai
compiuto il tuo destino. Che il tuo sonno sia dolce, Yossel, nessuno ti
disturberà”.

-- 
"Il sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano."
(Indro Montanelli)
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