[Golem] Lettera aperta contro la EUCD. Aderiamo come GOLEM?

Hal hal@linux.it
Lun 17 Mar 2003 09:51:19 CET


Lettera aperta contro la European Union Copyright Directive
(Associazione software libero)

To: Annunci dell'Associazione Software Libero
<annunci@softwarelibero.it> Organization: Associazione
software libero -- http://softwarelibero.it/ From:
Associazione software libero <PR@softwarelibero.it>
Cc: Associazione software libero <PR@softwarelibero.it>
Date: Sun, 16 Mar 2003 10:12:08 +0100
Subject: [LUG] Lettera aperta contro la European Union
Copyright Directive

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COMUNICATO STAMPA

Le associazioni  italiane che promuovono e sostengono  il
Software Libero hanno  scritto una lettera  aperta ai
deputati membri  della Commissione Cultura della  Camera, che
recentemente ha espresso  parere favorevole al recepimento
della direttiva  europea 2001/29/CE,  meglio nota  come EUCD
(European Union Copyright Directive).

Se  tale parere  si  trasformasse in  legge  verrebbero
alienati  diritti garantiti  dall'attuale normativa del
Diritto d'autore,  anteponendo gli interessi di pochi (autori
ed editori) al bene di tutti i cittadini.

La lettera, per la quale è stata avviata una campagna di
adesione on-line all'indirizzo
http://softwarelibero.org/progetti/eucd/firme/adesione.php,
ad oggi  è già stata sottoscritta  da 24 diverse
associazioni, 10 realtà imprenditoriali e oltre 1.300
cittadini.

Scopo  dell'iniziativa é  quello di  sollecitare un  riesame
parlamentare della materia,  affinché possa essere
riformulato lo schema  del decreto legislativo in  modo tale
da tutelare, oltre  ai diritti degli  autori e degli editori,
anche quelli dei cittadini utenti.

**

LETTERA APERTA
ai membri della VII Commissione (Cultura, Scienza e
Istruzione) Camera dei Deputati


Onorevole Deputato,

le Associazioni firmatarie della presente le scrivono nella
Sua veste di membro della Commissione Cultura della Camera
dei Deputati.

Come certo Ella ricorderà, questa Commissione lo scorso 25
febbraio ha dato parere favorevole rispetto allo schema di
decreto legislativo che recepirà la direttiva 2001/29/CE del
Parlamento e del Consiglio Europeo del 22 maggio 2001 su
"armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei
diritti connessi nella società dell'informazione".

A nostro avviso l'approvazione di questo testo è un grave
errore, che porterà notevoli erosioni dei diritti dei
cittadini e degli utenti, come fruitori di opere coperte da
diritto d'autore e come titolari di libertà civili.

La nuova normativa riconosce legittimità giuridica alla così
detta autotutela tecnologica, ovvero alla pratica delle
grosse case di
produzione di musica, cinema, software, di impedire la copia
non autorizzata tramite tecnologia anti-copia.  La legge
considera «efficaci misure tecnologiche» quelle che
consentono ai titolari dei diritti di controllare l'uso
dell'opera tramite l'applicazione di un dispositivo, o di un
procedimento come cifratura o distorsione, o di un meccanismo
di controllo della copia.  L'elusione di tali efficaci misure
tecnologiche è vietata da una serie di norme penali che
attirano nella sfera
dell'illecito tutta l'attività anche solo di studio dei
sistemi di protezione. Non si punisce più solamente la
vendita abusiva di contenuti copiati.  Ora è punita la
fabbricazione, la vendita, persino la semplice detenzione di
attrezzature e algoritmi utilizzabili per l'elusione di
misure tecnologiche; attrezzature e algoritmi spesso
strumentali anche ad attività del tutto lecite. È del tutto
irrilevante, per la nuova norma, se di quelle attrezzature si
intendesse fare un uso lecito o illecito: queste diventano
materiale di per sé vietato, come si
trattasse di stupefacenti.

Negli USA una norma parallela a quella che noi stiamo per
inserire (ispirata dai medesimi trattati WIPO del 1996) è
stata interpretata nel senso di considerare vietata la
semplice diffusione di informazioni tecniche che potessero
risultare utili ad aggirare misure tecnologiche, negando così
la libertà di ricerca scientifica in ambito crittografico.

Ma la portata di queste norme sulla libertà individuale di
ciascuno di noi non si comprende fino in fondo, se non le si
guarda alla luce dello sviluppo che stanno avendo le
tecnologie informatiche oltre oceano. Il futuro della
distribuzione dell'informazione potrebbe chiamarsi Trusted
Computing e potrebbe fondarsi sul DRM (Digital Rights
Management), ovvero un sistema con cui i grandi produttori e
distributori possano controllare come ogni utente utilizza i
propri dispositivi elettronici, permettendo o impedendo
l'ascolto di una canzone, la visione di un film, l'esecuzione
di un programma.

Onorevole, il decreto legislativo al quale la Commissione
Cultura ha fornito parere favorevole renderà illecito ogni
tentativo di creare programmi che consentano di accedere
all'informazione lecitamente
detenuta. Renderà illegale il materiale informatico che possa
consentirlo e vietata la diffusione di informazioni in
merito.  Si noti che qui non stiamo parlando di copia
illecita o di violazione del
diritto d'autore, parliamo solo di utenti che si aspettano di
accedere in maniera non controllata a contenuti che hanno
legittimamente
acquistato, o di difendersi da intrusioni nella loro vita
privata.

Lo schema di Decreto legislativo introdurrà una nuova
nozione, quella di «messa a disposizione del pubblico di
opere in modo che ciascuno possa avervi accesso dal luogo e
nel momento scelti individualmente».
Il titolare dei diritti non si limiterà più a vendere un
diritto di fruizione di quell'opera, come accade ora ogni
volta che si acquista un libro, un disco, un programma, ma
potrà determinare una vendita di questo diritto in termini
delimitati nel tempo, nello spazio, nelle modalità di
fruizione e nell'identità dei fruitori.

Questo significa, essenzialmente, che nel bilanciamento di
poteri fra il titolare dei diritti e il fruitore si arriva ad
uno squilibrio totale di forze a favore del primo.  In base
allo schema di decreto, Onorevole Deputato, chi acquista un
diritto d'uso secondo questa modalità non vede riconosciuto
nessun contenuto legale minimo del suo diritto; non ha, cioè,
alcuna facoltà che gli viene riconosciuta ex lege, nessuno a
parte quelle contrattualmente stabilite da chi gli
trasferisce l'opera. Questa nuova modalità fa cadere anche il
tradizionale diritto a effettuare una copia di sicurezza,
così come sparisce il cosiddetto «esaurimento dei diritti
conseguente alla prima vendita». Questa formula tecnica sta a
significare che, con la disciplina attuale, quando
acquistiamo un libro, la vendita fa cadere i diritti del
titolare su quell'unico esemplare, che non possiamo
riprodurre in più copie ma che è nostro a tutti gli altri
effetti: possiamo rivenderlo, prestarlo, farne l'uso che
preferiamo fino a quando vogliamo, i nostri nipoti potranno
tramandarselo fino a quando non si ridurrà a polvere di
carta. La privativa di messa a disposizione nel luogo e nel
momento scelti individualmente cancella questi diritti.

È teoricamente possibile vendere un libro vietandone la
rivendita; oppure a scadenza: «questo CD musicale si
autodistruggerà fra un anno»; oppure ad personam: «questa
videocassetta potrai leggerla solo tu e se inviti un amico a
vederla a casa tua commetti un illecito».
Ipotesi fantasiose?
Per la diffusione tradizionale forse, ma per la diffusione di
contenuti multimediali per via informatica è realtà. Negli
Stati Uniti sono in vendita manuali universitari in formato
elettronico che alla fine del semestre accademico si
autodistruggono.  Scopo dichiarato
dell'operazione: impedire che gli studenti più anziani degli
anni successivi passino i loro vecchi libri ai più giovani.
Onorevole, l'approvazione dello schema di decreto legislativo
modificherà radicalmente il concetto di uso lecito (fair use) e
lascerà mano completamente libera alle grandi case di
distribuzione (case discografiche, major cinematografiche,
case editrici), senza nessun elemento di tutela legislativa a
favoredel fruitore.

Onorevole, per tutte le ragioni fin qui esposte, Le chiediamo
di voler riconsiderare questa materia, forse licenziata
troppo frettolosamente. La invitiamo a farsi promotore di un
nuovo esame parlamentare dello schema legislativo e/o di una
mozione di indirizzo che vincoli il
Governo, nell'azione legislativa delegata, a inserire una
serie di esclusioni e di contrappesi normativi nello schema.
Le realtà della società civile impegnate su questi fronti
saranno ben liete di
confrontarsi con le forze parlamentari sul tema di un
recepimento non dannoso della direttiva in questione.

La salutiamo cordialmente.

Martedì 11 marzo 2003.


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Ciao.
Hal  :o)





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