I progetti toscani protagonisti della giornata sul sistema operativo alternativo Un' altra Africa è possibile col no global formato Linux MARZIO FATUCCHI IL PINGUINO torna per aiutare il terzo mondo. È rivolto ai paesi in via di sviluppo ed al tentativo di colmare il digital divide (la differenza di conoscenza ed accesso alla tecnologica digitale) tra il nord ed il sud del mondo il Linux Day che si tiene oggi a Firenze, all'istituto Agronomico per l'Oltremare. I fanatici di Linux, il sistema operativo per computer nato dalla collaborazione volontaria e gratuita tra migliaia di sviluppatori software nel mondo, si ritrovano a Campo di Marte (via Cocchi 4)-dalle 9,30 per capire se un'altra rete è possibile anche in Africa, il continente meno collegato ad Internet del mondo, e se è possibile fare a meno dei costosi programmi realizzati dalle multinazionali modello Microsoft. Computer resi obsoleti dal mercato tornano attuali col programma democratico II riciclo degli elementi pericolosi dei PC operatori al lavoro per programmi no profit «In Kosovo, nell'istituto tecnico di Skenderaj, ci siamo riusciti. Quindici computer donati dalla Rfi, un po' vecchi ma funzionanti. Li abbiamo messi in rete e preparati con un sistema basato su Linux adattato, abbiamo fatto corsi per 180 studenti e docenti». Davide Lamanna, di Isf (Ingegneri senza frontiere), ha dovuto con i colleghi di Genova, Trento e Torino risolvere anche i problemi della corrente elettrica: risolti anche quelli, la scuola ora sforna informatici. E dopo il Kosovo, gli ingegneri ci riprovano con il Mali. «Nella regione di Kidal collegheremo via computer e radio la capitale con un villaggio, per gestire gli acquedotti e per fornire dati sul meteo, fondamentali per una zona di nomadismo Tuareg» spiega Alessio Bortone di Isf di Firenze che realizzerà il progetto assieme a Transafrica. Ma nella giornata all'Istituto agronomico verranno toccati tutti gli aspetti di un modo diverso di affrontare l'information technology, da un punto di vista «no global»: ci sono gli empolesi di «Golem» che insegnano a riutilizzare computer resi obsoleti solo dai programmi sempre più esigenti per motivi di mercato, ma che rimangono funzionanti e perfettamente utilizzabili se si usano dei programmi Linux appropriati. C'è la Provincia di Pisa che si occupa (e preoccupa) del riciclo dei materiali pericolosi dei PC buttati, che spesso finiscono nel sud del mondo. E c'è poi chi ha creato una comunità di programmatori su Internet che, gratuitamente, lavorano ad un pacchetto di software per i no profit. «Siamo diverse centinaia, ci preoccupiamo di realizzare una distribuzione che risponda a tutte le necessità di Ong, associazione e cooperative impegnate in progetti di sviluppo» dice Christian Surchi. Debian si può acquistare su Cd al costo di produzione o scaricare da Internet, si chiama «Debian non profit» ed accanto a strumenti come Office ha archivi per le donazioni: «Fino ad ora i programmi di questo tipo erano tutti di multinazionali». «Lo strapotere di grandi gruppi può bloccare lo sviluppo tecnologico nel terzo mondo - avverte Tommaso Pucci del Cnr di Firenze - spesso donano migliaia di copie di programmi, obbligando generazioni di studenti a utilizzare in futuro solo i loro programmi. Usare programmi Open source come Linux consente di gestire in modo autonomo tutto, dalla formazione allo sviluppo alla sicurezza. Tratto da LA REPUBBLICA 29/11/03 da: p@n