[Gulli] Fwd: Spalletti-Panzieri

Ruggero Morelli ruggeromorelli@libero.it
Mer 15 Feb 2012 15:00:43 CET




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>> ITALIA
>> La Grecia, culla della democrazia. Ma anche tomba?
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>> “Diario del saccheggio” è un bellissimo film/documentario dell'argentino Fernando Solanas, regista, politico, musicista, attore e altro ancora. Il film, uscito nel 2003, ricorda ed analizza il periodo tra gli anni settanta ed il 2001, cercando i motivi della decadenza economica e sociale dell'Argentina di quel periodo: un duro atto d'accusa verso le selvagge privatizzazioni, la gestione del debito pubblico e la recessione economica che hanno stritolato il paese. Solanas stesso afferma di aver usato “storie vere: le trame segrete della mafiocrazia argentina e l'alleanza spuria tra le corporazioni politico-sindacali, il potere giudiziario, le banche, le multinazionali e gli istituti finanziari internazionali”. Per narrarle Solanas si limita ad utilizzare materiale d'archivio e giornalistico ma, per mezzo di uno straordinario montaggio, ne scaturisce un racconto avvincente quanto agghiacciante.
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>> Di tutto ciò in Italia se ne è parlato poco: diciamo che la vicenda è stata rubricata tra quelle che capitano nei paesi sudamericani, di quelli che siamo abituati, con notevole superficialità, a considerare instabili e geneticamente predestinati a tali avventure. E ciò anche se l'Argentina ha una straordinaria percentuale di nostri immigrati ancora legati all'Italia. E pur essendoci state dolorose ripercussioni anche qui da noi perché migliaia di italiani hanno visto i propri risparmi volatilizzati a causa di quei fatti: se ne è data la colpa alla loro ingordigia in quanto avevano cercato dei rendimenti assurdamente alti. Che peraltro erano stati loro proposti, e consigliati, da primari istituti di credito nazionali.
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>> Ed è proprio quello delle corresponsabilità il punto su cui la visione del film di Solanas fa riflettere: emerge in maniera nitida che gli argentini in quella situazione sono stati trascinati dal Fondo Monetario Internazionale, dal governo americano e dalle multinazionali, statunitensi e spagnole in particolare.
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>> Si sarà capito dove vado a parare: per comprendere quanto sta succedendo in Grecia, e per temere quello che potrebbe capitare anche altrove (?), è un film che consiglierei proprio di vedere, o rivedere.
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>> Non soltanto perché è oggettivamente bello, ma per avere lucidità nell'analizzare quello che è l'attuale sistema dell'economia mondiale.
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>> In effetti, tutti siamo stupiti dagli errori compiuti in questi trenta anni dalla Grecia, ancora maggiori dei nostri (!), ma dobbiamo comprendere la sua debolezza di fronte al canto delle sirene della grande finanza internazionale che ha continuato a prestare danaro ad una nazione già collassata - e di cui non potevano non conoscere i conti truccati, ed in mano a quella che Solanas avrebbe battezzato mafiocrazia - nell'assoluta consapevolezza che non sarebbe stato in grado di saldare i propri debiti. Insomma, alla faccia delle agenzie di rating che continuano ad ergersi a supremi giudici - e che, invece, in quella come in altre occasioni, fino ad un attimo prima del fallimento, non hanno saputo o voluto mettere in guardia - ci si è comportati con la medesima logica dello strozzino che incapretta il debitore. Ma quello poi si prende l'attività e la casa, mentre con una nazione la faccenda è più complessa.
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>> E allora? Allora oggi in Grecia interviene la politica con un ennesimo prestito che ha un solo scopo: garantire un'entrata fissa ai creditori.
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>> Solo questo: tra i mille che hanno parlato, non ho sentito un solo economista dichiarare che Atene sarà in grado nel futuro di pagare il proprio debito pubblico.
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>> Tutti invece d'accordo nel ritenere che di colpe i greci ne hanno tante: ma sono della sua classe dirigente, non certo del popolo che non poteva avere la percezione delle proporzioni del suo malgoverno, e che invece viene ora destinato ad un autentico massacro sociale.
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>> D'altronde quella adottata è una soluzione che prolunga un'agonia: per risolvere il caso - e un domani quelli di Portogallo, Irlanda, Romania, Bulgaria o Ungheria - serve una logica diversa, che ha nella creazione degli Eurobond l'unica formula sensata.
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>> Non soltanto come fatto tecnico ma anche come segnale di intendere in modo concreto il senso dell'Unione Europea, altrimenti destinata ad essere solo una confederazione in cui alcune nazioni perdono parte della propria sovranità nazionale in cambio di miseri vantaggi.
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>> L'alternativa? Forse per i greci sarebbe quella di tornare alla dracma, seguendo proprio l'esempio di quell'Argentina che così è riuscita a risollevarsi.
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>> Ma soprattutto bisognerebbe che tutti quelli che hanno poteri decisionali fossero in grado di ricordare le parole di Tucidide, guarda caso un greco: “sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gloria come del pericolo, e tuttavia l'affrontano”.
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