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<body bgcolor="#ffffff" text="#000000">
Per chi non l'avesse letto su <a class="moz-txt-link-abbreviated" href="http://www.punto-informatico.it">www.punto-informatico.it</a> , vi giro questo
articolo che propone delle interessanti modalita' di riutilizzo di pc
obsoleti, in ambito scolastico, con linux.<br>
<br>
---<br>
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<div class="item" align="right">
<h4>Anno XII n. 2726 di martedì 13 marzo 2007 (<a
href="http://punto-informatico.it/index.asp">PI</a> - News)</h4>
</div>
<!-- titolo notizia -->
<h1
style="font-weight: bold; font-size: 26px; color: rgb(0, 0, 204); font-variant: small-caps;">Open
source a scuola grazie a PC ri-utilizzati</h1>
<div class="item" style="text-align: justify;"><!-- abstract notizia -->
<h4>Ne
parlano a Punto Informatico i responsabili del progetto TRIciclo, che
coinvolge alcune scuole superiori del barese e che potrebbe sbarcare
nelle università. Raccontare il software libero e insegnare ad usarlo,
e a produrlo</h4>
<br>
<a class="moz-txt-link-freetext" href="http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1920377&r=PI">http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1920377&r=PI</a><br>
<br>
Bari - L'Istituto Tecnico Commerciale Giulio Cesare di Bari è tra i
primi primi licei italiani a mettere in atto una sperimentazione che
coniuga filosofia ed etica del software libero ed open source con il
riciclo di computer ormai obsoleti.<br>
<br>
<div class="item" style="text-align: justify;">TechnoSec, società di
sviluppo di software libero, ha infatti dato vita a partire dal 2004 a <a
href="http://www.technosec.net/page.php?p=/progetti#triciclo"
target="_blank">Progetto TRIciclo</a>,
applicabile a qualsiasi organizzazione o ente, che si propone di
rendere di nuovo operativi, grazie ai software basati su Linux, quei
computer che ormai non possono più reggere i programmi Microsoft. Il
progetto ha trovato molti riscontri presso le scuole superiori: solo
nel liceo Giulio Cesare sono stati recuperati circa 30 pc che giacevano
accatastati come rottami in uno stanzino rendendoli di nuovo operativi
in forma di terminali grafici collegati ad un server centrale che ne
gestisce il sistema operativo. <em>Punto Informatico</em> ne ha
parlato con Marco Pennelli di TechnoSec. <br>
<br>
<strong>Punto Informatico: Come si ri-utilizzano computer considerati
obsoleti?</strong><br>
Marco
Pennelli: Principalmente grazie al Linux Terminal Server Project che
permette di collegare insieme una serie di computer che fanno anche il
boot direttamente via rete, caricando così il sistema operativo dal
server. E poi, dato che tutto quello che viene fatto dai client viene
seguito dal server, questi PC possono anche non avere un disco fisso.<br>
<br>
<strong>PI: Ma quanto sono "obsoleti" questi PC di cui parliamo?</strong><br>
MP:
Diciamo che un client che viene recuperato può anche essere un pentium
100 con 32 MB di RAM e il server (che non può essere un PC riutilizzato
ma necessariamente una macchina acquistata) di media potenza (dotato di
almeno 2Gb di Ram) può elaborare i calcoli per 30 di queste macchine.<br>
<br>
<strong>PI: C'è di mezzo anche il calcolo distribuito?</strong><br>
MP:
In questo momento no. Inizialmente si pensava anche ad un discorso di
clustering per fare calcolo distribuito sulle macchine, ma siccome non
ci sono software liberi adeguatamente sviluppati abbiamo accantonato
l'idea. Nel futuro sarà sicuramente possibile avere piccoli cluster nei
supercomputer che con l'aggiunta di piccole macchine aumentino la
potenza del cluster stesso. <br>
<br>
<strong>PI: Perché spingere il software libero nelle scuole?</strong><br>
MP:
Alle scuole questa cosa conviene perché risparmiano il 75% rispetto a
modernizzare il proprio laboratorio e poi hanno qualcosa in più da
offrire a docenti e studenti in termini di formazione.<br>
<br>
<strong>PI: Già, perché non tutti sanno usare le piattaforme alternative</strong><br>
MP:
Al momento stiamo facendo unicamente la formazione per i professori e
sempre con loro stiamo valutando la possibilità di fare un percorso
formativo per gli studenti. Anche perché quando i professori imparano a
conoscere il software libero sono più sicuri e propensi a formare i
ragazzi. <br>
<br>
<strong>PI: Quali sono i software che insegnate ad usare?</strong><br>
MP:
Innanzitutto utilizziamo EdUbuntu (una distribuzione educational,
configurato proprio per il boot via rete) e diamo le basi per
insegnarlo e poi ci occupiamo anche dei linguaggi di programmazione,
insegnando magari Python al posto di Visual Basic e chiaramente
OpenOffice da usare al posto di Office.<br>
<br>
<strong>PI: Insegnate solo l'utilizzo tecnico o anche l'etica del <em>free
software</em>?</strong><br>
MP:
La prima cosa che facciamo è proprio spiegare l'ideologia del software
libero e dell'open source, le differenze tra i due movimenti e le loro
caratteristiche, perché sono nati e come si stanno evolvendo, perché
non sono nati ieri ma molti anni fa.<br>
Si fa quindi tutto un discorso
di storia, dall'avvio di Unix fino a Linux parlando anche dei vari
personaggi del panorama open source. Facendo così abbiamo ottenuto che
i docenti si sentano parte di una comunità e trasmettano poi più
facilmente quest'ideologia ai ragazzi. In più, stiamo anche discutendo
sulla possibilità di far sì che studenti e docenti contribuiscano allo
sviluppo di software liberi.<br>
<br>
<strong>PI: Ma una cosa del genere non richiede molto più tempo di
quello che possono offrire degli studenti di liceo?</strong><br>
MP:
In un istituto tecnico c'è un'area di progetto che gli studenti devono
fare ogni anno e consiste in qualcosa che loro realizzano e che
accomuna varie materie e discipline. E solitamente quando c'è
l'informatica di mezzo viene realizzato un software che accomuni più
materie. Adesso quindi il progetto potrebbe essere di realizzare un
software libero, utilizzabile anche da altre scuole (che magari possono
anche contribuire). Ogni classe ne realizza un modulo. <br>
<br>
<strong>PI: Ma per la sua specificità questa non è un'iniziativa più
adatta alle università?</strong><br>
MP:
Sì. Così com'era nato, TRIciclo addirittura era dedicato alle
organizzazioni nel senso più generale, categoria nella quale potevano
rientrare anche le Pubbliche Amministrazioni. Ma nelle università,
almeno in Puglia, c'è più resistenza nel far entrare il software
libero. Per questo noi cerchiamo di creare un clima che lo favorisca.<br>
<br>
<strong>PI:
Questo vostro primo esperimento è avvenuto in un istituto dove i
ragazzi sono mediamente più preparati tecnicamente rispetto ad altri
tipi di licei. Come pensa andrebbe un progetto simile in un liceo
classico?</strong><br>
MP: Io penso che ci sarebbero sicuramente lati
positivi nell'utilizzo. Per esempio in un liceo classico ci sarebbe
decisamente più feedback sulla parte ideologica. E poi non bisogna
dimenticare l'aspetto del risparmio di denaro per l'evoluzione del
laboratorio informatico.<br>
<br>
<em>a cura di Gabriele Niola</em><br>
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telefonate, Svezia verso il monitoraggio globale</a></h4>
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/*non ho scelto io di venire al mondo, ma da quel momento in poi le
altre decisioni le prendo da me*/<br>
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