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GPL3, l'errore di Free Software Foundation<br>
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<a class="moz-txt-link-freetext" href="http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2050065">http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2050065</a><br>
<br>
GPL, l'ostacolo ideologico (pagina 1 di 2)<br>
<br>
Roma - Free Software Foundation (FSF) ha un grande, innegabile merito:
quello di aver portato all'attenzione di milioni di sviluppatori la
licenza di distribuzione del software. Fino alla prima GPL (GNU General
Public License) non c'era una licenza di riferimento, tutti i
programmatori scrivevano la loro, con un moltiplicarsi di clausole e
con l'effetto collaterale che era pressoché impossibile utilizzare
materiale di altri per ovvi motivi di incompatibilità.<br>
<br>
Le prime
versioni della GPL hanno avuto un effetto catalizzante: una licenza
comprensibile, con principi di funzionamento abbastanza chiari, non
certo ideale per tutti i casi ma, tra una licenza non perfetta ma
standard e una licenza sempre nuova di dubbia validità legale, molti
sceglievano la prima, anche perché non tutti possono permettersi un
avvocato esperto di licenze software. Ma FSF ha anche un grosso
difetto: essere troppo abile nei giochi di parole.<br>
<br>
Di convegno
in convegno, di presentazione in presentazione, è passata l'analogia
che chi utilizza la GPL non lo fa per quello che sta scritto nelle
clausole della licenza, come sarebbe lecito aspettarsi essendo comunque
un bel pezzo di "legalese", ma per i principi fondamentali che la FSF
persegue, e che stanno tutti nella testa di una persona, Richard
Stallman, di cui la GPL rappresenta il "braccio operativo". Il papà di
Linux, Linus Torvalds, non è d'accordo, e si rifiuta di prendere parte
a questo meccanismo perverso: la sua opinione la esprime in pubblico,
sulla Linux Kernel Mailing-list, <a
href="http://lkml.org/lkml/2007/6/13/289" target="_blank">con frasi
fin troppo chiare</a>:<br>
<br>
<em>And you are just parrotting their (della FSF, NdR) idiotic line.<br>
(...)
Dammit, the GPL is a license. I understand it quite well. Probably
better than most. The fact that the FSF then noticed that there were
*other* things that they wanted to do, and that were *not* covered by
the GPLv2, does *not* mean that they can claim that others
"misunderstood" the license.<br>
I understood it perfectly fine, and it
fit my needs. So tell me: who is the more confused one: the one who
chose the license fifteen years ago, and realized what it means
legally, and still stands behind it? I don't think so.</em><br>
<br>
Linus
Torvalds ha scelto la GPL per le clausole contenute nella licenza.
Punto. Parole come "spirito della GPL", in un contesto del genere, non
hanno semplicemente senso. La GPLv3 mi piace poco - parere
personalissimo - e mi convince ancora meno.<br>
<br>
Ritengo la versione
2 della licenza un buon compromesso: permetteva sia il mantenimento di
una comunità, obbligando le modifiche al software a tornare pubbliche,
sia la creazione di un ecosistema intorno al software libero, che
rendeva possibile alle molte aziende finanziatrici di avere ritorni
economici senza dover abbracciare a 360 gradi una "filosofia", quella
open source, che non faceva parte del loro DNA.<br>
<br>
Già con la GPL2
però questo ecosistema è in forte crisi: non so se vi siete accorti
che, Red Hat a parte, non c'è una sola azienda open source che abbia
raggiunto dimensioni considerevoli vantando bilanci in ordine (anche se
è bastata una dichiarazione di Larry Ellison (CEO di Oracle, NdR), con
la presentazione di Oracle Linux, per far perdere a Red Hat un quarto
del suo valore: quel business è davvero così solido?). Red Hat, quella
più in salute, vale circa un settantesimo di Microsoft: settanta volte
meno!<br>
<br>
Le altre società del panorama open source che hanno
investito in Linux, quali Caldera, Turbo Linux, VA Linux ecc., se non
sono fallite poco ci manca. La stessa SuSE è stata venduta con i
bilanci in rosso, ed anche Novell non va a gonfie vele, tanto che
recentemente ha cambiato diversi suoi alti dirigenti, e questo non è
mai un buon segno.<br>
<br>
Con un ecosistema del genere, già debilitato,
i nuovi paletti che la GPL3 inserisce, se da un lato vanno a proteggere
quei principi che la FSF persegue, dall'altro rischiano di uccidere il
malato, facendolo tornare un gioco per geek. Se a questo rischio la FSF
risponde con un "non ce ne importa, i nostri principi vengono prima di
tutto", Torvalds e altri preferiscono un approccio più pragmatico e
realista. <br>
<br>
Ma spostare il discorso sulla libertà è un vantaggio
di troppo che si concede a FSF: per come la vede Torvalds, la GPL3
limita le libertà, non le amplia, ficcando il naso in cose che non
dovrebbero riguardare la licenza. È invadenza bella e buona! E
soprattutto non si limita a difendere principi generalmente accettati,
li impone, con la forza che deriva dal copyright su pacchetti come <em>gcc</em>
e <em>glibc</em>, fondamentali per qualsiasi distribuzione: a tal
proposito vi invito a leggere <a
href="http://link.oltrelinux.com/ff95fe" target="_blank">questo
vecchio post</a> di Ulrich Drepper, maintainer della glibc, che risulta
illuminante sotto molti aspetti. <br>
<br>
Si
equipara quello che FSF vuole sia "legale" con quello che è il proprio
credo. Un po' come se Torvalds, che sviluppa l'unico kernel GPL
tecnicamente valido, domani iniziasse a dettare legge sulle licenze
software delle applicazioni che possono essere eseguite da Linux:
chiunque la vedrebbe come una violazione della libertà, un approccio
dittatoriale di Torvalds, non certo come una sua libera scelta come
project leader del kernel. Secondo FSF, invece, è una procedura
perfettamente lecita.<br>
<br>
Chi tiene molto alla libertà dovrebbe
quantomeno lasciar liberi gli altri di scegliere se usare o no la nuova
licenza, semplicemente utilizzando la clausola "GPL2 o versioni
successive". Non credo sia giusto obbligare ad essere liberi, mi sa un
po' di politica per l'"esportazione della democrazia" tanto cara a
certi governi. Non vedo niente di male nella cosiddetta "<a
href="http://aovestdipaperino.com/archive/2007/06/08/tivoizzazione.aspx"
target="_blank">tivoizzazione</a>" (v. anche <a
href="http://en.wikipedia.org/wiki/Tivoization" target="_blank">tivoization</a>
su <em>Wikipedia</em>):
come noto, TiVo è un dispositivo basato su Linux che non si avvia se il
sistema operativo viene modificato in qualche sua parte. Il solo
termine "tivoizzazione" è dispregiativo: è il software l'aspetto
importante, non il mezzo che lo esegue. Le formule matematiche, alle
quali Eben Moglen (mente legale di FSF) equipara gli algoritmi,
esistono adesso, esistevano anche prima delle calcolatrici o dei
computer, ed esistono indipendentemente dall'hardware in grado di
risolverle. <br>
<br>
Dove sta quindi il problema? La cosa fondamentale
non è che sul TiVo si possa o meno avviare un altro kernel, ma che TiVo
pubblichi le modifiche eventualmente apportate al software GPL e che
magari vi sia un modo per verificare che il sorgente rilasciato sia
proprio quello che, compilato, è in esecuzione sul device.<br>
<br>
TiVo
attinge a piene mani alla comunità, ma restituisce un sistema
"stabilizzato", non un'accozzaglia di pacchetti, e su quel sistema
fornisce garanzie, corre dei rischi anche legali, non si trincera
dietro alla fornitura del software "as-is". <br>
<br>
Se oggi si mettono
paletti su dove eseguire il software, chi ci garantisce che domani la
GPL3.1 o la GPL4 non contengano una clausola che vieterà l'uso di
software coperto da GPL nei paesi dove vige la pena di morte, o in
quelli non considerati "liberi" (dalla FSF, ovviamente!), o in quelli
che non concedono una pensione agli sviluppatori GPL per lavoro
usurante? Un po' più di rispetto per le idee altrui e meno proclami
aiuterebbero sicuramente a non dividere la comunità creando blocchi
contrapposti, ma a favorirne l'espansione. <br>
<br>
La GPL3 gioca
contro l'accordo Microsoft-Novell, portando l'azienda di Redmond a
modificare i suoi accordi così che la nuova licenza non intacchi i suoi
brevetti. Ma con quell'accordo società come Novell, Linspire, Xandros e
persino LG non hanno fatto altro che difendere se stesse e i propri
azionisti da un eventuale attacco legale: non dovevano farlo? Secondo
FSF questo non è illegale, è qualcosa di peggio: è contro quello che
Stallman reputa giusto, perché queste società hanno osato trovare un
modo per dribblare i vincoli che aveva inserito nella GPL2. Un grave
affronto che non poteva rimanere impunito.<br>
<br>
Anche se io non lo
credo, o ritengo quanto meno che sia un problema che interessi tutti i
sistemi operativi, incluso Windows, mettiamo il caso che Linux vìoli
davvero certo brevetti di Microsoft: ragionando per assurdo, chi finirà
in un'aula di tribunale, il singolo sviluppatore? Punirne uno per
allontanarli tutti? O forse verrà citata in giudizio un'azienda che ha
le capacità economiche di risarcire un danno, laddove questo vi sia e
sia realmente dimostrabile?<br>
<br>
Microsoft non indica dove il codice
di Linux vìola i suoi brevetti: ma non prendiamoci per il naso, se oggi
pubblicasse un report con tutte le violazioni, domani quel codice
sarebbe sostituito, e tra due giorni ci sarebbe una distribuzione
pulita e nuovamente illibata; chi è stato danneggiato non potrebbe fare
più niente. <br>
Ma se quel codice ha creato un danno, se quel codice
ha fatto concorrenza sleale perché si è posto in una posizione di
superiorità rispetto a quello prodotto da altre società (che, invece,
devono rispettare quei brevetti violati pena cause miliardarie),
stazionando in una sorta di limbo non punibile, chi dovrebbe risarcire
quel danno? Se quel codice non vìola alcun brevetto, quale svantaggi ha
portato in pratica l'accordo di Novell con Microsoft? Ha forse diviso
la comunità tra buoni e cattivi? Forse, ma non l'ha divisa più di
quanto stia facendo FSF con la GPL3. Con la scusante, o l'aggravante
decidete voi, che Novell lo ha fatto per difendere se stessa e gli
azionisti.<br>
<br>
C'è da chiedersi a questo punto come debba
sopravvivere il software open source: si può considerare un costo che
ogni Stato dovrebbe sopportare e finanziare, come la scuola o le
infrastrutture, perché alza il livello medio tecnologico a disposizione
di tutti? Oppure deve restare sul mercato, e dal mercato ottenere le
risorse?<br>
Delle due l'una: se qualcuno finanzia si possono seguire alla lettera i
principi di chiunque, quelli condivisi almeno.<br>
Altrimenti
si deve cercare una collaborazione possibile. L'asticella deve rimanere
a metà tra principi e sviluppo, altrimenti il sistema collassa, a tutto
vantaggio di chi vede nel free software un nemico.<br>
I grossi
progetti, che stanno portando l'Open Source verso penetrazioni di
mercato (anche desktop) mai raggiunte prima, senza il fondamentale
apporto di società esterne non progredirebbe con la necessaria velocità
per sopravvivere.<br>
<br>
E non sto parlando di effetti 3D del desktop,
dove bastano una manciata di programmatori che lavorano nel tempo
libero per ottenere risultati egregi (con l'innegabile soddisfazione di
rendere ridicole quelle aziende che hanno fatto passare quegli stessi
effetti come chissà quali miracoli), ma parlo di prodotti ormai maturi
dove, prima di iniziare a scrivere una riga di codice, c'è da investire
parecchio in studio e analisi. Se dietro a quel desktop 3D tanto carino
non ci sono le applicazioni, dopo aver giocato con i plug-in di Compiz
si torna ad usare le applicazioni dove esse sono.<br>
<br>
Penso, ad
esempio, a OpenOffice, un progetto che, ricordo, non nasce dalla
comunità, ma prende vita perché qualcuno, Sun, ha pagato per rilasciare
quel sorgente. E le decine di sviluppatori che lavorano full-time al
progetto sono tutti prestati da quelle società (tra cui anche Novell)
che, ho paura, si allontaneranno dall'Open Source se l'equilibrio tra
ideologia e business si sposterà troppo verso la prima.<br>
<br>
Eppure
non c'è uno studio che presenti i vantaggi del software libero senza
citare OpenOffice: forse perché, senza una donazione così cospicua di
codice, l'unica alternativa oggi sarebbe KOffice, un software che, se
mai potrà reggere il confronto con i prodotti Microsoft, lo farà in
tempi geologici.<br>
<br>
Quando lo sviluppo ha due velocità, è
sufficiente aspettare abbastanza tempo affinché chi ha più risorse
guadagni un vantaggio considerevole in termini di funzionalità,
supporto, diffusione, schiacciando il concorrente senza alcuna pietà,
libero o no.<br>
Dopo innumerevoli draft, dopo averne discusso per mesi,
non ho notizia di UNA sola società che abbia dichiarato l'immediata
adozione della GPL3. MySQL, per citare uno dei progetti free software
più famosi e con alle spalle una realtà commerciale, per precauzione è
passata da <em>GPL2 or later</em> a <em>GPL2 only</em>... quando si
dice aver fiducia! Apple, che basa il proprio motore di stampa su CUPS,
pubblicato sotto GPL2, quel prodotto l'ha comprato, ha assunto il
principale sviluppatore, e in tre righe - tre! - di comunicato ha
trovato spazio per affermare che manterrà la versione attuale della
licenza: qualcuno legge questi avvenimenti come una barricata contro la
nuova GPL3. E vi risparmio altre dichiarazioni di progetti importanti,
che hanno a che fare con il business e con le aziende (Eclipse, ad
esempio), che hanno rigettato tout-court la licenza, non risparmiando
critiche pungenti a FSF. <br>
E sono commenti provenienti da progetti con licenza open source, non
sono commenti del monopolista di turno!<br>
<br>
GPL3
è una licenza che ha fatto e continuerà sicuramente a far discutere, se
non altro perché è incompatibile con la vecchia GPL2, per cui sarà
interessante verificare cosa succederà quando certi software rilasciati
sotto GPL3 si linkeranno a librerie ancora coperte dalla GPL2 (v. <a
href="http://lkml.org/lkml/2006/9/27/133" target="_blank">questo post</a>):
se non altro si risolverà una volta per tutte (finalmente!) il dilemma
della "viralità" dei link dinamici a librerie condivise, un problema
che non si è mai voluto chiarire definitivamente perché dove ci sono
risposte cristalline non ci sono spauracchi da agitare. (<a
href="http://www.fsf.org/licensing/licenses/gpl-faq.html#AllCompatibility"
target="_blank">Qui</a> è disponibile una matrice di compatibilità
delle licenze pubblicata da FSF, NdR).<br>
<br>
È
il fatto di essere contro qualcosa l'aspetto che mi convince di meno
della GPL3: contro Tivo, contro Microsoft-Novell, contro il DRM, contro
i brevetti. Sembra sempre più un manifesto politico, che vive di una
vita propria astraendosi dal mondo reale, che una licenza software. È
una licenza anche difficile da leggere, contorta in più parti, e senza
le FAQ di chi l'ha scritta si comprende con difficoltà: peccato che, di
fronte ad una eventuale causa, quelle FAQ abbiano davvero poco valore,
e contano invece le clausole della licenza, nessuna esclusa. Almeno una
libertà la GPL3 l'ha eliminata: il diritto a farci capire tutto il
testo della licenza senza l'aiuto di esperti legali.<br>
<br>
L'adozione della GPL3 <a href="http://gpl3.palamida.com"
target="_blank">intanto prosegue</a>
e, oltre ai software di FSF e ad altri minori, degno di nota è il
passaggio di Samba, di GPG, di Bayonne alla nuova licenza. In ogni
caso, il numero dei progetti che la utilizzeranno ha ben poco valore:
dipende quali sono i progetti che migrano, la loro diffusione, la base
di utenza, il numero di sviluppatori dietro a quel software, la
complessità intrinseca, non il loro numero. Quelli più importanti credo
che rimarranno ancorati alla GPL2. Tra l'altro, sono certo che proprio
sul numero dei progetti che passeranno alla GPL3 si baserà la futura
comunicazione di FSF per dimostrare il successo della nuova licenza...
una bella cortina fumogena!<br>
<br>
Per concludere, ritengo si sia fatta
troppa confusione tra ideologia e legalità, tra quello che FSF
identifica come "moralmente accettabile" e quello che deve essere
"legalmente accettabile", forzando una sovrapposizione della prima
sulla seconda e facendo leva sulla propria "forza politica" per imporre
le nuove scelte, con tecniche non dissimili da quelle usate dalle
aziende che molto spesso FSF contesta.<br>
<br>
Se dovesse passare la
linea di pensiero che FSF ha fatto propria nella GPL3, non oso nemmeno
pensare cosa potrebbe riservarci in futuro un'ipotetica GPL4, anche se
dubito che saranno in molti ad interessarsene.<br>
<br>
<a href="mailto:pt@oltrelinux.com" target="_blank">Patrizio Tassone</a><br>
Direttore editoriale di <a href="http://oltrelinux.com/"
target="_blank">Linux&C</a><br>
<div class="moz-signature">-- <br>
<font size="-1">______________________________________________________________________________________________<br>
/*non ho scelto io di venire al mondo, ma da quel momento in poi le
altre decisioni le prendo da me*/<br>
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