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Hard disk, così ti cancello i diritti degli utenti<br>
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<a class="moz-txt-link-freetext" href="http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2183691">http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2183691</a><br>
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Roma - Si aprono spesso squarci sull'inabilità del Legislatore di star
dietro alla società dell'informazione e a volte capita che questa
incapacità si riverberi interamente sui cittadini. Succede oggi con la
tassa sulla copia di hard disk sottoposti a sequestro, una tassa che,
ora c'è la prova provata, può da sola in certi casi cancellare il
diritto alla difesa in un procedimento penale.<br>
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Ieri mattina il
legale che difende un imputato in una indagine che ha portato al
sequestro del computer del suo assistito si è recato in un
compartimento della Polizia Postale per ottenere una copia certificata
dell'hard disk contenuto in quel computer. Si tratta di un diritto
fondamentale della difesa: poter verificare l'integrità dei dati,
recuperare informazioni utili per il proprio lavoro, analizzare su
quali basi certe tesi potranno affiorare nel corso del procedimento. Si
tratta cioè di un elemento chiave per stabilire una strategia
difensiva, rilevante in ogni contesto, tanto più se di natura penale.
Ma quella copia così importante per l'accusato non è stata fatta. Il
motivo? Costava decine di migliaia di euro.<br>
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Già, la copia
certificata dell'hard disk per l'esercizio del diritto alla difesa non
viene fornita d'ufficio. Viene prodotta solo su richiesta e a carissimo
prezzo. Per la precisione, se si vuole ottenere la copia di un disco da
120 gigabyte, come accaduto ieri, occorre sganciare circa 40mila euro.
I <em>pagherò</em> non sono accettati, ci vogliono mazzi di marche da
bollo. Ciascun CD-R su cui i dati vengono riprodotti costa all'imputato
esattamente 258 euro virgola 23. Fatta qualche moltiplicazione per il
conteggio preventivo dei diritti, gli euro sono calcolati, il diritto è
negato.<br>
<br>
A procurare questa lesione non è una calcolatrice truccata: lo
stabilisce nientemeno che il <a
href="http://www.giustizia.it/misc/TU_spesegiustizia_02.htm"
target="_blank">Testo Unico sulle spese di Giustizia</a>
nei cui meandri si cancella il diritto alla difesa. Come si può
facilmente verificare, se la riproduzione certificata costa poco meno
di 5 euro per un nastro da 90 minuti, in caso di copia digitale "per
ogni compact disc" (valutato in 640 mega nel caso di cui stiamo
parlando), la tassa da pagare è 258 euro e rotti.<br>
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<div align="center"><a class="moz-txt-link-freetext" href="http://www.punto-informatico.it/punto/20080208/hd.jpg">http://www.punto-informatico.it/punto/20080208/hd.jpg</a><br>
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L'articolo
269 a cui è allegata la tabella qui sopra non parla di dilazioni di
pagamento o mutui per chi debba acquistare una montagna di marche da
bollo: in modo gelidamente operativo impone il quantum da pagare per la
copia. Va pagato subito, soldi in mano. Ciò significa che alla difesa
del cittadino di medio reddito non rimane che appellarsi semmai in un
secondo momento al magistrato, chiedere che venga effettuata una
perizia per conto del tribunale; ma il giudice (vedi <a
href="http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=vierika&t=4"
target="_blank">caso Vierika</a>)
non ha alcun obbligo di accettare tale richiesta, né è detto che la
perizia sia ciò che convenga alla difesa stessa per questioni
procedurali, organizzative od operative che possono non aver nulla a
che vedere con la colpevolezza o meno dell'imputato ma che possono
inficiare le strategie difensive. Il che significa che ci si può
attendere che in tribunale l'unica perizia che verrà ascoltata sarà
quella effettuata dall'accusa.<br>
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Non solo: come accennato, è ben
facile pensare che un hard disk possa contenere anche materiale
necessario all'attività lavorativa del soggetto, per non parlare di
quei contenuti del tutto personali di cui l'accusato potrebbe non
possedere copie, contenuti magari del tutto estranei al procedimento
che ha motivato <a
href="http://punto-informatico.it/p.aspx?i=1494286&p=1" target="_blank">il
sequestro</a>
ma ugualmente resi indisponibili. Sì, è vero, il materiale
successivamente viene riconsegnato all'accusato. Ma quando? In genere
passano circa 7 anni dal momento del sequestro. E il lavoro di quella
persona? I suoi affetti? Tutto passa in secondo piano, nulla di
quell'hard disk può essere rilasciato senza il pagamento di una somma
stratosferica.<br>
<br>
È naturalmente impervio volersi arrampicare su
una tesi colpevolista, è difficile credere che chi ha consentito che
una norma del genere venisse approvata abbia di proposito voluto
cancellare i diritti essenziali dei cittadini, o almeno di quelli meno
opulenti. Il che ci lascia con una sola possibilità, ovvero che chi lo
ha fatto, il Legislatore, ancora una volta abbia agito
nell'inconsapevolezza di cosa sia e come funzionino le tecnologie oggi
e quanto siano centrali nella vita di noi tutti. <br>
<br>
Chi ha
normato questa tassa lo ha fatto essendo incompetente a decidere. E
ieri, sul verbale, è stato scritto che la difesa "rinuncia alla copia".<br>
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Sono
sgambetti predisposti ai danni dei cittadini da un Legislatore
testardamente ignorante, e i lettori di questa testata lo sanno meglio
di chiunque altro. Eppure non sempre va in questo modo. Quando <em>Punto
Informatico</em> <a href="http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2092327"
target="_blank">tirò fuori</a>
nei mesi scorsi il caso della "tassa sui blog", qualcuno lo ricorderà,
tre giorni dopo quel testo era già stato modificato. Non è stato un
caso: tutti i media hanno attinto da quell'articolo per portare in
prima pagina il provvedimento, l'opinione pubblica è stata messa a
conoscenza dei nomi e dei volti dei responsabili politici. E a quel
punto solo la promessa di una correzione di rotta ha potuto "salvare"
la situazione, una correzione non troppo ardua visto anche che il
provvedimento era ancora in divenire. Ma ora? Ma in un caso come
questo? Chi mai si assumerà la responsabilità di un errore così
grossolano nel Testo Unico, un errore che danneggia oggi direttamente
un cittadino ma chissà quanti altri ne ha già danneggiati? Chi si
assumerà mai la responsabilità politica di una incompetenza così
clamorosa?<br>
<br>
E non è tutto, ahinoi. L'altro problema con cui
devono fare i conti gli italiani è che molte di queste schifezzuole
legislative sono state inoculate all'interno di normative spesso di
difficile lettura, sparse a pioggia in leggi che magari di tutto si
occupano, all'apparenza, meno che della tecnologia e delle sue
conseguenze. Proprio come nel Testo Unico. Il che rende difficile
qualsiasi riforma senza un certosino lavoro di individuazione delle
falle. Non sorprenda: siamo nel pieno della rivoluzione digitale,
Internet viene usata da masse di italiani ormai da molti anni, e in
tutto questo tempo l'insostenibile leggerezza del Legislatore si è
palesata con maggioranze e schieramenti di ogni colore, ripetendosi
senza soluzione di continuità, rinnovando con allarmante periodicità
l'incapacità di far fronte al mondo che cambia e alle esigenze degli
italiani che vorrebbero cavalcare il cambiamento innescato dalla
società dell'informazione.<br>
<br>
La soluzione? Ricorrere agli hard disk di un tempo. In fondo 4 giga
costerebbero poco più di 1600 euro.<br>
<br>
<strong>Paolo De Andreis</strong><br>
<a href="http://pipda.wordpress.com" target="_blank">il blog di pda</a><br>
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/*non ho scelto io di venire al mondo, ma da quel momento in poi le
altre decisioni le prendo da me*/<br>
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