[Fwd: Il rigetto della direttiva sulla brevettabilita` del software]

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Lun 11 Lug 2005 11:56:24 CEST


-------------------------- Messaggio originale ---------------------------
Oggetto: Il rigetto della direttiva sulla brevettabilita` del software Da:
     "Carlo Strozzi" <carlos@linux.it>
Data:    Sab, 9 Luglio 2005 6:06 pm
A:       soci@lists.linux.it
Cc:      it-help@ffii.org
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Ai sigg.ri soci di Italian Linux Society

In qualità di membro dell'Associazione, ed in particolare di persona
incaricata dal Consiglio Direttivo di rappresentare ILS in merito
alla nota questione della Direttiva Europea sulla brevettabilità del
Software, ritengo doveroso informare i soci in merito all'esito di questa
annosa vicenda.

E` opportuno premettere che in Europa l'Ufficio Brevetti (EPO -
European Patent Office), uniformandosi al suo omologo americano, ha
approvato negli ultimi anni almeno 30.000 brevetti riconducibili al puro
software, "mascherati" come brevetti tecnologici. Tali brevetti, in
massima parte posseduti da grandi aziende non europee, sono
scarsamente utilizzabili in tribunale, in quanto concessi in violazione
dell'art.52 della Euopean Patent Convention (EPC) di Monaco del 1973.

La vicenda della odierna direttiva nasce come tentativo, in verità di per
sè condivisibile, da parte della Commissione Europea di portare chiarezza
in questo guazzabuglio brevettuale, attraverso una direttiva che, almeno
nelle intenzioni dichiarate, rimarcasse i confini della brevettabilità e
ridesse forza e dignità ad un sistema brevettuale a rischio di perdita di
credibilità.

Purtroppo, a causa dei forti interessi economici in gioco, la direttiva si
rivelò da subito la ghiotta occasione che gli uffici brevetti e gli studi
legali delle suddette multinazionali aspettavano per legalizzare i
brevetti già concessi, "sbarazzarsi" dei limiti imposti da EPC/52 ed
estendere all'Europa il sistema brevettuale già in essere negli USA, con
grandi vantaggi economici per pochi ed una quantità incalcolabile di danni
per tutti gli altri. Si mise quindi in moto una formidabile e costosissima
macchina lobbistica volta ad ottenere il risultato voluto.

Ma non è mia intenzione in questa sede ripercorrere tutto l'iter
della vicenda, e rimando chi non ne conoscesse tutti i risvolti al sito di
FFII (www.ffii.org), l'associazione transnazionale che più di ogni altra
ha saputo dare voce all'economia Europea del settore ICT nei confronti di
questa disastrosa proposta legislativa, che come detto era stata nei fatti
formulata dagli uffici brevetti di alcune grandi aziende multinazionali
del software, per lo più non europee, attraverso organizazioni di grandi
aziende quali EICTA, BSA ed altre. Fin dall'inizio l'approccio di FFII è
stato costruttivo e non ha
puntato al rigetto toute-court della direttiva bensì ad un suo processo
emendativo volto a fare sì che essa potesse effettivamente realizzare nei
fatti ciò che veniva dichiarato nelle intenzioni. L'obiettivo era cioè
quello di cogliere questa opportunità per ottenere un effettivo
rafforzamento di EPC/52, chiarendone le ambiguità interpretative
e cancellando la potenziale minaccia costituita dai brevetti già
concessi.

Mercoledì 6 Luglio scorso il Parlamento Europeo, riunito in sessione
plenaria nella sede di Strasburgo, ha rigettato a larghissima
maggioranza la direttiva in oggetto. La conclusione di questa vicenda,
iniziata nel 2002 e segnata da un percorso alquanto accidentato,
uno dei più accidentati mai subiti da una direttiva nella storia
dell'Unione, ha permesso di tirare un grosso sospiro di solievo ai milioni
di piccole e medie imprese (PMI) e di professionisti che in tutta Europa
sarebbero stati pesantemente danneggiati da uno smisurato ampliamento dei
confini della brevettabilità nel campo del software, come sarebbe accaduto
in caso di approvazione della direttiva nella sua forma originale come
proposta dalla Commissione e dal Consiglio Europeo.

In allegato vi invio pertanto la press-release ufficiale di FFII,
e per parte mia mi limito a fornirvi alcuni dettagli utili per
comprendere che cosa in realtà è accaduto il 6 Luglio.

La prima cosa, e forse la più importante da riportare al di là della
questione di merito, è che il Parlamento Europeo, unica istituzione
Europea eletta direttamente dai cittadini, con la sua decisione ha
riportato equilibrio fra i poteri degli organismi dell'Unione, e fra
questi ed i singoli governi nazionali. La Commissione e il Consiglio, nel
Maggio 2004, successivamente al voto parlamentare dell'autunno 2003 in cui
il Parlamento già aveva votato importantissime modifiche alla direttiva,
tradendo anche il volere dei governi nazionali che queste istituzioni
dovrebbero rappresentare, avevano deciso di ignorare
totalmente tale voto riproponendo per la seconda lettura un testo
ancora più criticabile dell'originale, un testo che se approvato
avrebbe significato non solo la brevettabilità indiscriminata del
software, ma anche dei metodi di business.

Il 6 Luglio scorso le forze pro- e anti-swpat, le prima "capeggiate" dal
parlamentare tedesco Klaus Lehne, del PPE ma con ampie
ramificazioni trasversali in altri gruppi, e le seconde formate da un
gruppo altrettanto vasto e trasversale comprendente il PSE, LIB/DEM,
IN/DEM, ALDE, parte del PPE e vari altri, semplificando sulle varie
sfumature interne agli schieramenti, avevano come obiettivo ottimale due
traguardi opposti:

1) I pro-swpat volevano che la direttiva passasse senza modifiche,
   o con modifiche minime rispetto al testo originale proposto dalla
Commissione, il che avrebbe significato una sostanziale cancellazione
di EPC/52 ed il "disco verde" per una brevettabilità molto vicina a
quella statunitense, e che proprio negli USA sta ormai producendo gravi
danni.

2) Gli anti-swpat, attraverso un pacchetto di emendamenti di
   compromesso, definiti di "Rocard-Buzek", puntavano invece ad un
rafforzamento di EPC/52 e ad una chiara esclusione del software
dall'ambito della brevettabilità.

La cosiddetta "procedura di co-decisione", ovvero i multeplici
passaggi che una direttiva deve subire fra Commissione e Parlamento prima
di venire approvata, prevede che in seconda lettura parlamentare affinchè
il Parlamento possa introdurre modifiche è necessaria la
maggioranza *assoluta* dei parlamentari (ovvero non la semplice
maggioranza dei presenti), cioè 367 voti. Ogni assenza o astensione conta
a favore del testo proposto dalla Commissione (testo che nel caso di
specie, è bene ribadirlo, era molto diverso da quanto
già votato dal parlamento in prima lettura).

Grazie allo strenuo (ed impari) lavoro di lobbying svolto da FFII e da
coloro che l'hanno sostenuta, alla vigilia del voto c'era motivo di
ritenere che gli emendamenti di Rocark-Buzek potessero godere di un numero
di voti pari a 350-380. Il rischio era altissimo, per tutti:

1) Per i pro-swpat, perchè in caso di approvazione anche di un solo
   emendamento ritenuto non accettabile dalla Commissione si sarebbe
avviata la cosiddetta "procedura di conciliazione", con una eventuale
terza lettura, e con ogni probabilità il "fronte Rocard" si sarebbe
ampliato anzichè ridotto, grazie alla ormai diffusa consapevolezza
sulla questione.

2) Per gli anti-swpat, perchè nel caso non si fosse riusciti ad
   innescare la conciliazione sarebbe stata approvata la direttiva nella
sua forma peggiore, secondo il testo stilato dalla Commissione.

3) Per la stessa Commissione, perchè dopo essersi già una volta
   fatta beffe del Parlamento ignorandone il voto di prima lettura,
qualora fossero passati "buoni" emendamenti avrebbe probabilmente
ritirato la proposta di direttiva, dando così un secondo e più
   sonoro "schiaffo" al parlamento e dando una ulteriore dimostrazione di
essere vicina ad interessi poco confessabili. Fatto non
   secondario, questi "ceffoni" fra istituzioni dell'Unione sono
   ancor meno "digeribili" oggi rispetto all'epoca della prima
   lettura, viste le recenti bocciature della proposta di trattato
costituzionale europeo da parte di Francia e Olanda, e nei fatti anche
dell'Inghilterra.

Ma c'era una terza via: il rigetto da parte del parlamento, via che
avrebbe salvato la "capra" dei pro-swpat, i "cavoli" degli anti- ed anche
la faccia della Commissione, o quel poco che ne rimaneva.

Poichè il 6 Luglio la mozione di rigetto sarebbe stata posta ai voti per
prima, e poichè la massiccia presenza di parlamentari lasciava chiaramente
intendere che in caso di non rigetto e di passaggio al voto degli
emendamenti si sarebbe dato il via ad una vera e propria "roulette russa",
la via del rigetto apparve a molti, tanto pro-swpat che anti- , come la
più sicura via d'uscita. E così è avvenuto,
in un rigetto che ha visto i voti congiunti di forze che lo hanno
votato per motivi esattamente opposti. Ed ecco spiegato il motivo
per il quale tale rigetto ha raccolto così tanti voti.

I vari gruppi parlamentari, già a seguito delle ultime consultazioni
interne della sera precedente il voto, avevano optato per tale
via d'uscita, e tale orientamento è stato reso pubblico all'inizio della
sessione del 6 Luglio da parte del relatore Michel Rocard.
I parlamentari in aula sapevano quindi già dall'inizio che cosa sarebbe
accaduto. Alla luce di ciò, vorrei chiarire la posizione di coloro che si
sono astenuti dal voto: l'astensione è stata *sulla mozione di rigetto*,
non su quella emendativa, alla quale come detto non si è arrivati. E
comunque, per quanto su esposto, i parlamentari che hanno deciso di
astenersi già sapevano che la loro astensione non avrebbe influito sul
risultato, ma avrebbe solo rappresentato un loro segnale "politico" volto
a rimarcare come essi fossero contrari al rigetto, ma favorevoli allo
scontro sugli emendamenti. Un'astensione, quindi, che per certi versi può
essere interpretata come un attegiamento
più "purista" del rigetto, ancorchè tecnicamente ininfluente; una
accettazione della "Sfida all'OK Corral" costituita dal voto emendativo e
dalla conseguente fase di conciliazione.

Anche qui, l'astensione nei due schieramenti è avvenuta quindi per ragioni
opposte:

1) Fra i pro-swpat, perchè coloro che si sono astenuti sono quelli
   che più di altri volevano che la direttiva passasse nella sua
   forma "peggiore".

2) Fra gli anti-swpat, perchè coloro che si sono astenuti sono quelli
   che avrebbero idealmente voluto che la direttiva passasse nella sua
forma "migliore".

Questo per fugare ogni illazione di "doppio-giochismo" che purtroppo
qualcuno, poco informato, ha fatto su alcuni astensionisti dello
schieramento anti-swpat.

Questo spiega anche il motivo per cui, all'indomani del voto, tanto i pro-
che gli anti-swpat cantino vittoria:

1) I lobbisti pro-swpat, perchè dopo aver bruciato montagne di soldi
   ricevuti dai propri "sponsor" (anche 480 euro/ora, per anni, più tutti
i costi delle campagne stampa, o altre "sponsorizzazioni" meno
confessabili), possono dire: "abbiamo salvato i brevetti
   software", visto che resta immutato lo status-quo dei 30.000
   brevetti legalmente deboli già concessi, mentre una direttiva
   "ben emendata" li avrebbe materialmente spazzati via.

2) Il fronte anti-swpat, perchè è riuscito ad evitare il peggio.

E` del tutto evidente però come la "vittoria" dei primi sia "a denti
stretti", perchè lo stesso risultato lo avrebbero ottenuto gratis tre anni
fa se non avessero mai messo in cantiere la direttiva. I secondi invece
possono gridare "vittoria" molto più forte ed a buon titolo, perchè
partendo da posizioni di assoluta inferiorità di mezzi hanno portato per
ben due volte il parlamento a bloccare un pericoloso
tentativo di ingerenza negli interessi economici dell'Unione.

Ora, purtroppo/perfortuna rimane lo status-quo. La Commissione ha
dichiarato che non presenterà una nuova direttiva, i 30.000 brevetti già
concessi dall'EPO continuano ad esserci, e ad essere "deboli", e l'EPO
continuerà a concederne altri, anch'essi deboli ed illegali. E certamente
gli enormi interessi economici extra-europei pro-swpat ci riproveranno,
probabilmente in modo più subdolo e meno clamoroso, a partire dal prossimo
autunno. Ad esempio attraverso qualche norma, dall'aparenza innocua,
all'interno di qualche altra direttiva,
oppure in altri modi che ancora non conosciamo con certezza. Oppure
attraverso la proposta di Brevetto Europeo, già in cantiere da tempo.

In quanto è accaduto non possiamo non denunciare l'inerzia colpevole di
molte associazioni di categoria che rappresentano, o si piccano di
rappresentare, le PMI del settore, associazioni che in questa
vicenda sono state, salvo lodevoli eccezioni, per lo più assenti
quando non addirittura a favore degli intreressi opposti a quelli dei
propri associati. Consiglio a tutti i soci che sono professionalmente
impegnati nel settore informatico di contattare i propri rappresentati di
categoria, chiedendo loro di ciò che (non) hanno fatto per evitare il
peggio. E corre altresì l'obbligo di ricordare come Confindustria,
adducendo a motivo la produzione di piastrelle i la contraffazione di capi
d'abbigliamento, e ben lungi dal fare autocritica su cosa
essa stia facendo per contrastare la dirompente concorrenza cinese in
tutti i settori dell'economia, si sia schierata senza mezzi termini a
favore del fronte pro-swpat, rischiando così di dare una ulteriore grossa
mano ai cinesi per "farci fuori" anche nel setore ICT, dove grandi aziende
cinesi depositano, nei *nostri* uffici brevetti, decine di migliaia di
brevetti software ogni anno, in attesa che questi possano venire
legalmente contestati in tribunale.

Per quanto quindi una importantissima battaglia sia stata vinta, la guerra
non è finita. Quest'ultima finirà solo quanto l'EPO smetterà di essere un
organismo che si muove in modo del tutto scollegato
dalle istituzioni europee, un potere in sè stesso al di fuori di
ogni controllo democratico, le cui emanazioni finiscono però con
l'incidere così fortemente sul tessuto economico dell'Unione. Fintanto che
questo non accadrà, ciò che oggi è stato sbattuto a calci fuori dalla
porta potrà rientrare dalla finestra in modo ancor più pericoloso e
devastante. Solo allora le PMI e gli sviluppatori indipendenti,
sia di software libero che di software proprietario, potranno
sentirsi veramente liberi dalla minaccia dei brevetti software e
potranno serenamente dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: produrre
innovazione e competere sul piano della qualità e dei prezzi, in un
panorama di libera interoperabilità, aumentando i gradi di liberà e le
possibilità di scelta per gli utenti finali, e dando nuovo lustro
all'industria del software in Europa.

Per il momento quindi appendiamo le armi al chiodo e godiamoci le
meritare ferie, ma da Ottobre si ricomincia.

-cs
-- 
Software Patents kill Innovation: say NO to Software Patents!
I Brevetti Software uccidono l'innovazione: di NO ai Brevetti Software! --
Mailing list info: http://lists.linux.it/listinfo/soci
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Il Parlamento Europeo dice no ai brevetti software, sì all'innovazione
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Strasburgo, 6 luglio 2005 -- Il Parlamento Europeo oggi ha deciso a larga
maggioranza di rigettare la direttiva sui brevetti software. Il rigetto Ú
stato la logica risposta al rifiuto da parte della Commissione di 
ricominciare il processo legislativo in febbraio e la riluttanza del Consiglio
a imbastire qualsiasi tipo di dialogo col Parlamento. La FFII si congratula
con il Parlamento Europeo per il suo chiaro "no" a pessime proposte 
legislative e procedure.

Questa Ú una grande vittoria per coloro che hanno condotto la campagna per 
garantire che l'innovazione europea e la competitività siano protette dalla
minaccia dei brevetti sul software e sui processi logici. Segna la fine
di questo tentativo della Commissione Europea di codificare in legge la
pratica in stile USA dell'Ufficio Brevetti Europeo. Crediamo che il lavoro
del Parlamento, in particolare i 21 emendamenti di compromesso, fornisca
delle buone basi sulle quali costruire i progetti legislativi futuri.

Tale rigetto ci offre un momento di respiro necessario per nuove iniziative
basate su tutta la conoscenza accresciuta durante gli ultimi cinque anni.
Tutte le istituzioni sono ora pienamente consapevoli delle preoccupazioni
di tutte le parti in causa. Comunque, il fatto che la Posizione Comune del
Consiglio avesse bisogno di 21 emendamenti per esser trasfromata in un
pezzo coerente di legislazione indica che tale testa non era semplicemente
pronto per entrare in Conciliazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio.
Speriamo che la Commissione e il Consiglio almeno rispondano alle preoccupazioni
sollevate dal Parlamento la prossima volta, in modo da evitare questo genere
di reazione violenta in futuro.

Jonas Maebe, Membro del Consiglio di FFII, commenta così il risultato del voto 
di oggi:

"Questo risultato mostra chiaramente che un'accurata analisi, cittadini 
realmente preoccupati e informazioni basate sui fatti, hanno più impatto
di gelati gratuiti, barcate di lobbyisti noleggiati e minacce provenienti da
terze parti. Spero che questo volgere degli eventi possa dare alla gente 
nuovamente fiducia nel processo decisionale dell'Unione Europea. Spero anche
che incoraggi il Consiglio e la Commissione a rifarsi al Parlamento Europeo
in quanto a trasparenza e abilità degli interlocutori nel partecipare ai 
processi decisionali indipendentemente dalla dimensione di questi.".

La FFII desidera ringraziare tutte quelle persone che hanno trovato il tempo di
contattare i propri rappresentanti. Vogliamo inoltre ringraziare i numerosi
volontari che hanno così generosamente speso il loro tempo e le loro energie.
Questa Ú la vostra vittoria tanto come lo Ú del Parlamento.


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Informazioni ulteriori
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Gelato gratis per la brevettabilità
 http://wiki.ffii.org/CampIcecream050601En

I lobbysti dei brevetti software aggiungono le barche al loro arsenale
 http://lists.ffii.org/pipermail/news/2005-July/000297.html

Immagini delle imbarcazioni
 http://gallery.ffii.org/Strasbourg050705

Link a questo comunicato stampa
 http://wiki.ffii.org/PrReject050706En


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