[LUGDucale] open source nella Pubblica Amministrazione - Circolare 63/2013

Denis LUGDucale thenis.lugducale@gmail.com
Lun 27 Gen 2014 19:56:52 CET


Wow! Che notizia!!!
Tre anni per mettere giù le linee guida di comportamento già chiare nel
testo di legge (del 2010).
Volendo, sarebbe bastato attenersi alla legge e da tre anni avremmo
software libero ovunque.
O forse no!
Mi riservo di leggere le 70 pagine del documento prima di dire qualsiasi
cosa.
Però ricordiamoci che "linee guida" non vuol dire che sia obbligatorio
seguirle.

Mi sento in linea con la dichiarazione finale dell'intervista a Stefano
Zacchiroli:
"Restano però due problemi. Il primo è che la normativa vigente è utile sul
lungo termine, garantendo che le *nuove* acquisizioni software facciano
aumentare la presenza di software libero nella PA, portando tutti i
vantaggi del caso (assenza di *lock-in*, riduzione dei costi, sovranità
tecnologica, etc). Questo però non compensa l’assenza di una volontà
politica di migrare al software libero, nel breve/medio termine, l’enorme
quantità di software proprietario presente *oggi* nella PA. In questo senso
il confronto con il caso francese che conosco bene è piuttosto triste: in
Francia hanno una legislazione meno avanzata della nostra, ma sono molto
più avanti sia nella prassi tecnica che nella volontà politica di migrare.

Il secondo problema è tipicamente italiano. Ora che abbiamo una buona
normativa sull’argomento, la prassi seguirà? Oppure abbonderanno i
tentativi di applicarla in maniera “furbetta,” quando non addirittura di
ignorarla, contando sull’impunità o sulle lungaggini della nostra
giustizia?"
E, se per il secondo punto non ci sono dubbi ( ... mi piace pensare che i
furbetti prima o poi finiranno!), per il primo punto dei dubbi ce li ho,
eccome!
L'impego del Software Libero è visto, da tutti o quasi, solo e sottolineo
*SOLO* come soluzione di risparmio, ovvero non pagare la licenza.
L'importanza dell'impego di Software Open Source sta principalmente, non
nella gratuità ma, nel fatto che il software libero è di tutti (anche di
quelli che preferirebbero non averlo), l'importanza di averlo nella PA è
non nel risparmio, ma nel fatto che la PA ha le potenzialità per
contribuire assieme alla comunità alla sua evoluzione nella direzione di
pubblica utilità.
Questo però ammazza certi interessi economici. Se lo scopo è il risparmio,
chiunque potrà esercitare un mega sconto alla PA facendo poi pagare il
prezzo a chi con la PA ci deve interagire.

La volontà politica di passare ad Open Source voluta dal governo Monti è
solo indirizzata all'abbattimento dei costi del software nella PA, e questo
presunto risparmio continua ad essere il motore, unico, del cambiamento. A
mio avviso questo approccio è destinato a fallire.
Siamo tutti invitati a cambiare modo di pensare e non è cosa facile.

E non voglio assolutamente dire che questo documento non sia una cosa
buona, anzi ben venga una metodologia di scelta, certo che chi deve sceglie
deve farlo responsabilmente pensando in termini di pubblica utilità.

Ciao
D


Il giorno 27 gennaio 2014 18:23, Pierangelo Di Palma <dipi74@gmail.com> ha
scritto:

> L'agenzia per l'Italia Digitale ha rilasciato questa Circolare che indica
> come la P.A. debba prendere in considerazione il software privilegiando open
> source.
>
> link articolo :
>
>
> http://www.mysolutionpost.it/blogs/it-law/piana/2014/01/acquisti-software-pa.aspx
>
> saluti a tutti
>
> Pr
>
>
>
>
>
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