Discorso diretto

Emanuele Aina faina.mail@tiscali.it
Ven 2 Lug 2004 23:53:20 CEST


Monica Badia esordì:

> 1. Stefano parla di "regole di buona traduzione" per quanto riguarda 
> l'uso del discorso diretto o indiretto.
> 
> Le regole in realtà ci sono e non ci sono. Mi spiego meglio: nella 
> manualistica in generale si è trovata, più o meno unanimamente, questa 
> convenzione dell'uso dell'infinito, giustificando il fatto che "non si 
> deve dare del tu all'utente". Immagino per una forma di rispetto.

Ok.

> In ambiente software possimo parlare di manualistica? Il manuale indica 
> all'utente l'uso appropriato di un dispositivo/apparecchhio, un software 
> "dialoga" con l'utente in forma interattiva.
> Per amor di coerenza, se i menu di un sw sono all'imperativo (cioè è 
> l'utente che da del "tu" alla propria macchina e le ordina: "Apri il 
> file", "Salva il documento" ecc.), dovremmo immaginarci la macchina che 
> risponde all'utente magari dandogli del "lei" (se proprio vogliamo 
> rispettare le regole della buona educazione e del rispetto), o 
> semplicemente più casual usando il "tu". Il "voi" potrebbe essere un 
> buon compromesso.

Secondo me è terribile. :P

Per quanto ne so, il "voi" è caduto in disuso da quando l'uomo è andato 
sulla Luna e, oltretutto, mi pare pomposo ed eccessivamente formale, ben 
più del "lei".

È impossibile decidere se usare "tu" o "lei": lo stesso programma può 
essere usato da uno smanettone che da un impiegato, pertanto eviterei di 
tradurre due volte ogni cosa...

Inoltre si avrebbero contro pressoché venti anni di diffusione 
dell'informatica in Italia, cosa da non sottovalutare: la sensazione che 
si ha di fronte un programma tradotto con la forma diretta è quella di 
un lavoro amatoriale, mentre l'idea sarebbe quella di cercare di 
avvicinarsi nel modo migliore possibile agli standard professionali, i 
quali sono totalmente al di fuori del nostro controllo e dipendono da 
Microsoft, da Adobe e dalle migliaia di fornitori indipendenti (pensate 
anche solo al mercato dei gestionali).

> Personalmente trovo l'infinito, per quanto corretto, piuttosto sterile e 
> non coerente con l'ambiente interattivo di un SW.

Beh, io ho la reazione forte e diametralmente opposta di fronte all'uso 
della forma diretta: mi sembra di usare un giochino per bambini sotto i 
quattro anni... :D

(Andrea perdonami, ma io con KDE mi sento così ;)

> 2. Le regole della localizzazione del software le ha inventate 
> (imposte?) Microsoft. Quando si traduce un SW che gira su un sistema 
> Windows, bisogna pur pensare che alcuni dialoghi interagiscono con 
> Windows. Se si decide di usare lo stile diretto, si avrà un bel 
> miscuglio tra lo stile asettico di Windows e quello personale, più 
> diretto. Anche qui a scapito della coerenza.

Già c'è gente che si lamenta perché in GNOME il menù dei programmi è in 
alto invece che in basso, figuriamoci se si cambia lo stile!  %-)

Seriamente, non vedo i vantaggi che tale mastodontico cambiamento 
porterebbe.

> Se si crea invece un sistema nuovo (come Linux, Java Desktop System...) 
> allora possiamo infischiarcene di Microsoft, a patto, però, di essere 
> tutti d'accordo nell'usare la stessa forma. Per tutti intendo ad 
> esempio, Mozilla, Evolution, OpenOffice eccetera eccetera eccetera...

Cosa già di per sé difficile.

Figuriamoci la reazione al "riscrivete tutte le vostre traduzioni"...

> Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate, perchè l'argomento è 
> veramente molto interessante.

Dite la vostra che ho detto la mia.

> Ciao dal freddo Nord!

Ciaop.

-- 
Buongiorno.
Complimenti per l'ottima scelta.




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