L'EUCD non era abbastanza
Associazione software libero
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Mer 3 Set 2003 16:07:53 CEST
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COMUNICATO STAMPA
Un nuovo acronimo contro i diritti digitali:
dopo l'EUCD arriva l'IPED
L'Associazione Software Libero chiede il rifiuto
della Direttiva per il Rafforzamento della Proprietà Intellettuale
Un altro rischio incombe sull'Europa: dopo l'EUCD arriva l'Intellectual
Property Enforcement Directive (http://www.europa.eu.int/cgi-bin/
eur-lex/udl.pl?REQUEST=Service-Search&LANGUAGE=en&GUILANGUAGE=en&SERVICE
=all&COLLECTION=com&DOCID=503PC0046), una nuova direttiva nel cui testo
sono presenti concetti e precetti pericolosi non solo per il software
libero.
Il prossimo 11 settembre la commissione JURI del Parlamento Europeo
discuterà una Direttiva (Intellectual Property Enforcement Directive)
che richiede forme di criminalizzazione della cosiddetta violazione
della proprietà intellettuale.
Col termine "proprietà intellettuale" si comprendono discipline
giuridiche molto diverse fra loro, come il copyright, i brevetti, i
marchi, i nomi a dominio Internet, le quali comportano problemi e
richiedono tutele nient'affatto uniformi. L'effetto di uniformare
queste discipline, addirittura dal punto di vista penale, è di ridurre
drasticamente le libertà civili dei cittadini europei, rendendo
oltretutto legalmente rischiose le attività legate all'innovazione e
alla competizione tecnologica.
In questi giorni una coalizione internazionale di associazioni e gruppi
hanno avviato una campagna (CODE, Coalition for an Open Digital
Environment) tesa a far conoscere i rischi di questa nuova proposta di
direttiva nonché a chiedere ai parlamentari europei la non approvazione.
Sul sito della campagna http://www.ipjustice.org/code.shtml è possibile
leggere la lettera spedita da questa coalizione ai parlamentari che
fanno parte della commissione chiamata l'11 settembre prossimo a
discutere ed eventualmente approvare questa direttiva.
L'Associazione Software Libero condivide tutte le preoccupazioni
espresse dalla coalizione e rimarca come ancora una volta con questa
direttiva, come con la precedente EUCD, si danneggiano i cittadini.
Anziché limitarsi a colpire chi trae illegalmente profitto dalle
violazioni del diritto d'autore, si colpiscono gli utenti, declassandoli
dal ruolo di cittadini a quello di clienti privi di diritti,
condannandoli ad una fruizione arbitrariamente limitata delle opere e
minacciando la loro riservatezza. Come se non bastasse, la direttiva
minaccia lo sviluppo della concorrenza e dell'innovazione nel mercato
dell'informazione digitale.
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