[bglug] Sondaggio pre Linux Day (Andrea Mangiatordi)
Dario Ghilardi
darioghilardi@gmail.com
Dom 18 Lug 2010 23:24:06 CEST
Il giorno 18 luglio 2010 22.02, IACIOFANO Carmine <area@areasas.it> ha
scritto:
> Carissimi,
>
> vi ringrazio per le risposte e in particolare per:
> > ho aggiunto "powered by Google Docs" in fondo al form perchè in effetti
> > l'integrazione dava poca trasparenza.
>
> In merito alla questione di base, non capisco la difficoltà a gestire un
> form direttamente sul sito. E neanche perché ci si debba appoggiare a una
> piattaforma terza come quella di Google i cui problemi legati al mancato
> rispetto degli utenti (sfruttando la posizione dominante) e della privacy
> degli utenti, a cui faccio riferimento, sono citati, più o meno
> settimanalmente, nei feed RSS di html.it [0], tra cui le più recenti [1],
> [2] e [3]. E anche nella News Letter di Punto Informatico [4], tra i cui
> recenti articoli questo [5] è anche abbastanza chiarificatore del fatto che
> le problematiche che esprimo non sono solo le mie né sono conseguenze di un
> atteggiamento auto-flagellatorio o paranoico ma, piuttosto, quelle di una
> attenzione sensibile al mondo che mi circonda e che metto a disposizione
> anche degli altri, per una maggiore comprensione e conoscenza dei fatti e
> dei motivi (che sono, spesso, più importanti dei fatti).
>
Ciao,
ho seguito con interesse questa discussione, ma non ho capito il punto della
questione.
Il problema è la scarsa considerazione che Google ha dei dati personali
degli utenti?
Nella form si richiede nome, cognome (o un soprannome) una mail (anche non
valida) e le proprie opinioni. Se uno preferisce può inventarsi un nick,
mettere una mail falsa e fare in modo che Google non collezioni alcun dato.
Non per mettere il dito nella piaga, ma Google colleziona comunque i tuoi
dati, gli archivi della mailing list sono liberamente accessibili e
contengono le tue mail, alle quali spregiudicatamente hai appeso in coda
alcuni tuoi dati personali (capita anche a me delle volte, mannaggia :-) ).
Il problema è nel fatto che sono state utilizzate piattaforme di Google?
Era presumibilmente la cosa più pratica e quella che avrebbe richiesto meno
tempo. Come evidenziato nel punto precedente è possibile fare in modo che,
per chi crede che "Google is evil", nessun dato personale venga archiviato.
Per questo motivo, visto che Google fornisce un servizio gratuitamente,
perchè non approfittarne?
Si potevano utilizzare piattaforme open source (drupal, joomla o altro)?
Installare Drupal o Joomla per una cavolata simile sarebbe stato davvero
sovradimensionato, al limite si poteva usare un plugin per wordpress che
aggiungesse una form nella pagina, con la fatica di cercarlo, installarlo,
capire come funziona. Tempo speso 100 contro tempo speso 1, siccome
l'obiettivo primario non è quello di fare uno showcase ma di fornire una
soluzione pratica ed integrata credo sia stata valutata l'opportunità più
rapidamente implementabile che per altro mi sento di condividere.
Non voglio uscire dal seminato ma non condivido l'idea di dover sempre e per
forza adottare la soluzione open source o libera quando delle soluzioni
commerciali risolvono il problema con meno costi. Perchè alla fine il tempo
è un "costo" in ogni attività, che sia no-profit o lavorativa.
Riguardo gli articoli che hai linkato:
- l'uso che alcune aziende fanno dei servizi forniti da terzi non è indice
dell'affidabilità di terzi nel conservare i dati personali.
- credo che gli attacchi informatici riguardino ogni organizzazione e non
influiscano sul fatto che Google abbia o meno rispetto dei dati degli
utenti.
- per credere che "Google is evil" personalmente ritengo ci sia bisogno di
prove (processi con sentenze). Un articolo o più, coadiuvati dalla frequenza
con cui vengono scritti non posso considerarlo come fonte attendibile. Se
credessi a tutto quello che viene insinuato quotidianamente dalla stampa
probabilmente al mondo ci sarebbero solo aziende gran brave a violare la
legge senza farsi beccare dalle autorità, ma facendosi scoprire da ottimi
detective che però chissà perchè lavorano come giornalisti. Si sa,
l'insinuazione fa notizia, la smentita molto meno.
Ciao,
Dario
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