[Flug] OGM e Software: due applicazioni dello stesso principio

Fabio Carnasciali f.carnasciali@comune.firenze.it
Mar 1 Ago 2000 14:42:23 CEST


L'articolo non è breve, in realtà la parte che riguarda il SW è in fondo, ma
il parallelismo mi sembra interessante.
Per la cronaca, in merito ai legami tra gli organi UE che si occupano di
informatica e le grandi aziende, pare che il palazzo che ospita la Direzione
Generale europea per l'informatica e le telecomunicazioni sia di proprietà
delle Siemens e occupato per metà da essa!!!
Sono molto interessanti le considerazioni sul SW che l'articolo definisce
"artigianale", i possibili timori e reazioni dei providers ecc. ecc.
Insomma un bel servizietto!

Diritto d'autore
Il diritto d'autore geneticamente modificato
di Manlio Cammarata - 26.07.2000
Ha ragione Prodi, presidente della Commissione europea, quando dice che è
necessaria una direttiva sugli alimenti che contengono organismi
geneticamente modificati (OGM), perché altrimenti le multinazionali del cibo
potrebbero fare il comodo loro e riempirci, a nostra insaputa, di chissà
quali sostanze. Ma la Commissione sbaglia nel preparare una normativa che
stabilisce a quali condizioni gli OGM possono essere utilizzati: gli OGM
negli alimenti vanno semplicemente proibiti.
Qualcuno chiederà: che centrano gli OGM e la Commissione europea con il
disegno di legge sul diritto d'autore? Un po' di pazienza e sarà chiaro il
nesso tra le due questioni.
Secondo le multinazionali del food, che hanno investito cifre pazzesche
sulla manipolazione genetica dei vegetali, gli OGM servono a far crescere
prodotti della terra resistenti ai parassiti e agli altri accidenti che
spesso distruggono parte dei raccolti. Nessuno sa dirci, però, se queste
sostanze non provochino danni al nostro organismo, magari a lungo termine e
nelle generazioni future. Questo dovrebbe bastare a bandire dalla nostra
alimentazione i cibi con il codice genetico contraffatto, anche perché c'è
un sistema molto più sicuro per assicurare alla popolazione del mondo una
sufficiente quantità di cibo: aumentare la superficie delle terre coltivate,
in modo che anche in tempo di carestia ci sia abbastanza da mangiare per
tutti.
Gli spazi non mancano, e ci sono le tecnologie per rendere coltivabili
superfici che oggi producono poco o nulla (pensiamo alle sterminate terre
improduttive dell'Africa). In questo modo si porterebbero lavoro e benessere
in zone oggi sottosviluppate e lo sviluppo dell'economia farebbe cessare le
terribili "guerre tra poveri" che oggi insanguinano il continente.
Però le multinazionali perderebbero lauti guadagni. Ecco spiegato il loro
interesse a imporre i cibi contraffatti anche a chi non ne ha bisogno. E i
solerti governanti europei, o almeno una buona parte di loro, sono pronti a
emanare regole "improntate alla massima prudenza" per favorire il business
planetario degli OGM.
Non basta. Occorre assicurare ai prodotti delle grandi industrie anche le
nicchie del mercato. Ed ecco gli instancabili eurogovernanti che emanano
direttive che colpiscono il cibo tradizionale, quello fatto con le mani e la
sapienza di generazioni e generazioni. Il pretesto - guarda un po' - è la
tutela della salute, quella che gli organismi geneticamente modificati
potrebbero mettere in pericolo.
Con il software e con le altre opere dell'ingegno accade esattamente la
stessa cosa. L'interesse delle major è di occupare ogni possibile angolo del
mercato, di vendere anche una sola copia in più dei milioni che già vendono
a prezzi pazzeschi, e quindi di colpire con la massima durezza anche il
ragazzino che duplica un videogioco o il ragioniere che usa due copie del
programma di contabilità, avendone pagata una sola. E si badi bene che
spesso anche il software è geneticamente modificato, con continue inutili
aggiunte che servono solo a costringere i clienti a riacquistare ciò che
hanno già acquistato a caro prezzo poco tempo prima.
Per raggiungere questo risultato occorre, anche in questo campo, la
complicità dei governanti. Così nascono norme restrittive e punitive oltre
ogni logica, come le direttive sui diritti d'autore o l'italico decreto
legislativo 518/92.
Ma ci sono giudici, intelligenti custodi del diritto, che interpretano le
norme salvando il buon senso e i principi dell'ordinamento. Che fare?
Occorre modificare il diritto, introducendo norme che resistano alla
peronospera delle interpretazioni contrarie agli interessi delle major.
Nasce così il diritto geneticamente modificato, come quello che si cerca di
introdurre con il disegno di legge recentemente approvato dal Senato.
Di alcuni aspetti specifici del testo riferisce Andrea Monti nel suo
articolo. Qui basta sottolineare una "modificazione genetica" che dovrebbe
far sobbalzare anche il più impreparato studente di giurisprudenza.
E' la norma - già presente nella DLgt 518/92 - che muta un tipico illecito
civile, come la singola copia non autorizzata di un software, in illecito
penale, con sanzioni pesantissime là dove sarebbe sufficiente il
risarcimento del danno. Non vi è infatti un danno o un allarme sociale nella
violazione, da parte di un singolo individuo e per i proprio tornaconto
personale, di un modesto diritto economico.
C'è da aggiungere la previsione del "bollino" come condizione pratica per
una più efficace tutela del prodotto dell'ingegno, mentre il principio
universalmente riconosciuto è la protezione dell'opera in quanto tale, per
il solo fatto di essere stata creata. Con il risultato, fra l'altro, di
rendere meno efficace la tutela del software "artigianale", scritto su
misura per uno o per pochi committenti, per il quale l'apposizione del
bollino risulta troppo gravosa.
Effetti simili saranno determinati dalla direttiva sul commercio elettronico
2000/31/CE, approvata l'8 giugno scorso. Un'intera sezione è dedicata alla
responsabilità dei provider per i contenuti immessi dai fornitori dei
servizi e, tra mille distinzioni ed eccezioni, può comportare oneri pesanti
soprattutto per i fornitori di hosting (si veda, in particolare, l'articolo
14). Questi operatori, per evitare di incorrere in grattacapi e sanzioni,
finiranno col selezionare solo i clienti più sicuri. Cioè, ancora una volta,
i grandi venditori, i marchi più noti, le multinazionali dei diversi settori
commerciali, che con ogni probabilità sono più rispettosi delle regole. I
piccoli, meno affidabili, si troveranno di fronte a non poche difficoltà. Si
aggiunga che anche molti piccoli provider, meno attrezzati per far fronte
alle nuove responsabilità, per evitare problemi eviteranno ospitare attività
di commercio elettronico.
Con questo si completa il quadro attuale, ma tutto lascia pensare che siamo
ancora agli inizi. L'intera internet, nata come strumento di informazione
libero e aperto a tutti, sta subendo una mutazione genetica, con le norme
restrittive dettate dalle grandi società che operano a livello mondiale.
L'unica mutazione genetica che non si vede all'orizzonte è quella di cui
avrebbero bisogno certi software, anche questi prodotti dalle major del
settore, per essere meno attaccabili da virus e "vermi" di varia natura...
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