[gl-como] Dununciato sito di "URBANI" per via della legge urbani?!.... chi la fa'... l'aspetti!!!

Fabio onetwothree@libero.it
Gio 10 Giu 2004 08:50:19 CEST


10/06/04 - News - Roma - L'europarlamentare della Lista Bonino Marco Cappato 
ha reso noto di aver presentato un esposto alla Polizia amministrativa e 
postale nei confronti dei gestori del sito web del Ministero dei Beni 
Culturali per violazione della Legge Urbani.

Stando alla denuncia di Cappato, predisposta in collaborazione con l'avvocato 
Fabrizio Veutro e con il direttore di Linux Magazine Emmanuele Somma, il 
Ministero ha violato il comma 1 del Decreto legge 22 marzo 2004 n.72 
convertito in legge con modificazioni dalla Legge 21 maggio 2004 n.128, la 
Legge Urbani appunto.

La violazione riguarda la pubblicazione via Internet di una grande quantità di 
contenuti protetti da diritto d'autore in un modo ritenuto illegale. "Il sito 
del Ministero - afferma Cappato - immette in rete numerose opere dell'ingegno 
prive dell'idoneo avviso prescritto dalla legge".

Come noto, la contestatissima Legge Urbani tra le altre cose impone a tutti 
coloro che pubblicano materiale protetto di aggiungervi un "idoneo avviso 
circa l'avvenuto assolvimento degli obblighi derivanti dalla normativa sul 
diritto d'autore e sui diritti connessi". L'avviso, stando alla legge, 
dev'essere di adeguata visibilità e deve contenere l'indicazione delle 
sanzioni previste dalle normative sul diritto d'autore.

Inoltre, sebbene le modalità tecniche di pubblicazione dell'avviso debbano 
essere compilate seguendo un regolamento che sarà emanato in futuro e in 
accordo con la SIAE, la Legge Urbani prescrive che già oggi tale avviso debba 
esistere con "caratteristiche tali da consentirne l'immediata 
visualizzazione".

"In questo momento - ha dichiarato Cappato - praticamente tutti i siti web 
potrebbero essere in violazione della Legge Urbani, perfino quello del 
Ministro che ha voluto la legge". "Non è chiaro peraltro - ha continuato - 
l'ambito di applicazione di questo idoneo avviso, che forse si trasformerà in 
un bollino virtuale con il regolamento tecnico e l'intervento della SIAE. 
Forse dovrà applicarsi a tutta le rete Internet, svelando così l'assurdità di 
una pretesa legislativa praticamente inattuabile e giuridicamente risibile. 
Forse invece riguarderà solo gli operatori italiani, che allora rimarranno 
ingiustamente discriminati rispetto agli stranieri privi di simili 
incombenze".

Secondo Cappato, alla riduzione della libertà di espressione coincide anche un 
danneggiamento grave del software "se questa normativa non sarà presto 
modificata o, meglio, del tutto abrogata". L'industria del software 
tradizionale, secondo Cappato, "dovrà probabilmente sopportare ingenti spese 
per adeguare la procedura di distribuzione nel mercato italiano, rispetto a 
una normativa che non ha riscontro nel resto del mondo".

"Per motivi simili - ha continuato l'esponente radicale - questa disposizione 
della Legge Urbani ostacola il software libero, il cui sviluppo è frutto di 
un'intensa e perpetua collaborazione internazionale che non può sopportare 
pesi e vincoli territoriali. Gli autori di Software Libero, inoltre, non 
hanno alcun interesse a limitare, controllare o anche solo appesantire con 
inutili avvisi la diffusione in rete delle loro opere, anche attraverso i 
canali del file-sharing".

Nell'imporre la visualizzazione di normative e ammonimenti vari sulle sanzioni 
previste dalla legge sul diritto d'autore, la Legge Urbani sembra muovere 
dall'erroneo principio per cui la diffusione di un'opera dell'ingegno debba 
essere sempre controllata o gestita dall'originario titolare dei diritti, e 
che al di fuori di tale controllo sia sempre illecita, dimenticando così che 
la comunicazione e la riproduzione di un'opera in rete sono diritti che 
l'autore può anche decidere di concedere agli utenti, impiegando una licenza 
libera quale la GPL per il software o una licenza Creative Commons per le 
altre opere. "In definitiva - ha concluso Cappato - si tratta di una legge 
miope e protezionistica che nel dichiarato intento di "promuovere la 
diffusione al pubblico e la fruizione per via telematica delle opere 
dell'ingegno", di fatto realizza l'effetto esattamente opposto".


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