[glux] qualche riflessione in ordine sparso ....
Cristian Consonni
kikkocristian@gmail.com
Mar 30 Ott 2012 11:34:34 CET
Il 30 ottobre 2012 11:31, Cristian Consonni <kikkocristian@gmail.com>
ha scritto:
> Giro dalla lista Wikimedia Italia, a sua volta passato sulla lista di
> Open Knowledge Foundation.
Già che ci sono vi mando anche una mia riflessione personale.
---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Cristian Consonni <kikkocristian@gmail.com>
Date: 30 ottobre 2012 11:25
Oggetto: Re: [wikimedia-it] [okfn-it] qualche riflessione in ordine sparso ....
A: Associazione Wikimedia Italia
Il 29 ottobre 2012 22:15, Laurentius ha scritto:
> In realtà il problema è chiaro da tempo; anche lato FSF la cosa non è del
> tutto passata inosservata: vedi le clausole contro la tivoizzazione nella gpl3
> o il fatto che da un po' di tempo Stallman nei suoi talk si scaglia quasi più
> contro il SaaS (software as a service - il modo con cui lui chiama i cloud)
> che contro il software proprietario.
Sì, con la consueta verve RMS chiama il cloud computing "careless
computing" (perché uno non si interessa più a chi ha dato in pasto i
suoi dati). Il SaaS è solo un aspetto del "cloud computing" (un'altra
parte è, per esempio, il web storage)
Il 30 ottobre 2012 08:08, Frieda Brioschi ha scritto:
> tivoizzazione ?
http://it.wikipedia.org/wiki/Tivoizzazione
Il fatto che in alcuni sistemi è usato del software libero la cui
modifica però è impedita da altre barriere software (e non
hardware/tecniche).
Un altro caso oltre a quello citato in Wikipedia [ma non sono sicuro],
mi pare fosse quello della PlayStation in cui alcuni utenti
modificavano il firmware (che era Linux-based, mi pare) per
installarci sopra un sistema operativo completo. Ad un certo punto
Sony è uscita con un aggiornamento del firmware che ha reso di fatto
impossibile tutto ciò.
Il 29 ottobre 2012 22:15, Laurentius ha scritto:
> Però probabilmente non ce ne siamo
> davvero convinti, e soprattutto nessuno ha trovato una strategia valida per
> affrontare il problema.
Ci ho pensato un po', il problema con il cloud computing non è
sostanzialmente diverso da quello dell'usare un sistema proprietario.
O meglio, è molto più focalizzato sull'aspetto della fiducia. Quando
io uso gmail per le mie mail [come ora] e sono tutte conservate li, mi
sto fidando del fatto che Google non usi i miei dati in maniera
dannosa (e.g. li divulghi a terzi, personalmente non mi da fastidio
che esista un algoritmo che mi propone della pubblicità selezionata).
Lo stesso problema c'è anche con il software proprietario in cui uno è
costretto a fidarsi che il software non faccia cose dannose (non dico
solo i virus, ma anche "mandare segnalazioni alla BCE se scansiono
banconote", googlate per questo).
Il problema è che per liberarsi dal cloud computing l'asticella è
*molto molto molto* più alta che per liberarsi dal software
proprietario, sia in termini economici che tecnici. Ad una conferenza
di Stallman a cui ho partecipato gli è stato chiesto: "come faccio a
non usare gmail, cosa devo fare?" la risposta è stata "Mettiti insieme
con alcuni amici, compratevi un server e gestitevi voi la vostra
posta". Cosa buona e giusta e soluzione efficace, ma è evidente la
differenza tra questo e "voglio provare Linux invece di Windows, mi
creo una partizione, (o ancora più semplicemente un LiveCD) e lo
faccio".
Il punto è che oggi, dal punto di vista del cloud computing chi
volesse usare un sistema che rispetta la sua libertà (leggi in
particolare privacy) è nella situazione che poteva esserci nel 1984
sui personal computer. C'è qualcosa di libero, ma è estremamente
difficile da usare.
Cristian
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