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guiodic@libero.it
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Lun 3 Mar 2003 16:51:49 CET
Questo articolo è comparso oggi sull'Unità
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2010, i prigionieri del libro a tempo
di Pietro Folena
L'Unità, 3/3/2003
Carlo e Francesca sono fidanzati. Carlo è un po' distratto, e non si è
accorto che oggi è il 14 febbraio, giorno di San Valentino (siamo nell'anno
2010). Sullo schermo del suo computer, un formidabile Sextium a 100
gigahertz su cui gira il sistema Doors 2010, compare improvvisamente un
avviso: "Attenzione, oggi è San Valentino, ricordati di fare un regalo a
Francesca". Questa nuova versione di Doors (prodotta dalla nota casa
americana Microhard), prima di installarsi sul PC di Carlo, gli aveva
chiesto una immensa mole di dati personali, di hobby e di passioni, non solo
sue, ma anche dei suoi amici e familiari. "E' una comodità" - spiegava l'
help in linea del software- "potrai personalizzare il tuo computer e fargli
ricordare appuntamenti ed eventi al posto tuo". Carlo in realtà pensava che
fosse una violazione della privacy sua e dei suoi conoscenti, ma il software
non ne voleva sapere di installarsi in mancanza di quei dati.
All'apparire del messaggio Carlo entra nel panico. "Accidenti" - pensa - "a
quest'ora tutti i negozi sono chiusi, cosa posso fare?". Ma è sempre il suo
fedele PC a dargli una mano: "Se vuoi regalarle un libro, ricordati che
preferisce quelli di Giovanni Barocco. Puoi acquistarne uno clickando su
questo link".
"Caspita, vediamo cosa c'è nel catalogo". Carlo scorre le pagine del sito
della nota libreria on line "Incas.com" e finalmente trova l'ultima fatica
di Barocco. "Ma non arriverà mai in tempo, ci vorranno diversi giorni per la
spedizione". Carlo si accorge però che il libro è disponibile anche in
versione elettronica, come e-book. Decide quindi di scaricarlo: non ha
bisogno di inserire i suoi dati e quelli della sua carta di credito, ci
pensa Doors 2010 ad inviare al sito della libreria tutte le sue informazioni
personali.
L'e-book si scarica sul suo PC in un baleno (ha una connessione XDSL molto
veloce) e Carlo decide di riversarlo sul un CD tramite il suo potente
masterizzatore, che impiega meno di un secondo per eseguire il compito.
Prova l'e-book, che funziona perfettamente, quindi Carlo stampa (a colori e
con una immagine olografica) una copertina per il suo CD che riproduce la
copertina del libro. Insomma, un bel regalo, confezionato in pochi secondi e
che sembra del tutto identico alla versione che si vende nella software-teca
aperta da poco in centro.
Alle dieci di sera di quello stesso giorno, Carlo incontra Francesca e le
regala il CD-Libro, per il quale Francesca lo ringrazia con un bacio
appassionato.
Il giorno dopo però Francesca lo chiama, piuttosto adirata, facendogli
notare che quell'aggeggio non vuol saperne di funzionare sul suo computer.
Al posto del libro di Barocco, infatti, compare un messaggio strano: "Questo
libro elettronico è stato concesso in licenza fino al 14 ottobre 2010 al
sig. Carlo Berti e non può essere utilizzato da altri utenti. Si prega di
contattare il proprietario dei diritti per ulteriori informazioni".
Questo è quello che potrà accadere a ciascuno di noi se il governo varerà,
senza alcuna modifica, il recepimento della direttiva europea sul diritto d'
autore 2001/29/CE, famigliarmente nota come EUCD. La direttiva infatti, tra
le diverse disposizioni, introduce quella di messa a disposizione di opere
(di qualsiasi genere: libri, musica, film, software, ecc.) limitatamente nel
tempo e nello spazio, producendo potenzialmente gli effetti subiti dal
povero Carlo e dalla sua sfortunata fidanzata.
Ma c'è di più: la direttiva legittima il progetto denominato "trusted
computing", sviluppato da alcune grandi case di software e di produzione di
contenuti, che permetterà di dotare ogni software, ogni contenuto
multimediale, ogni documento e persino le e-mail di una chiave che permetta
solo al "legittimo" destinatario di utilizzare il contenuto in questione, e
per un dato tempo. Pensate a questo: siete il ragioniere di una azienda e il
vostro capo vi spedisce una e-mail in cui vi ordina di falsificare il
bilancio. Voi non volete ubbidire, anzi, pensate di denunciarlo (ok, il
falso in bilancio non è più reato, ma questo adesso non c'entra) e quindi
inviate l'e-mail alla polizia che però non riesce ad aprirla (non è
indirizzata al commissario, ma a voi!). La polizia quindi viene da voi, ma
sul vostro PC il messaggio del capo è sparito.
Più in generale, il tentativo di assegnare l'esclusività del controllo dei
contenuti ai titolari dei diritti (di copia, di diffusione, ecc.) rischia di
diventare un muro invalicabile per chi invece, in modo pienamente legittimo,
intenda diffondere i saperi. Ad esempio, la brevettabilità del software,
anch'essa caldeggiata dalle grandi compagnie, impedirà a chiunque di
utilizzare una procedura inventata da altri per realizzare un proprio
programma. E' come se si brevettasse una formula matematica. Oppure, per
andare più sul materiale, è come se Henry Ford avesse impedito ai
concorrenti di usare la catena di montaggio nelle loro aziende:
evidentemente sarebbe diventato il monopolista mondiale dell'automobile.
Insomma, la libertà di diffondere nuovi saperi, nuove scoperte, contenuti
innovativi, deve essere considerato un diritto che bilanci quello degli
autori e dei produttori. In mancanza ognuno di noi sarà meno libero e vi
sarà in concreto pericolo di bloccare il progresso culturale, scientifico e
tecnologico.
Si tratta di problemi nuovi, che si pongono con forza in quest'era segnata
dal dominio delle tecnologie. Tecnologie che in sé contengono un elemento di
liberazione, che permettono di comunicare da un lato all'altro del globo, in
pochi secondi, contenuti di ogni tipo. Ma che permettono anche di bloccare
questa migrazione di saperi, di controllare i singoli cittadini e quello che
scrivono, leggono, vedono sui loro computer.
La sinistra ha il compito di difendere il diritto alla libera circolazione
delle conoscenze, senza per questo negare i diritti degli autori. Una
sinistra che si facesse interprete di una sola parte, quella dei titolari
del copyright, lasciando che questi possano estendere il loro controllo
oltre quello che è legittimamente necessario alla tutela delle loro
prerogative, non sarebbe una sinistra che interpreta il suo ruolo di forza
progressiva.
La battaglia per la libertà di conoscere e di trasmettere il sapere è un
elemento fondante per il socialismo dei nostri tempi. Nell'800 socialismo
significava dare la terra ai contadini, le officine e i cantieri alle
cooperative di operai. Oggi significa dare a tutti e a ciascuno la
possibilità di acquisire i mezzi per accrescere il proprio bagaglio
culturale, per riempire la cassetta degli attrezzi con cui poter lavorare,
studiare, produrre contenuti e innovazione.
Purtroppo questa capacità della sinistra appare appannata. Il tema del
"diritto del fruitore" - non in antitesi ma come contrappeso al diritto d'
autore e ai diritti connessi - non è presente come dovrebbe nella nostra
agenda politica. L'atteggiamento del gruppo DS in Commissione Cultura della
Camera rispetto alla direttiva EUCD, che non ci ha visti partecipi di una
battaglia per modificarne almeno quelle disposizioni più contestate, ne è un
sintomo che deve portarci ad approfondire la riflessione su questi temi.
I DS, l'Ulivo, devono fare propria la battaglia per il software libero, per
il sapere libero, per la società libera di sapere e di apprendere.
(l'autore è deputato dei DS)
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