[jobmarket] Della precarietà

zarrelli@linux.it zarrelli@linux.it
Sab 7 Maggio 2005 18:23:12 CEST


Ciao,

> Alt. Chiediti perché l'architettura non funziona.

Noooo, maiii...mi metto un cappellino a cono in testa, umetto l'indice e
vedo cosa mi dice il vento...

>> I bit sono bit, ma a volte fanno il bot. E non si sa perché.
>
> Se non si sa perché è perché si fanno le cose "a c^Hnaso".

Oh, certo. Quando il kernel va in dump perché un banco di memoria è
difettosa, avendo avuto l'algoritmo di Lapalisse si sarebbe capito subito
che era la memoria e non il processore sputtanato. Per carità, se vogliao
discutere d'accademia va bene, ma la realtà da sempre brutte sorprese, che
tu viaggi a naso o con tomi ponderosi.

E, solitamente, non mi faccio pagare per andare a naso.

> Possono valere per la progettazione della struttura di un programma, ma
> non per l'ottimizzazione, il capacity planning, etc. Secondo te che

Già, sarà che traducendo in italiano la versione inglese di "MySQL" di
Paul Dubois abbia imparato qualcosa? Quello che voglio dire è che se
vogliamo avere delle prese di posizione preconcette, diciamocelo in
faccia, ma per fare programmazione o sysadmin, è più semplice se parti da
ingegneria, ma non è l'unico modo. E un informatico alle prime armi non lo
metterei mai da solo davanti a un server.


> esperienza se non è supportata da basi e fondamenti vale molto poco
> rispetto a chi queste basi e questi fondamenti li ha, perché l'esperienza
> si acquisisce - mentre le basi ed i fondamenti sono molto più difficili da
> radicare sotto ad un'esperienza incrostata.

Mah, santa pazienza, stiam parlando di bit non di metafisica. Una
personcina nemmeno troppo sveglia studiando di suo se la cava nel corso
degli anni.

> Quindi il codice funzionava, ma era estremamente fragile. Ti è mai venuto
> da pensare che se avessi avuto i fondamenti teorici della "buona
> programmazione" avresti scritto codice efficiente e pulito da subito? ti
> sei mai chiesto quanto avreste risparmiato in tempo e fatica e quindi in
> soldi e qualità della vita?

No. Fin dalla prima versione funzionava egregiamente, tranne la prima beta
che avevo soprannominato "Attila". Ma era un codice monolitico e il
problema era renderlo adattabile a diversi db, quindi ho astratto il layer
di connessione da quello di gestione dei dati ed è diventato decisamente
flessibile.
Il punto è, che non ero stato preso per programmare ma ci sono stato
"sbattuto". Il che mi ha dato occasione di fare parecchia esperienza,
ovviamente libri alla mano e consigli da parte del "capo". Ma è valsa a
creare una buona forma mentis.

> Non sto parlando di coglioneria, sto parlando di cultura. Le due cose sono
> totalmente distinte, basta accendere la TV, leggere un giornale o un
> libro.

Non l'ho capita.

> si ritrovano con paterecchi inefficienti, ma non ne ho conosciuto nemmeno
> uno che, ripetendo questo errore, abbia conservato il posto; ho conosciuto
> invece diverse società di software che perseguendo un sistema di sviluppo
> inevitabilmente votato all'inefficienza si sono ritrovate a gambe all'aria
> molto più rapidamente di quanto credessero...

Ne ho conosciute alcune che a fronte di un'implementazione a costo 0 in
free software hanno optato per una soluzione commerciale anzianotta e
decisamente scritta "col culo", perché dovevano seguire delle "strategie
commerciali". Già, tranne poi beccarmi io le continue telefonate dei loro
programmatori, professionisti, che chiedevano a me come cavolo cavarsela.

Ovviamente, oltre a consigliare la lettura del "Candide" di Voltaire per
rasserenare gli animi, ho fornito l'assistenza necessaria a tirarli fuori
dai guai.

A parte tutto, dico, come in ogni cosa, partire da una solida base
scolastica è sempre la via più solida.

Ma non è l'unica.


Giorgio



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