[ld-idee] PA, software libero e legge [Era: Re: LD16]
Debora Mapelli
debora.mapelli@gmail.com
Mer 6 Apr 2016 12:54:57 CEST
Grazie a Daniele e Lucio per questi approfondimenti molto interessanti.
Nel mio piccolo, avevo provato a far valere la ragione con la scuola di mio
figlio, ricordando che il logo Libreoffice pubblicato sul loro sito
promuoveva un tipo di software a cui tutti potevano avere accesso e
chiedendo che almeno mandassero dei formati .pdf per consentire a tutti di
leggerli ma anche in quel caso, non e` stato accolto l'appello... quindi
sto perdendo un po' le speranze.
Invece ho trovato una discussione di carattere generale che e` un po'
vecchiotta perche` si ferma al 2008, pero` offre spunti interessanti sia
per ricostruire la storia del software libero nelle scuole, sia perche`
indica uno staff che si potrebbe provare a contattare per capire se ci sono
state evoluzioni e capire se le interpretazioni di Lucio siano corrette (e
a me, che non sono avvocato, sembrano assolutamente tutte corrette!):
http://linuxdidattica.org/docs/documenti/tribolazioni_software_libero.html
Altro spunto per le indagini: se provassimo a sentire Libreoffice Italia?
Magari loro hanno gia` avuto modo di analizzare la questione...
Comunque, al di la` degli aspetti legali della cosa, sarebbe bello pero`
creare una sensibilita` negli insegnanti e nei ragazzi per l'utilizzo di
software libero e come lo si puo` fare? Forse organizzando uno speciale
Linux Day scolastico? Chiedendo ai LUG di provare a chiedere un locale
nelle scuole per ritrovarsi come associazione? Il mio e` proprio un
brainstorming, mi piacerebbe capire davvero come aprire le porte di questa
filosofia a tutte le nuove generazioni.
Un saluto, Debora.
Il giorno 6 aprile 2016 12:16, Lucio Crusca <lucio@sulweb.org> ha scritto:
> Ciao a tutti,
>
> cambio subject, perché il tema "Coding" mi piace e non ho nulla da
> aggiungere rispetto a quanto già detto da altri, ma mi aggancio al thread
> nel tentativo di capire qualcosa in più in merito a quanto scritto qui:
>
> Il 05/04/2016 13:47, vallini.daniele@bilug.it ha scritto:
>
>> In casi di questo genere penso sia bene insistere e richiamare con
>> insistenza e fermezza il funzionario pubblico al rispetto delle regole.
>> Molte volte ignorano le normative e neppure conoscono le prescrizioni della
>> Legge 7 agosto 2012, n. 134 art 22 comma 10.
>>
>
> Ho letto il comma citato, che riporto qui per dare contesto alla mia
> domanda:
>
> «1. Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o
> parti di essi a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed
> economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato:
> a) software sviluppato per conto della pubblica amministrazione;
> b) riutilizzo di software o parti di esso sviluppati per conto della
> pubblica amministrazione;
> c) software libero o a codice sorgente aperto;
> d) software combinazione delle precedenti soluzioni. Solo quando la
> valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico dimostri
> l’impossibilità di accedere a soluzioni open source o già sviluppate
> all’interno della pubblica amministrazione ad un prezzo inferiore, è
> consentita l’acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario
> mediante ricorso a licenza d’uso. La valutazione di cui al presente comma è
> effettuata secondo le modalità e i criteri definiti dall’Agenzia per
> l’Italia Digitale, che, a richiesta di soggetti interessati, esprime
> altresì parere circa il loro rispetto».
>
> Riporto parte dell'articolo 9bis del testo aggiornato Dlgs 18/10/2012, n.
> 179, che, oltre a quanto scritto dal comma 10 qui sopra, aggiunge i metodi
> e criteri:
>
> 1)bis. A tal fine, le pubbliche amministrazioni prima di procedere
> all'acquisto [...] effettuano una valutazione comparativa delle diverse
> soluzioni disponibili sulla base dei seguenti criteri:
> a) costo complessivo del programma o soluzione quale costo di acquisto, di
> implementazione, di mantenimento e supporto;
> b) livello di utilizzo di formati di dati e di interfacce di tipo aperto
> nonché di standard in grado di assicurare l'interoperabilità e la
> cooperazione applicativa tra i diversi sistemi informatici della pubblica
> amministrazione;
> c) garanzie del fornitore in materia di livelli di sicurezza, conformità
> alla normativa in materia di protezione dei dati personali, livelli di
> servizio tenuto conto della tipologia di software acquisito.
> 1-ter. Ove dalla valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico,
> secondo i criteri di cui al comma 1-bis, risulti motivatamente
> l'impossibilita' di accedere a soluzioni già disponibili all'interno della
> pubblica amministrazione, o a software liberi o a codici sorgente aperto,
> adeguati alle esigenze da soddisfare, e' consentita l'acquisizione di
> programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d'uso.
>
> Premetto, non capisco molto di giurisprudenza, quindi non è detto che io
> interpreti queste parole nel modo corretto.
>
> La prima cosa che mi ha incuriosito è il fatto che, se vogliamo che una
> scuola rispetti il comma 10, la leva migliore che abbiamo sarebbe chiedere
> all'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) di esprimere un parere circa il
> fatto che la scuola abbia o meno rispettato le modalità ed i criteri di
> valutazione per la scelta del software. La legge parla genericamente di
> "soggetti interessati" al parere, ma il regolamento per richiedere tale
> parere sul sito AgID pare contemplare solo le Pubbliche Amministrazioni.
> Tradotto, se alla PA in questione (la scuola) il parere dell'AgID non
> interessa e se non è tenuta a chiederlo in quanto la spesa per il software
> proprietario non supera il milione di euro, pare non esserci un modo
> semplice per un comune cittadino di richiedere tale parere. Non so se fosse
> questo il significato di "richiamare con insistenza e fermezza il
> funzionario pubblico al rispetto delle regole", scritto da Daniele, ma,
> personalmente, non vedo altra possibilità.
>
> Lasciamo dunque l'AgID ai propri affari e proviamo a dire noi se la scuola
> abbia o meno rispettato i metodi e criteri. Come si vede dall'elenco sopra,
> il primo criterio ritenuto più importante dalla legge non è affatto la
> disponibilità dei dati in formato libero per il cittadino, ma il costo
> complessivo, che include i costi di implementazione, mantenimento e
> supporto. Le scuole deliberano con il consiglio d'istituto il bilancio
> preventivo su base annua. È evidente che il passaggio al software libero
> richieda un investimento iniziale in vista di un risparmio a lungo termine,
> ma il bilancio del primo anno di certo ne risente rispetto al pagamento
> delle licenze del software proprietario già utilizzato.
>
> Supponiamo tuttavia che la scuola chieda un preventivo per il passaggio al
> software libero e che questo sia più basso dei costi di licenze del
> software proprietario. Il criterio b dice di prendere in considerazione il
> livello di utilizzo di formati di dati ed interfacce di tipo aperto.
> Naturalmente questo non significa nulla, in quanto il formato docx è
> classificabile come aperto, almeno parzialmente. Non basta, questo criterio
> dice che il sistema deve essere in grado di assicurare l'interoperabilità
> con i diversi sistemi informatici della PA e quindi anche qui siamo fregati
> già sul piano legislativo.
>
> Non ci facciamo scoraggiare, diciamo che riusciamo a dimostrare che
> LibreOffice assicura quanto richiesto dal criterio b. Il criterio c chiede
> garanzie "del fornitore" circa i livelli di sicurezza, conformità alla
> normativa sui dati personali e SLA. Chi se la sente di fornire queste
> garanzie gratis?
>
> Noi però siamo in gamba e decidiamo di fornire queste garanzie gratis o
> comunque ad un costo che mantenga il preventivo più basso della somma delle
> licenze. Resta ancora il problema (introdotto da 1-ter) che la scuola deve
> verificare tutti questi requisiti solo per l'acquisizione di nuovo software
> libero: se secondo lei questo nuovo software libero non rispetta tali
> criteri, la scuola (o PA in generale) è autorizzata a continuare a pagare
> le licenze per il software proprietario che già usa, senza verificarne i
> requisiti.
>
> Questo è quello che io capisco dal testo delle leggi e, come dicevo, non è
> da prendere come oro colato, perché non sono un avvocato.
>
> Se sbaglio, mi piacerebbe che mi correggeste. Se non sbaglio, significa
> che nulla possiamo contro la PA che non usa software libero e che il
> problema è prima di tutto legislativo, in quanto la legge non è stata
> scritta pensando ai diritti dei cittadini, ma pensando al costo della
> soluzione e lasciando libero arbitrio sui metodi di determinazione di tale
> costo.
>
> Scusate la lungaggine.
>
>
> --
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>
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Debora Mapelli
Bibliotecaria, professione disciplinata dalla L. n. 4/2013;
iscritta all'Elenco degli Associati AIB, delibera n. E/2014/1601
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