[LUG-Ischia] Sito Internet al Cisi

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Ven 5 Nov 2004 20:36:00 CET


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Da IL GOLFO www.ilgolfo.it 

SCANDALO CISI - 1  	
5-11-2004
Il gip Angelo Capozzi li ha ristretti nei rispettivi domicili
Sito Internet al Cisi, arrestati Rizzotto, Scotti e Zabatta 

Il pubblico ministero Clemente aveva chiesto per i tre coinvolti la misura 
della detenzione carceraria. Ciro Rizzotto è accusato di peculato in 
concorso con Michele Scotti e Giuseppe Zabatta. La questione del pagamento 
di 72.000 euro (somma che i tre si sarebbero spartita) ha avuto una svolta 
clamorosa con la consegna del provvedimento agli indagati dalle mani dei 
militari della Guardia di Finanza di Ischia
| Napoli - Di prima mattina gli uomini della Guardia di Finanza di Ischia 
hanno bussato alle abitazioni di Ciro Rizzotto, Michele Scotti e Giuseppe 
Zabatta, a cui hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare agli 
arresti domiciliari disposta dal giudice per le indagini preliminari Angelo 
Capozzi nell'ambito dell'inchiesta sul chiacchierato sito del Cisi, costato 
ben 72.000 euro. Soldi che sarebbero stati distratti per realizzare altre 
situazioni che sono tuttora al vaglio del pubblico ministero Clemente. Il 
provvedimento coercitivo si basa sul reato di concorso in peculato per tutti 
e tre e per il Rizzotto anche per l'ennesimo episodio di peculato per il 
pagamento di una fornitura da parte della ditta "Fratelli Salvato". Una 
"bomba" esplosa dopo che la stessa magistratura, alcuni mesi fa, ha disposto 
una serie di perquisizioni nelle abitazioni dei tre personaggi che hanno 
avuto un ruolo diretto ed indiretto nella gestione e nel pagamento del sito. 
I tre dovranno rimanere chiusi nelle quattro mura domestiche fin quando il 
gip non deciderà di convocarli dinanzi a sé per l'interrogatorio di 
garanzia. In quella sede saranno loro poste domande ben precise in ordine al 
ruolo da ognuno ricoperto in questa "strana trattativa", per poi decidere di 
conseguenza sulla già certa istanza di scarcerazione che avanzeranno i 
difensori degli imputati, avvocati De Girolamo e Dell'Orfano. 

LA SPARTIZIONE DEI 72.000 EURO
L'ordinanza di custodia cautelare è molto articolata e sviscera punto per 
punto le prove raccolte dalla pubblica accusa con l'ausilio delle fiamme 
gialle. Annotando con scrupolo gli atti sequestrati agli uffici del Cisi e 
comparandoli con le testimonianze di alcuni personaggi politici e 
professionisti. L'intreccio avrebbe dato la certezza della sussistenza dei 
gravi indizi di colpevolezza necessari al fine dell'emissione di un 
provvedimento di così grave natura. Quei 72.000 euro in favore della 
"Infinito Servizi Informatici di Scotti Michele" sarebbero stati pagati per 
essere in qualche modo poi girati 20.000 per Rizzotto e altrettanti per lo 
Zabatta. La rimanente somma nella disponibilità dello Scotti. Il gip non ha 
invece emesso alcuna misura in ordine alla richiesta di concorso nel reato 
di truffa, che pure viene contestata dalla pubblica accusa, ritenendolo 
assorbente in quella del peculato. Respinta anche la misura 
dell'applicazione della custodia cautelare in carcere che il pm aveva 
ritenuto necessaria in questa fase. Le motivazioni del giudice sono alquanto 
complete su ogni circostanza e di cui parleremo nel servizio che 
pubblicheremo nell'edizione di domani. Lo scandalo del sito internet ha 
avuto risvolti politici, tanto che sarebbe stata la stessa Alleanza 
Nazionale, il partito di cui faceva parte lo stesso Rizzotto, a chiedere 
all'ex presidente di farsi da parte dopo che, durante un'assemblea dei soci, 
alcuni consiglieri chiesero al Rizzotto spiegazioni in ordine al pagamento 
di questa sostanziosa cifra. Le giustificazioni non furono date. Anzi il 
Rizzotto, secondo i presenti, sarebbe caduto in contraddizione fino a 
chiedere una "pausa". Nella speranza che venissero in soccorso i suoi 
sponsor politici che giustamente ritennero che l'unica strada percorribile 
fosse quella di lasciare l'incarico per evitare che la situazione sfuggisse 
definitivamente di mano. Le indagini sono state immediate ed approfondite, 
non senza qualche strascico, con interventi che esulano (come si evince da 
uno o più capi di imputazione che riportiamo in altra parte del giornale) 
dalla decisione di voler creare questo nuovo sito, dagli aspetti tecnici e 
burocratici. 

"LA SPREGIUDICATA ATTIVITA' DEL RIZZOTTO"
Il gip è stato duro nel soffermarsi sulla posizione dell'indagato più 
coinvolto, per l'appunto l'ex presidente del Cisi: "Quanto al Rizzotto, la 
modalità esecutiva dei fatti, sicuramente espressione di una spregiudicata 
indole radicata nell'imputato, la reiterazione degli stessi fatti senz'altro 
gravi sia in sé considerati sia con riferimento al danno cagionato al 
patrimonio già gravemente dissestato dell'ente rappresentato, il 
comportamento post-factum con il quale, anche per sottrarsi ai controlli 
degli organi preposti, si è addirittura soppressa e sottratta la 
documentazione di rilievo per la ricostruzione delle vicende depongono 
univocamente nel far ritenere che l'indagato se lasciato libero possa 
commettere delitti della stessa specie di quelli per i quali si procede". 
Circa dieci righe per radiografare la personalità del Rizzotto e spiegare 
perché è necessario in questa fase delle indagini emettere una misura 
cautelare. Passando agli altri due indagati per i quali si è proceduto con 
la detenzione domiciliare: "Analogamente per lo Zabatta e lo Scotti deve 
ritenersi sussistente tale profilo di pericolosità desunto dalle condotte 
tenute al momento del fatto appropriativo e successivamente ad esso: il 
concorso nell'articolata condotta criminosa con il perseguimento 
dell'illecito rilevante tornaconto per ciascuno dei due predetti indagati 
(oltre che per il principale protagonista) posta in essere nel giro di 
qualche giorno depone senz'altro la sussistenza del profilo cautelare in 
esame". Subito dopo, lo stesso giudice si sofferma su altri episodi 
altrettanto gravi e che riguardano una serie di minacce e di esposti per 
furto, firmati dal direttore generale del Cisi Capobianco: "La vicenda 
processuale che ci occupa è stata caratterizzata sia da episodi - quali 
quelli che hanno giustificato l'accusa di minacce a Rumolo - come pure da 
quelle relative alla sparizione, nel corso delle indagini, di documentazione 
pertinente ai fatti per i quali si procede (denuncia del 6.5.2004 di 
Capobianco Eduardo ai Carabinieri di Ischia) nell'ambito della più ampia 
indagine riguardante altri aspetti della personalità ed opaca gestione del 
Cisi particolarmente riferita all'attività del Rizzotto (vedi vicenda dello 
spostamento di 700.000 euro da un precedente conto corrente del Cisi ad un 
altro acceso ex novo dal Rizzotto con successivo impiego di 500.000 euro per 
un investimento mai sottoposto ad attività consultiva o deliberativa degli 
organi preposti). Gravi risultano le minacce rivolte a Rumolo per il solo 
adempimento di obblighi di ufficio e, segnatamente, per il deposito delle 
più volte citate relazioni del 5.11.2003 (una delle minacce, per via 
telefonica, è attribuita al Rizzotto il successivo 6.11.2003). Non possono 
sottacersi, inoltre, almeno per illustrare il cupo quadro che ha coinvolto 
coloro che hanno collaborato all'inchiesta, le minacce di insabbiamento 
rivolte dal Rizzotto, i consecutivi episodi di danneggiamento e furto patiti 
dal Capobianco, direttore generale del Cisi, denunciati il 13.2.04, 12.3.04 
e 5.4.04". 

"GENUINE LE DICHIARAZIONI DI MOLLO E MONTAGNA"
La lettura di questi brevi passaggi della ordinanza di custodia cautelare, 
evidenzia una condotta alquanto allegra e disposta a tutto pur di 
raggiungere precostituiti obiettivi. Senza disdegnare l'utilizzo - come 
scrive il giudice - di comportamenti anche minacciosi e quant'altro. Il 
giudice, tra l'altro, evidenzia che le dichiarazioni rese nella prima fase 
delle indagini dai testi escussi Rumolo (membro dei revisori dei conti del 
Cisi) e dei consiglieri comunali di Alleanza Nazionale a Ischia, Mollo e 
Montagna, non sono suffragate da alcuna rivalsa né di natura politica né 
personale, ma solo improntate nella ricerca della verità: "Le convergenti 
dichiarazioni del Rumolo, Mollo e Montagna sull'aspetto decisivo della 
preordinazione della operazione per uno scopo di illecito lucro da parte di 
Rizzotto, Zabatta e Scotti non sono scalfite dalle deposizioni di Scotti 
Gennaro (altro consigliere comunale di Alleanza Nazionale sentito subito 
dopo Mollo e Montagna, che ha dichiarato di non essere affatto a conoscenza 
dell'incontro avuto con il Rizzotto e che questi spiegava dell'affaire sito 
internet e sulle modalità delle spartizioni della somma di denaro pari a 
72.000 euro tra gli indagati, ndr): quest'ultimo, sentito dal pm, pur 
confermando sia l'incontro presso lo studio dello Zabatta a fine agosto del 
2003 avente ad oggetto la vicenda del sito internet e lo stretto 
collegamento tra lo Zabatta e Scotti Michele, si è esibito in dichiarazioni 
lacunose e reticenti mostrando di "non ricordare" che il Mollo e il Montagna 
gli avessero ricordato la vicenda della spartizione dei soldi correlata alla 
creazione surrettizia del sito internet, né che di tanto avesse parlato il 
Rizzotto quella sera. E davvero tale difetto di ricorso è incomprensibile 
per il rilievo avuto dalla vicenda proprio nell'ambito politico di cui lo 
Scotti era responsabile. Né, d'altra parte, le dichiarazioni del Rumolo, 
Mollo e Montagna appaiono animate da intenti calunniosi: effettivamente 
l'appartenenza politica comune con il Rizzotto fuga ogni sospetto di 
impiantare accuse strumentali ad operazioni "politiche"". Su questa vicenda, 
ovviamente, ci sarà anche l'intervento del tribunale del riesame, a cui 
ricorrerà la difesa per cercare di ottenere l'annullamento della ordinanza 
di custodia cautelare agli arresti domiciliari sulla base dell'assenza delle 
esigenze avendo i tre indagati nessun ruolo che possa suffragare l'ipotesi 
dell'inquinamento delle prove. 


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