[LUG-Ischia] Free culture? “Comunisti” dice Gates

Linux User Group Ischia info@lug-ischia.org
Mar 8 Feb 2005 10:57:42 CET


Free culture? “Comunisti” dice Gates
La fabbrica dei bidoni 

Dopo le dichiarazioni di Bill Gates sugli oppositori dell’attuale sistema di 
copyright, le polemiche infuriano. Come sempre in questo controverso 
settore. Con un’aggravante: proprio in questo periodo, l’Europa deve 
decidere se cambiare il suo sistema di protezione del copyright e ascoltare 
le major oppure lasciare tutto come sta. 

Bill Gates, uomo che parla sempre a favore dei suoi principali clienti, 
voleva sicuramente far piacere alle major della musica e dei film – dalle 
quali vorrebbe attualmente farsi aiutare nella grande alleanza anti-iPod che 
vorrebbe costruire – quando, in un’intervista a New.com, alla domanda «Ci 
sono molti che vorrebbero restringere il potere del copyright. Lei pensa che 
il sistema della proprietà intellettuale dovrebbe essere riformato?», Gates 
ha risposto: «No. Le persone che credono nel sistema della proprietà 
intellettuale sono numerose oggi più che mai. Quelli che vorrebbero 
eliminare gli incentivi per i musicisti, i registi e le case di software 
sono una sorta di moderni comunisti». 

A fronte di questa presa di posizione, una grassa risata si è sentita 
online: blog, siti e gruppi di discussione si sono messi al lavoro per 
commentare questa uscita di Gates. Le critiche più ricorrenti, peraltro un 
po’ troppo allineate su uno stile polemico, ricordavano i processi 
all’Antitrust, le accuse, le condanne e i patteggiamenti per il 
comportamento monopolistico della Microsoft e l’incongruenza di tutto questo 
con la rinnovata foga liberista di Gates. 

Più serie le critiche di merito: Gates dimentica che i difensori dei 
creative commons, dell’open source e delle altre soluzioni che si richiamano 
alla free culture proposta dai vari Richard Stallman e Lawrence Lessig, si 
basano sul copyright e semplicemente ne fanno un uso diverso. Non la 
mercificazione di ogni angolo della vita quotidiana: ma lo spazio di libero 
scambio delle idee. Non è il principio della proprietà intellettuale ad 
essere messo in discussione: ma il suo trattamento da parte delle grandi 
major. 

Gates, che peraltro non è uno sprovveduto, non è fortunato con il suo uso 
della parola “comunisti”. Si ricorda di quando ha definito “comunista” un 
suo dipendente che nel 1995 gli suggeriva di dare gratis il browser in Rete 
per entrare nel business di Internet. Ma quel “comunista” aveva ragione: e 
sei mesi dopo se ne sarebbe accorto anche Gates. 

Sta di fatto che Gates ha definito “comunisti” gli oppositori all’attuale 
sistema del copyright per portare lo scontro a livello politico e ovviamente 
attirarsi il consenso di coloro che non se ne intendono troppo ma sono 
comunque contrari ai “comunisti”. A questo punto, per Gates, la 
contrapposizione è tra chi è pro o contro la proprietà, tout court, 
intellettuale e non. 

Un’ultima nota: i sostenitori della free culture vogliono liberare le idee 
dalle costrizioni del copyright. I comunisti avevano in mente tutto tranne 
che l’obiettivo di “liberare le idee”. Il loro sistema di controllo sulle 
idee era totale. Gates non ha fatto in tempo a studiare il problema. 

Luca De Biase – 9 gennaio 2005 

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