[LUG-Ischia] Repubblica.it : via alla guerra, France Presse fa causa a Google

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Lun 21 Mar 2005 17:18:11 CET


http://www.repubblica.it/2005/b/rubriche/scenedigitali/napsternews/napsterne 
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Napster-News, via alla guerra
France Presse fa causa a Google 


E' COMINCIATA la battaglia di Napster-News. Non poteva non succedere. 
L'agenzia di notizie France Presse ha fatto causa a Google, accusato di 
pubblicare senza autorizzazione fotografie, titoli e sommari di articoli di 
proprietà del servizio stampa francese. La richiesta è pesante: 17,5 milioni 
di dollari per i danni pregressi e per il futuro l'ingiunzione a Google di 
smettere e mai più ridar luogo al quel tipo di comportamento. Ora tutto è in 
mano agli avvocati e ci vorrà qualche tempo prima che si arrivi a una 
decisione. Dalla sua parte Google ha una decisione precedente di una corte 
statunitense che ha definito legittimo il link di articoli e foto, purché, 
per l'appunto, il collegamento porti al sito originale (Cosa che il motore 
di ricerca fa). A sostegno di Brink e Page c'è anche la prassi generalizzata 
su internet da anni (senza i link la rete non esisterebbe). Ma France Presse 
non è un giornale e questo è un caso destinato a far scuola. Per più motivi. 

Google ha varato da tempo un servizio che esce in tute le principali lingue 
del mondo, quello che tutti conosciamo come Google News (GN). L'aspetto 
strano del caso France Presse (AFP) è che in genere GN linka i pezzi dei 
giornali e delle altre fonti sulla base di accordi espliciti. Non ce n'erano 
stati con AFP? Sembra strano. Forse la questione sta nell'estensione 
dell'informazione prelevata dal sito originario e riportata su quello del 
motore di ricerca, in particolare c'è il problema delle foto. Lì c'è poco da 
citare: o la foto la pubblichi o non la pubblichi. E se decidi farlo, il 
proprietario di quelle immagini ha comunque ricevuto un danno. La questione 
è aperta anche per altri aspetti, perché segnala l'aprirsi a tutto campo 
della battaglia di NapsterNews, cioè dell'uso più o meno indiscriminato 
delle notizie su internet. Una battaglia che riguarderà presto anche la 
televisione. 

Che una parte degli utenti della rete veda i mezzi di informazione come 
dinosauri ancora più vecchi delle case musicali, non è un mistero per 
nessuno. Ma qui è in ballo per molti una vera e propria questione di 
sopravvivenza, e non è un caso che la battaglia muova proprio da una agenzia 
di stampa. Un giornale, di cui vengano riportati un titolo, le prime righe 
dell'articolo e altre indicazioni, riceve un danno immediato da quella 
esposizione. Ma in seguito ne viene ricompensato (almeno questa è la teoria 
di coloro che accettano di essere linkati). L'argomento di costoro è che poi 
il lettore, se vuole leggere per intero il servizio, deve comunque andare 
sul sito del giornale e che in questo modo verrebbe rafforzato la forza del 
brand della testata. Ma un'agenzia è indifesa perché non ha un prodotto 
completo. La notizia non è che un mattone nell'edificio di un giornale, 
mentre per l'AFP è un bene in sé. Ecco perché France Presse attacca. Perché 
l'aggregazione di notizie la tocca nel cuore del suo business. E fosse solo 
una questione che riguarda Google, ormai sono molti gli aggregatori di 
notizie in giro per la rete. 

I giornali - anche questo sul quale state leggendo - hanno da tempo 
accettato la sfida del link libero, dei "feed RSS" (con i quali l'utente 
vede tutti i titoli ma poi deve collegarsi al sito per leggere il pezzo), 
insomma hanno accettato di misurarsi in campo aperto. Non si sono comportati 
come le case musicali, lanciando la guerra degli avvocati. Ma è inutile 
negare che la logica dei grandi aggregatori - i motori di ricerca, i grandi 
provider, i siti delle aziende di telecomunicazioni - giocano "contro" i 
media della parola, perché propongono all'utente un omogeneizzato 
informativo che a molti lettori, come dieta, potrebbe anche bastare. 

Cosa succederebbe se domani un hacker compilasse un programma di ricerca 
news che, in luogo dell'educato e concordato filtering dei motori di 
ricerca, pescasse interi articoli e li ridistribuisse senza alcun permesso? 
Domanda oziosa: avviene già. Attorno ai media tradizionali, la logica di 
disintermediazione di internet ha già sparso gli stessi ordigni che han 
fatto saltare la case musicali e che fanno tremare Hollywood. Il mondo dei 
produttori di contenuto è sotto attacco. La Napster-guerra delle notizie è 
in atto da tempo, soprattutto perché una buona metà del pubblico pensa che 
sia giusto non pagare alcun contenuto, non la musica o i film, e tantomeno 
la cronaca. Ma forse è toccato ai giornali dare la risposta più 
intelligente. 

La specificità della notizia è che essa è un flusso continuo. I grandi siti 
di news danno notizie "sul tamburo", breaking news, aggiornamenti continui. 
E i commenti, l'inchiesta, il giornalismo di qualità che nel giorno 
successivo si sviluppano sul giornale stampato completano il prodotto 
notizia. Questo avviene oggi, e avverà domani, perché le notizie "non 
finiscono". Musica e cinema immettono sul mercato prodotti che sono 
"segmenti", intercettati i quali, tutto è perduto. La notizia rinasce ogni 
giorno e ogni giorno ha bisogno di approfondimento, ogni giorno la sua 
"musica" è diversa. Il giornalismo non perderà la guerra delle napsternews, 
anche se tanta acqua andrà perduta lungo i tubi. Non perderà, se non avrà 
paura delle "macchine". 

(21 marzo 2005)



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