[TiLUG] Schneier: Il valore della privacy

gi0@autistici.org gi0@autistici.org
Mer 28 Giu 2006 17:21:29 CEST


Ciao a tutt*,
viste le email di questi giorni su gpg e privacy
colgo l'occasione per postare in lista un interessante articolo
di Bruce Schneier, apparso proprio su cryptogram di questo mese.

Per chi non conoscesse l'autore due link per capirci qualcosa:
  http://en.wikipedia.org/wiki/Schneier
  http://schneier.com/blog/

per i pigri: e' uno dei piu' grandi divulgatori di argomenti 
riguardanti la crittografia,  crittanalisi e questioni relative alla 
sicurezza.
nonche' co-designer di algoritmi come blowfish, twofish, fortuna....

ecco l'articolo, di cui consiglio la lettura soprattutto al pigro 
DarkMaster (rtfm rulez)

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Il valore della privacy

Il mese scorso la rivelazione di un ennesimo tentativo di sorveglianza
della NSA ai danni dei cittadini americani ha riacceso il dibattito
sulla privacy. Chi è a favore di programmi di questo genere ha tirato
fuori la solita domanda retorica che si sente ogni volta che i difensori
della privacy si oppongono ai controlli d'identità, alle telecamere di
sorveglianza, ai database enormi, al data mining e ad altre misure di
sorveglianza all’ingrosso: “Se non state facendo nulla di male, che cosa
avete da nascondere?”.

Alcune risposte intelligenti: “Se non sto facendo niente di male, allora
non c’è ragione di osservarmi. “Perché è il governo a definire che cosa
è male, e cambia questa definizione di continuo. “Perché potreste fare
qualcosa di male con le informazioni che mi riguardano. Il mio problema
con queste battute sagaci, per giuste che siano, è che accettano tutte
la premessa per cui privacy significa nascondere qualcosa di male o di
sbagliato. Non è così. La privacy è un diritto umano intrinseco, e un
requisito per mantenere la condizione umana con dignità e rispetto.

Due proverbi spiegano il concetto ancor meglio: "Quis custodiet ipsos
custodes?" (“Chi sorveglierà i sorveglianti?”) e “Absolute power
corrupts absolutely” (“Il potere assoluto corrompe assolutamente”).

Il Cardinale Richelieu comprese il valore della sorveglianza quando
disse mirabilmente: “Datemi sei righe scritte dall'uomo più onesto, e ci
troverò qualcosa per farlo impiccare. Si osservi qualcuno per un tempo
abbastanza lungo, e si scoprirà qualcosa per cui farlo arrestare, o
quantomeno per ricattarlo. La privacy è importante perché senza di essa
le informazioni ricavate dalla sorveglianza verranno abusate: per spiare
qualcuno, per rivenderle ai commercianti, e per spiare nemici politici,
chiunque essi siano in quel momento.

La privacy ci protegge dagli abusi di chi detiene il potere, anche se
non stiamo facendo niente di male mentre veniamo sorvegliati.

Non facciamo niente di male quando facciamo l'amore o andiamo al bagno.
Non stiamo volontariamente nascondendo nulla di particolare quando
cerchiamo un angolo tranquillo per riflettere o conversare. Teniamo
diari privati, cantiamo nella privacy della doccia, scriviamo lettere ad
amanti segreti per poi bruciarle. La privacy è un’esigenza umana essenziale.

Un futuro in cui la privacy avrebbe dovuto affrontare ripetuti attacchi
e minacce era talmente estraneo agli artefici della Costituzione
americana che non pensarono nemmeno di definire la privacy come un
preciso diritto. La privacy era intrinseca alla nobiltà del loro essere
e della loro causa. Ovviamente essere osservati nella propria dimora era
assurdo. La semplice osservazione era un atto così indecente da
risultare inconcepibile fra i gentiluomini di quell’epoca. Si tenevano
sotto osservazione i criminali in prigione, non i liberi cittadini.
Ognuno era padrone nella propria casa. È parte essenziale del concetto
di libertà.

Perché se veniamo osservati in ogni cosa che facciamo, siamo
costantemente esposti a correzioni, giudizi, critiche, persino al plagio
della nostra unicità. Diventiamo bambini, incatenati e sotto continua
osservazione, sempre col terrore che, oggi o in un futuro incerto, la
trama di azioni che ci lasciamo alle spalle possa essere ripresa per
implicarci, per mano di qualsiasi autorità ora concentrata su quelle
azioni innocenti, che in passato erano anche private. Perdiamo la nostra
individualità, perché tutto quel che facciamo è osservabile e
registrabile.

Quanti di noi negli ultimi quattro anni e mezzo si sono fermati durante
una conversazione, colti improvvisamente dal sospetto che qualcuno
potesse essere in ascolto di nascosto? Magari era una conversazione
telefonica, o uno scambio di email o di messaggi in chat, o una
chiacchierata in un luogo pubblico. Magari si parlava di terrorismo, di
politica o dell'Islam. Ci blocchiamo all'improvviso, temendo per un
istante che le nostre parole possano essere decontestualizzate... Poi
ridiamo della nostra paranoia e passiamo oltre. Ma il nostro
comportamento è cambiato, e le nostre parole lievemente corrette.

Questa è la perdita di libertà che affrontiamo quando veniamo privati
della nostra privacy. Questa era la vita nell’ex Germania dell’Est o
nell’Iraq di Saddam Hussein. E sarà il nostro futuro se lasciamo che un
“occhio” costantemente invadente entri a osservare la nostra vita
privata.

In troppi definiscono il dibattito secondo la linea “sicurezza in
opposizione alla privacy. La vera scelta è invece libertà in
opposizione al controllo. La tirannia, che si sviluppi dalla minaccia di
un attacco straniero o dalla continua sorveglianza interna da parte
delle autorità, è sempre tirannia. La libertà richiede la sicurezza
senza intrusione: sicurezza PIÙ privacy. L'onnipresente sorveglianza da
parte delle forze dell’ordine è la pura e semplice definizione di uno
stato di polizia. Ed è per questo che dovremmo difendere la privacy
anche quando non abbiamo nulla da nascondere.

Una versione di questo articolo è originariamente apparsa su Wired.com.
<http://www.wired.com/news/columns/0,70886-0.html>

Il commento di Daniel Solove:
<http://www.concurringopinions.com/archives/2006/05/is_there_a_good.html>
oppure <http://tinyurl.com/nmj3u>
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