[trashware] comunicazione e pensiero sostenibili
isotope@tin.it
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Mer 25 Apr 2007 22:30:45 CEST
Ciao a tutta la lista,
come mi ha fatto notare Marco F., sono stato
un po' sconclusionato nel quotare i messaggi altrui nelle mie risposte
alla lista. Questo perché ricevevo la lista in forma di digest e non
sapevo come rispondere singolarmente. Ora ho cambiato le impostazioni
ma ancora per oggi devo rispondere in modo poco "ortodosso". Me ne
scuso e mi auguro che da domani il problema sia risolto.
Rispondo ad
Accattone, quando dice:
>Cambia radicalmente la visuale,
uscendo
dall'ottica "Siete una massa di pecoroni che guarda la TV, non
ci
possiamo fare niente con voi" a "Proviamo a darvi un punto di vista
diverso, vediamo che ne pensate...". Il problema e': come farlo? Non
so,
non sono un esperto di comunicazione. Ma credo che tutti e tutte
noi
dovremmo sforzarci di lavorare un po' di piu' sulla comunicazione.
E' esattamente quello che penso anch'io ed è quello che intendo anche
quando parlo di interdisciplinarità.
Tanto nel settore
dell'informatica, quanto in qualunque altro aspetto della
sostenibilità, la strategia che si è dimostrata ad oggi più efficace è
l'approccio "olistico" e "sistemico" ai problemi. L'insostenibilità
dell'attuale sistema di sviluppo è determinata, si può dire
simultaneamente, da cause molteplici e diversificate: cercare di
risolvere i problemi intervenendo sulle singole cause non paga, perché
si agisce sempre "a valle" di un sistema che, di per sé, non funziona e
non si contribuisce a cambiare (in questo anticipo anche la risposta a
Flavio A.).
Provo a spiegarmi: se si cerca di valutare i problemi e le
esigenze delle persone in maniera allargata (in termini funzionali,
sociali, sanitari, economici, ....) è possibile arrivare a una
comprensione più profonda di tali problemi ed esigenze. Se gli
"specialisti dell'informatica" (scusate la generalizzazione) possono
dare un contributo fondamentale in termini di soluzioni tecnologiche e
buone prassi, un aiuto di pari importanza possono darlo anche i
sociologi, gli economisti, i designer, i biologi, i politici (in rari
casi d'eccellenza), gli "esperti di comunicazione", ecc... E'
importante riconoscere che in tutti questi settori e altri, ci sono
moltissime persone che hanno iniziato a interrogarsi sul modo di
coniugare la propria professione con un modello di sviluppo
sostenibile, e tutte queste persone hanno iniziato ad accumulare
conoscenze e competenze preziose anche in altri settori, apparentemente
distanti.
Quello della comunicazione fra professionisti sensibili al
tema della sostenibilità è quindi un primo, importante livello sul
quale intervenire.
Il secondo (sempre a mio avviso) è quello della
comunicazione diffusa, "di massa".
Io non sono un "esperto" di
comunicazione, ma è comunque un settore connesso al mio e nel quale mi
è capitato di lavorare. Una cosa che credo di aver imparato è che la
"massa", per quanto appaia stupida e incosciente, resta pur sempre
costituita di individui, con bisogni e sensibilità che (seppure
condizionati) sono profondamente radicati nella loro persona.
Può
sembrare banale ma, in quest'ottica, il comportamento di massa è un
importante indizio per capire quali sono i punti di contatto fra le
personalità che la compongono. Credo sia l'unico modo per imparare a
parlare contemporaneamente a una collettività e alle singole persone.
Una possibile chiave di interpretazione potrebbe essere "la percezione
del benessere". La mia impressione è che tutti avvertiamo lo stesso
genere di malessere e di insoddisfazione "per il modo in cui va il
mondo" (a parte i "pochi" che ci guadagnano, e parecchio). Questa
insoddisfazione si manifesta nei modi più diversi. Se si riuscisse a
recuperare una percezione più "elementare" del benessere (svincolato
dal concetto di crescita, per esempio) sarebbe forse più facile parlare
alle persone.
Sempre Accatone:
>Ragazzi, che ne dite di organizzare un
incontro a Roma a
settembre? A noi ci prende bene...
Quando vi pare,
se mi fate sapere io ci sarò :)
Rispondo a Flavio A., quando dice:
si tratta di CAMBIARE MENTALITA' in maniera globale (metanoia psike
...
e mi scuso per la grafia ... non conosco il greco) si tratta di
sopravvivere...
il Trashware è forse il primo vero tentativo di
sopravvivere e di
re-imparare a riciclare/riciclarsi...
Oggi non si
recupera piu' nulla ne in elettronica ne in ogni altro
settore.. è piu'
facile comprare nuovo che riparare.
Questo secondo me è la cosa piu'
importante... trashwarizzare per
insegnare una cultura nuova etica ed
meno distruttiva... un qualcosa
che parta dal basso e che si opponga in
ogni modo al dogma
dell'auto-distruzione imposto dall'alto.
Sono
d'accordo quando parli di cambiare mentalità ma mi permetto una
precisazione: senza nulla togliere all'importanza del trashware, è
probabile che non sia il PRIMO tentativo di "re-imparare a
riciclare/riciclarsi"; credo esistano molti esempi anteriori e
ulteriori. C'è chi ci lavora da un sacco di tempo (l'attivismo
ambientale e altri connessi sono esplosi negli anni '70). Non che mi
piaccia contraddirti, giuro :), ma non credo nemmeno che oggi non si
recuperi più nulla. Abbiamo passato decenni di indifferenza ecolgica,
questo è vero, ma ci sono sempre state persone che hanno lavorato sul
"buon senso del recupero". Da diversi anni le iniziative di recupero
sono cresciute moltissimo nel numero e nell'efficacia, e la sensibilità
rispetto al problema si sta diffondendo.
Ma la cosa più importante è
che, da tempo, sono state proposte una varietà di soluzioni
complementari a quella del recupero, che vale la pena considerare:
dalla filosofia "cradle2cradle", alla dematerializzazione, allo
spostamento dal prodotto al servizio, alla biomimesi, all'uso delle
risorse rinnovabili, ai "raggruppamenti industriali", le soluzioni
proposte e le strade percorribili non sono poche e continuano a
moltiplicarsi.
Se vogliamo contrastare un problema così grande ed
evidente agli occhi di tutti, è saggio valutare tutte le possibilità e
adottare ogni misura possibile.
Non vuole essere una predica, ma sono
cinque anni che mi occupo di sostenibilità, cerco di informarmi e di
trovare un modo realmente responsabile di condurre la mia professione.
Proprio perché penso che la comunicazione sia così importante, ho
bisogno di confrontarmi con qualcuno che penso possa condividere le mie
idee almeno in parte. E mi piacerebbe capire in cosa sono condivise,
per costruire un percorso veramente interdisciplinare e partecipato.
Ciao,
s
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