Vostro articolo.

Micky Del Favero blug@lists.linux.it
Tue, 5 Nov 2002 12:27:50 +0100


Alla redazione di Feltre del Corriere delle Alpi
feltre@corrierealpi.it
e p.c. alla mailing list del Belluno Linux User Group
blug@lists.linux.it

Vi scrivo perchè sul vostro articolo di lunedì 4 novembre 2002
intitolato: «Software libero da valutare bene» 
(http://www.corrierealpi.quotidianiespresso.it/corrierealpi/arch_04/belluno/feltre/bf111.htm)
vi sono alcune imprecisioni che desidererei venissero corrette in un
futuro articolo, innanzitutto:

	Esiste ad esempio, ma non è l'unico, un insieme di programmi
	denominato Shoutcast, www.shoutcast.com, prodotto dall'azienda
	Nullsoft, che permette il broadcasting audio, cioè una soluzione
	simile a quella messa a punto dal Ced di Feltre, con programmi
	gratuiti su piattaforma Linux ma anche su piattaforma
	Microsoft. E quest'ultima, è utile ricordare, rappresenta il 90
	per cento dei sistemi operativi installati su personal computer
	nel mondo. Questo insieme di programmi consente praticamente a
	chiunque di fare dello streaming audio (cioè la diffusione audio
	attraverso Internet) anche da casa e senza particolari
	competenze tecniche». 

MuSE e icecast fanno le stesse cose di southcast e per l'utente finale
non c'è differenza alcuna se sul server gira icecast su linux oppure
southcast su windows, tra l'altro icecast richiede meno risorse di
southcast per fare esattamente le stesse cose. Che i prodotti Microsoft
siano installati sul 90% (ma secondo me non sono più dell'80%) dei
computer mondiali non significa che bisogna fregarsene del 10% restante
usando prodotti proprietari, esistono standard (e l'MP3 è tale) che
dovrebbero essere seguiti senza estensioni di dubbia utilità
proprietarie. Se una cosa la può fare chiunque non significa che un non
addetto ai lavori la faccia nel migliore dei modi, anzi il più delle
volte il risultato è di qualità nettamente inferiore a quella che
riuscirebbe ad ottenere un professionista.

	Il cuore della questione, insomma, è quello di valutare bene
	esigenze e soluzioni: il sistema operativo Windows si paga, è
	vero, ma è il più diffuso e quindi l'utente ha una maggiore
	possibilità di trovare il programma già pronto e standard che fa
	al caso suo. 
	
Windows non è standard, mentre linux lo è (linux segue posix ad
esempio).

	Per Linux e il free software non ci sono invece licenze da
	pagare ma si tratta di soluzioni solo apparentemente senza
	costi, spiega Fontana, perché i programmi sono sì modificabili
	liberamente, ma bisogna essere capaci di farlo, oppure mettere
	in conto la spesa necessaria per ricorrere a programmatori
	specializzati. «Per lavorare professionalmente al servizio di
	clienti, che pagano per avere un servizio», sottolinea infatti
	Fontana, «c'è bisogno ancora di strutture professionalmente
	capaci e che dispongono di specifiche conoscenze: modificare il
	codice dei programmi sorgenti, anche quelli "free", non è cosa
	di poco conto». 

Significa forse che chi, come Fontana, lavora su windows non è
competente e non deve essere pagato perchè tanto chiunque è capace di
cliccare su un'icona? Non mi pare un discorso serio, ma del resto
per difendere un software che oltre a non essere standard è dimostrato
essere insicuro (e i dati di un comune sono dati sensibili, mi pare)
bisogna proprio avere la faccia tosta.

Confidando in una vostra rettifica saluto cordialmente,

	Micky Del Favero 
	micky@linux.it
	Belluno Linux User Group http://belluno.linux.it
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