Linux Magazine & pubblicità

Zenone linux@nonluoghi.info
Lun 29 Mar 2004 23:15:52 CEST


>Devo dire che non mi aspettavo una "caduta di stile" di questo genere. Ho 
>capito che "business is business", ma la cosa mi pare controproducente anche 
>per la stessa rivista.
>  
>
Non conosco le dinamiche relazionali tra la redazione di una rivista 
specializzata, il gruppo editoriale che la pubblica (in questo caso 
insieme con vari altri periodici di diverso orientamento informatico) e 
l'agenzia di stampa.

Non ho ancora visto LM di questo mese, ma a leggere la descrizione di 
quelle pagine di pubblicità, mi sembra una vicenda quasi paradossale.
Nei giornali, di regola, l'ultima parola sulla pubblicità spetta, 
comunque sia, alla redazione (nella figura giuridica del direttore 
responsabile). Evidentemente, in casi come quello descritto, credo ci 
sia quantomeno un rapporto curioso tra editore e redazione.
È vero che spesso le inserzioni commerciali sono un compromesso per la 
libertà di stampa o per la stessa esistenza di una testata; tuttavia, a 
tutto c'è un limite. E in questo caso (a quanto capisco siamo di fronte 
a un vero attacco all'essenza stessa della linea editoriale) direi che è 
stato valicato. Se fossi il direttore di quella rivista mi congederei 
piuttosto indignato.

Capita che i giornali facciano delle battagli civili, che so, per 
esempio per l'abolizione della pena di morte.
Sarebbe sconveniente se una bella mattina il direttore si trovasse 
alcuni paginoni di pubblicità a opera di comitati in favore della pena 
di morte.
Insomma, vada pure  per la libertà del business, se serve a garantire 
l'esistenza di voci che altrimenti sparirebbero. Ma  la coabitazione tra 
editore, direttore e logiche commerciali che interferiscono con quelle 
professionali ha limiti abbastanza intuibili.

Infine, nel caso specifico: forse non conviene gran che neanche 
all'inserzionista adottare atteggiamenti invasivi, col rischio di un 
effetto boomerang, considerato il target della rivista in oggetto e la 
sua idiosincrasia per le politiche dei grandi produttori di software 
proprietario.

Resta da vedere qual è il grado di conoscenza dei diversi soggetti 
implicati del contenuto delle pagine commerciali; l'ipotesi che sia - 
come suggerisce Marco - completamente ignorato, tuttavia, mi sembra 
cosa, a sua volta, poco confortante. Divertente? No.

Ciao,

zenone






Maggiori informazioni sulla lista blug