[Gulli] Economia-Spalletti-ognisette

Ruggero Morelli ruggeromorelli@libero.it
Dom 8 Gen 2012 07:57:04 CET



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> ITALIA
> Uscire dalla crisi
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> John Maynard Keynes, uno dei più famosi, e citati, economisti da quando Adam Smith ha gettato le moderne basi di questa scienza, nel 1930 ha scritto Possibilità economiche per i nostri nipoti, un paio d'anni fa pubblicato in Italia a cura di Guido Rossi. Logicamente riguarda noi.
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> Nel saggio Keynes prevedeva che saremmo stati otto volte più ricchi dei nostri nonni, in un mondo dell'abbondanza che avrebbe appagato i bisogni “assoluti” di tutti, con il risultato di un'economia che avrebbe cessato spontaneamente di rincorrere una continua crescita non appena raggiunta una diffusa felicità. Questo perché equamente distribuiti i redditi, e gli sforzi per produrlo, avrebbero “accontentato” la popolazione, situazione che a detta di Keynes rappresentava il fine ultimo del capitalismo.
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> La previsione si è dimostrata esatta per quanto riguarda il tasso di crescita ma errata per quello di felicità, iniziando dai paesi più industrializzati, dove nel frattempo è anche crollato l'inganno nascosto nel termine “consumatore”.
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> Questo, infatti, altri non è che un compratore che, per far crescere l'economia, deve acquistare senza sosta: di qui la necessità che la produzione sforni incessantemente nuovi prodotti per generare nuovi bisogni. Altrimenti continua ad essere consumatore solamente quando, disponendo di tutto, sente l'esigenza di sostituire un oggetto: perché si è rotto – di qui la necessità di produrre con materiali di relativa durata e di rendere difficili ed anti economiche le eventuali riparazioni – o perché viene convinto che la sua sostituzione gli offrirà di più. Per esempio facendolo sentire alla moda, ed a questo pensa la pubblicità.
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> Ma cosa capita se il consumatore/compratore non dispone del danaro per continuare ad acquistare? Logico: cala la domanda, quindi si produce meno, quindi si lavora meno, quindi diminuisce ulteriormente il numero dei consumatori/compratori. A meno che per gli acquisti non ci si indebiti per mezzo di carte di credito o attraverso le rateazioni. Fino a che queste sono sostenibili.
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> Tutto ciò è capitato persino in Germania, e cioè in un'economia non soltanto sana ma che godeva del vantaggio di poter sfruttare, in una nazione da poco riunificata, il ritardo, in termini di benessere, dei tedeschi dell'est. Infatti, prendendo in esame i dati di crescita del pil tedesco negli anni dal 2000 al 2006, cioè di un periodo che precede la crisi, scopriamo che è aumentato di 354 miliardi di euro, mentre  l'indebitamento pubblico cresceva altrettanto. Per la precisione di 342 miliardi. Il che significa, come afferma Wolfgang Uchatius su Die Zeit, che “il paese si è fatto prestare il benessere” perché “la crescita è stata fasulla”.
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> Ebbene, se tutto questo è successo in Germania, mal ne incoglie all'Italia che, rispetto ai tedeschi, ha visto venir meno molto prima la possibilità di supplire con le esportazioni alla diminuzione di domanda interna che s'avvicinava, sino a raggiungerla, alla saturazione.
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> Ora, per quanto ci riguarda, il governo Monti ha il paradossale vantaggio di poter prendere diversi provvedimenti a costo zero per adeguarci agli altri paesi.
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> Per farlo dovrà, in tempi rapidi, essere capace di rimuovere i privilegi di certe industrie e di certe professioni attraverso le liberalizzazioni, di sbloccare il mondo del lavoro con nuove norme, di abbattere l'evasione fiscale e, infine, di eliminare tanta della burocrazia che ci imprigiona.
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> Tutto ciò è alla portata di Monti e questo rilancerà i consumi interni e le esportazioni: è quello che tutti ci auguriamo.
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> Ma dobbiamo sapere che questo metodo ci salverà solo fino alla prossima crisi: i dati, portati ad esempio, che si riferiscono alla Germania dimostrano che è il meccanismo stesso del capitalismo che non funziona.
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> “Negli ultimi anni le economie dei paesi avanzati hanno prodotto un benessere fittizio, alimentato da consumi crescenti finanziati con il debito. La crisi ha dimostrato che il sistema così com'é non funziona più. É arrivato il momento di cercare un'alternativa”: non è una citazione tratta da una testata della sinistra più estrema ma dal già menzionato settimanale tedesco Die Zeit, socialdemocratico.
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> Il che significa che la sfida di Monti è ad alto rischio, ma che davanti ai nostri nipoti, come direbbe Keynes, ce n'è una ancora più terribile.
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> Anzi, forse davanti ai nostri figli.
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