[RoLUG] Forse [OT] ma interessante: Potere al No Shopping

Fabrizio Pivari pivari@hotmail.com
Mar 16 Nov 2004 15:33:47 CET


Potere al No Shopping
L'Espresso 12/11/2004 di Sabina Minardi
Come difendersi dagli spot e dal mercato? Un manuale dal guru 
dell'anti-consumo
Squilla il telefono di casa. Se dall'altra parte la voce di una sconosciuto 
vi propone l'acquisto di
qualcosa, provate col 'détournement': sedetevi e impugnate voi la 
situazione. "Va bene, parlerò a
lei, ma solo se la smette di leggere quel foglio prestampato e comincia a 
parlarmi come si parla a
un essere umano", suggerisce Lasn Kalle, guru dell'anti-consumo e fondatore 
del movimento di
resistenza al consumismo Adbusters. In alternativa, chiedete perché ha 
accettato quel lavoro di
telemarketing. E convincetelo a trovarsene un altro.
Solo un esempio delle piccole resistenze quotidiane che il leader canadese 
dell'antibrand allinea in
'Culture Jam': manuale di boicottaggio dei consumi, in libreria dal 16 
novembre (Mondadori). Il
manifesto più compiuto di una lunga serie di proteste virtuali e 
dimostrazioni di piazza, strategie di
demarketing e gesti di rottura, "che liberano dagli ingranaggi del mercato, 
e permettono di
assaporare la vita vera".
Ma forse, più che dirci che in fondo siamo tutti un po' malati, afflitti da 
un disordine che ci porta a
consumare costantemente. Che il mondo ha perso in idealismo e innocenza. Che 
prima c'erano la
pioggia e il vento e le voci delle persone, e oggi un rumore di fondo che 
provoca su milioni di
individui inquietanti sindromi auricolari. Più che rievocare piogge acide e 
foche morte, scorie
chimiche e buchi dell'ozono che finiranno per risucchiarci tutti, l'autore 
avrebbe meglio colpito nel
segno invitandoci a una di quelle giornate internazionali di protesta che 
l'hanno reso famoso in tutto
il mondo: i 'Buy Nothing Day', le giornate free-shopping. Lo sciopero 
planetario di 24 ore dai
consumi, che quest'anno scatterà il 26 novembre (www.adbusters.org).
Riunire in un libro l'Adbusters-pensiero, scomodare ecopsicologi per 
spiegare la tendenza al
consumo, liquidare la pubblicità come il più tossico degli inquinanti 
mentali, e suggerire a tutti di
"abolire la cortesia di facciata", "tenere strette le redini del potere", e 
contro questa narcosi di massa
"costruire un fronte globale d'opposizione e tenersi pronti a cavalcare il 
vento quando la rivoluzione
tuonerà in cielo" lascia il gusto di un'abusata retorica. Il gruppo 
canadese, del resto, contro le
invasioni barbariche ha dimostrato più volte di saper alzare la testa: come 
nelle efficaci
controcampagne pubblicitarie, fulminee nello spezzare l'incantesimo degli 
slogan ufficiali. Le tattiche
contenute nel manuale, incomprensibilmente organizzato in quattro parti 
corrispondenti alle
stagioni, già dal linguaggio svelano i loro limiti: "Colpire il sistema, 
sconvolgere l'America. E sulle
rovine della cultura consumistica costruirne una nuova".
I culture jammers, macrotribù dalle varie anime (attivisti verdi, 
fondamentalisti cristiani, anarchici
punk e pubblicitari di alto livello), non aggiungono molto che i 
situazionisti francesi e il guerrigliero
dell'informazione Marshall McLuhan non abbiano già detto. In tempi in cui, 
da Internet al cinema (da
'The Corporation' a 'Super size me') si affinano le armi contro gli 
illusionismi del capitalismo,
sorprende che proprio qui tiri aria di routine. È così scandaloso che gli 
adolescenti di Katmandu
preferiscano Mtv alla locale Nepal Television? Sono ancora i peccati più 
mortali di tutti mangiare da
McDonald's, bere Coca-Cola e, unica novità del campionario, ridere con David 
Letterman?
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