[Scuola] software piratato e software libero

Paolo Brunello reg@paolobrunello.it
Tue Jun 9 18:09:00 CEST 2009


Marco,
grazie mille per gli spunti di riflessione, che come sempre apprezzo  
perché capaci di leggere le cose dall'alto, strategicamente, in  
funzione dell'interlocutore.
Forse dall'esterno avrei suggeristo le stesse cose anch'io, ma  
dall'interno non sono in una posizione tale da permettermi la guerra  
aperta. Il mio più tenace "avversario" tra i miei colleghi ha un  
contratto quinquennale e è nel progetto dall'inizio: è a lui che si  
deve la fanstastica inserzione di MS Office nei programmi  
ministeriali. Io invece sono stato ingaggiato con contratto locale di  
consulenza esterna per soli 8 mesi e il mio contratto scade questo  
mese (sto aspettando che deliberino su un eventuale rinnovo per il  
prossimo anno scolastico, durante il quale prevederei di fare 3  
missioni brevi di un mese a ottobre, gennaio e aprile, e per il resto  
fare un monitoraggio a distanza da Londra, dove mi trasferisco per  
darci dentro sul dottorato che sto facendo su questo stesso progetto).  
È chiaro che se solo subodorano che gli sto mettendo la tagliola sotto  
le foglie, salta tutto: il progetto, vanificando gli sforzi fatti  
finora con i miei apprendisti sysadmin burundesi e il mio dottorato,  
visto che non mi permetteranno di continuare a studiare queste  
dinamiche, né di pubblicarle poi, con risultati che quindi a mio  
avviso risulterebbero ancora più controproducenti.
Inoltre ti confesso che nutro i miei dubbi che la FSF Europea sia in  
grado di sollevare l'opinione pubblica europea contro la mia agenzia  
di cooperazione che lavora nel remoto Burundi, così come non credo che  
attualmente la FOSSFA sia così potente da poter fare altrettanto qui,  
dove l'anno prossimo ci sono le elezioni e queste questioni non  
riscuotono il minimo interesse da parte dei non specialisti.

Credo quindi che al momento sia più saggio che continui a lavorare da  
insider, che comunque sto installando dei server linux e creando un  
primo avanposto burundese di software libero, seppure con le  
difficoltà che vi ho illustrato. Così facendo avrò modo poi di  
elaborare una strategia d'azione più organica, partendo da una  
posizione più robusta.

Paolo

Le 8 juin 09 à 09:12, M. Fioretti a écrit :

> On Sat, Jun 06, 2009 18:33:42 PM +0200, Paolo Brunello wrote:
>> Ciao,
>> mi trovo in una situazione difficile nel mio progetto qui in
>> Burundi, in quanto tutti i miei sforzi di promuovere l'uso del
>> software libero vengono osteggiati con forza dai miei colleghi
>> (europei)
>
> Riparto da qui sia per rispondere in generale a Paolo sia per un paio
> di commenti altrettanto generali sulle altre risposte viste finora.
>
> Per quanto riguarda il problema di Paolo, non c'è peggior sordo di chi
> non vuol sentire o di chi, in effetti, NON ha il problema che tu
> sai/vuoi risolvere (vedi sotto). Ho l'impressione, che ovviamente
> spero sia errata, che se tutti gli argomenti presentati ieri su questa
> lista avessero una qualche rilevanza per le persone che lui ha
> effettivamente davanti lì e ora, Paolo sarebbe già riuscito a
> convincerli da un pezzo senza aiuti esterni, visto che a queste cose
> ci crede davvero.
>
> In casi del genere, la strada più efficace che rimane, se non l'unica,
> potrebbe essere far intervenire i media e organizzazioni
> specializzate, sia in Europa che in loco, in modo che *loro* mettano
> alle strette chi non fa il proprio dovere. Esempi:
>
> In Europa: questi "colleghi" sono un'organizzazione finanziata con
> fondi pubblici, magari UE? Se sì, perché non segnalare il problema a
> FSF-Europa e ai parlamentari/ candidati alle Europee di quel paese che
> si sono impegnati per il software libero ( vedi
> http://freesoftwarepact.eu/), ai LUG e gruppi tipo ASSOLI dell'area,
> eccetera? Scatenargli addosso una campagna stampa mirata, in casa,
> potrebbe avere lo stesso effetto positivo già avuto a suo tempo con la
> CRUI, vedi link nel mio primo messaggio.
>
> In Burundi, e in Africa: stessa strategia, ma puntando il dito sul
> neocolonialismo, visto che lì avrebbe molto più presa di quello che
> avrebbe effetto in Europa. Segnalare l'iniziativa di evidente
> neocolonizzazione alle organizzazioni, giornali, radio locali,
> eccetera, suggerendogli di chiederne la ragione pubblicamente ai
> responsabili burundesi del progetto.
>
> Per mosse del genere, i contatti iniziali sono www.fossfa.org, Eacoss
> e tutte le altre organizzazioni/persone menzionate in
> http://www.tectonic.co.za/?p=1158 o i membri della mailing list
> http://globalcn.tc.ca/mailman/listinfo/aflug
>
> é perfettamente possibile che (almeno nella parte africana) una
> strategia del genere sia irrealizzabile per Paolo, ma se lo è potrebbe
> dare molti più risultati che sperare nell'apertura mentale di persone
> che hanno già dimostrato di non averla. Come metterla effettivamente
> in pratica... non lo so, dipende dalle condizioni sul campo e dalle
> singole persone coinvolte, quindi mi fermo qui.
>
> Seconda parte del messaggio, cioè "commenti altrettanto generali sulle
> altre risposte viste finora". Questo caso è un perfetto esempio di
> come parecchi slogan non siano affatto leggi fisiche universali ma
> criteri validi solo in certi contesti. Stabilità del software libero e
> aggiornamenti automatici via Internet sono assolutamente irrilevanti
>
> (anzi, nel secondo caso sono un problema) in luoghi dove non c'è banda
> larga oppure la corrente va via ogni due ore.
>
> Il discorso della lingua, cioè avere un'ambiente *completamente*
> localizzato ha molto più potenziale, ma forse solo a livello di
> istruzione base, non di CAD.
>
> Quanto al CAD, purtroppo la qualità di Autocad vs quella di
> alternative GPL conta poco o nulla se ciò che questi tecnici dovranno
> fare è, in gran parte, rielaborare/mixare progetti già incatenati nei
> **formati** proprietari di Autocad, e questo s'è già detto su questa
> lista. Anche qui, se possibile forse conviene parlare solo della
> dipendenza nel lungo termine.
>
> Marco
>
> PS: spunti ed esempi generali su questi temi si trovano qui:
>
> http://mfioretti.com/it/culture-diritti-civili-societ-dellinformazione
> http://mfioretti.com/it/come-formati-dei-file-favoriscono-innovazione-cittadinanza-attiva-mercati-davvero-liberi
>
> -- 
> Your own civil rights and the quality of your life heavily depend on  
> how
> software is used *around* you:            http://digifreedom.net/node/84
> _______________________________________________
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