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Manuele Rampazzo manu@linux.it
Sab 16 Giu 2007 19:22:54 CEST


Ciao Hal,
l'argomento scivola fuori dal trashware, ma è interessante ed il
confronto con te e le tue opinioni è sempre stimolante! :-)

Il giorno sab, 16/06/2007 alle 15.48 +0200, Hal ha scritto:
> Il fatto che il corso lo stia facendo un'associazione (suppongo "di
> volontariato") cambia un po' le cose. Il prezzo di iscrizione in tal
> caso dovrebbe essere, secondo me, molto basso 

secondo me che un corso (d'informatica libera, in questo caso) debba
necessariamente avere un costo "molto basso" per gli utenti qualora
questo venga promosso da un'associazione non è strettamente corretto:
ritengo casomai che una miglior definizione sia "prezzo equo", per
quanto sia più che cosciente della "relatività" dell'equità :-) questo
per una molteplicità di motivi... Provo a far alcuni esempi:

- per un'associazione che abbia come fine ultimo statutario la
realizzazione di corsi il "costo equo" potrebbe essere inferiore
rispetto a chi invece intende i corsi _anche_ come fonte di
finanziamento per ulteriori attività statutarie dal budget
dichiaratamente negativo (il corso come raccolta fondi);
- ci può essere poi la considerazione, affidata al buon senso, della
qualità del corso, per cui credo che un corso totalmente amatoriale
debba aver costi per l'utenza differenti rispetto ad uno organizzato in
modo semi-professionale, che richiede maggiori preparazioni;
- ci sono le n-mila spese materiali, dalla benzina ai materiali, che
possono variare anche parecchio da occasione a occasione;
- c'è anche una problematica di fidelizzazione dell'utenza, che in
alcuni casi tende a trascurare quanto riceve gratuitamente;
- ecc. ecc. ecc.

> e il ricavato destinato agli scopi dell'associazione così come dichiarati da statuto.

Del resto ci sono anche norme che parlano ben chiaro, sulla necessità di
reinvestire i vari "utili" negli obiettivi statutari... altrimenti tanto
vale smetterla di far finta e aprirsi l'aziendina che organizza corsi,
anche se a quel punto i corsi costeranno di più, ecc...

Proprio su questo punto bisognerebbe porsi qualche domanda riguardo la
problematica della "concorrenza" verso la docenza professionista,
ovvero: è moralmente corretto che un'associazione non-profit si metta a
far corsi d'informatica a costi *totalmente* fuori mercato, causando
forse in questo modo un danno a chi fa il docente di professione con una
concorrenza sleale? Coprirsi con la foglia di fico della "non
professionalità" del corso organizzato dall'associazione è sufficiente?

Una persona potrebbe venire da me volontario che il corso glielo faccio
gratis, tanto ho già un altro lavoro, anziché da uno che il corso glielo
fa pagare un po' perché con quei soldi ci deve mangiare...

Chiaramente il problema è lo stesso di altri ambiti, ma forse
l'informatica, come al solito, tende a rendere più semplici alcune
situazioni "border line"...

Ciao,
Manu

-- 
"È ricercando l'impossibile che l'uomo ha sempre realizzato il
possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva
loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo."
Michail Bakunin (1814 - 1876)



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