[Flug] Resistenza culturale
Marco Ermini
markoer@usa.net
Lun 17 Mar 2003 07:06:57 CET
On Mon, 17 Mar 2003 00:10:55 +0100, Rocco Cento <roccocento@libero.it>
wrote:
[...]
> La Toscana è al vertice della riflessione politica e ideologica intorno a
> questi sistemi, ne è prova il numero di pubbliche amministrazione che
> hanno dimostrato sensibilità e interesse in questa direzione: un record
> per il Paese.
Cioe' due? (Firenze ed Empoli)?...
> In Piemonte siamo ancora in età paleolitica, sia per l'Open Source sia per
> la sensibilità ideologice che ci sta dietro.
>
> L'Open Source è esattamente quanto si sostiene su Golem e forse anche più:
> è libertà creativa, è conoscenza della tecnologia, elaborazione
> tecnologica, progresso e controllo degli strumenti di produzione.
> Paradossalmente, si potrebbe affermare che l'auspicato controllo di questi
> mezzi, teorizzato da Marx ed Engels, sia proprio alla nostra portata,
> almeno in questo settore.
L'Open Source con Marx ed Engels c'entra davvero, veramente poco, in quanto
NON parla di controllo dei mezzi di produzione. Hai presente come e' fatta
una srl che lavora con l'Open Source? e' fatta esattamente come una srl che
lavora con prodotti Microsoft, cioe' c'e' un padrone e ci sono i dipendenti,
il padrone possiede i computer, la connessione ad Internet e tutto il resto;
il padrone vende un software a 100, paga lo stipendio ai suoi dipendenti, e
ci trae il "giusto profitto". L'unica differenza e' che il software e'
rilasciato con una licenza diversa che, grazie alla sua natura intriseca,
permette (semplificando) il miglioramento e la maggior sicurezza di quel
software.
Nessun "profeta" dell'Open Source o del free software ha mai parlato di
sconvolgimenti di meccanismi economici. Gli unici che l'hanno fatto sono
stati "certi" che hanno fatto del "rant" (per usare un'espressione di Simo
Sorce) mescolando (perche' volevano strumentalizzare, o perche' sono
semplicemente ignoranti) concetti assolutamente non legati come "copyleft"
con la "sinistra" in senso "politico". In realta', non c'e' niente di piu'
borghese e capitalista della filosofia di GNU, che non e' altro che
l'esasperazione all'ennesima potenza NON della condivisione dei mezzi di
produzione, ma del *libero mercato*, o, al *massimo*, della "liberta' di
agire e di parlare" in senso "americano" (che poi chiunque abbia letto due
righe di Chomski sa benissimo che alla fine, ridotta ai minimi termini, non
e' altro, ancora una volta, che il libero mercato rigirato in forma
ideologica).
Chi quindi e' in cerca di una nuova "bandiera" per il proprio "sol
dell'avvenire" farebbe bene a cercarsi una nuova fonte di ispirazione. Il
free software puo' rappresentare al massimo, come profondita' ideologica e
di principi, l'ennesimo fiocchetto colorato da mettere su un sito web...
capisco che la crisi della sinistra sia profonda, ma non credo lo sia
*tanto* da ricercare nuove fonti in una ennesima forma di americanismo.
> E' fondamentale, e strategicamente decisivo, questo passaggio.
>
> Perdendo questo "treno" perderemo la nostra esigua libertà.
> Né va dimenticato il grande impulso dato al software libero proprio in
> Europa, e non a caso.
Sicuramente bisogna contrastare direttive come l'EUCD, perche'
innegabilmente sono una restrizione delle liberta' di tutti. Che il dominio
dei promotori del free software si intersechi, parzialmente, con il
dominio dei promotori di queste iniziative e' altrettanto significativo.
Pero' io ci andrei molto, molto piano a fare certe generalizzazioni
ideologiche. E lo dico in primo luogo come persona "di sinistra", che non
vuole scialacquare i propri contenuti e le proprie idee in modo improprio.
> A quanto sostenuto da Golem, io aggiungerei ed enfatizzerei proprio
> l'aspetto libero e creativo: desideriamo essere consapevoli di ciò che
> facciamo, lo desideriamo per ragioni di conoscenza, lo desideriamo per
> ragioni di libertà, lo desideriamo per ragioni di riservatezza, lo
> desideriamo perché è nostro dovere sottrarci all'omologazione, al
> controllo della nostra produzione e del nostro pensiero.
>
> Non affermo queste cose perché temo di essere spiato da polizie
> informatiche di varia qualità, le dico solo perché la "rivoluzione" a cui
> ambisco è una sterzata ideologica, non violenta, cosciente e consapevole;
> è la rivoluzione che produce fiducia nell'uomo e non inganno, diffidenza;
> è una rivoluzione che nega la "morte dell'altro" quale affermazione di sé.
Tutto questo ha comunque assai poco a che fare con l'Open Source... non che
non sia bello o legittimo, ma i legami sono molto flebili.
Io ci andrei piano con certi accostamenti, perche' rischi in ultima analisi
di compromettere proprio i tuoi principi, volendoli per forza legarli a
movimenti che non necessariamente vanno nella stessa direzione...
> I sistemi proprietari riproducono nuovamente antichi schematismi e antiche
> sudditanze, basta.
Questo non e' vero. Come e' falso che i sistemi open siano di per se'
innovativi. Anzi, in quasi tutti i campi della tecnologia sono i sistemi
proprietari che trainano l'innovazione, ed i sistemi open si limitano
spesso a fare una "copia aperta" delle tecnologie chiuse.
La prova piu' lampante e' proprio l'iniziativa contro l'EUCD, che e' una
legge che limita proprio il diritto ad "copiare" le innovazioni dei sistemi
chiusi da parte di quelli "open".
> Ancora una cosa che mi sta a cuore: a mio giudizio bisognerebbe insistere
> sulla diffusione dell'Open Source oltre il solito ambito specialistico;
> Linux dovrebbe fare un "salto" verso un uso più amichevole se desideriamo
> renderlo veramente efficace, sottraendo utenti al software propietario.
>
> Lo stato attuale lo rende solo uno strumento per "iniziati", per quanto
> potente e affascinante, consegnandolo nelle mani di amministratori di
> sistemi piuttosto che dell'utente comune.
[...]
Questo e' ormai un luogo comune... ti assicuro che sbloccare una
installazione di Windows XP bloccata perche' non si e' inserito il codice
prodotto e' piu' difficile che installare una distro aggiornata di Linux su
un PC abbastanza recente.
ciao
--
Marco Ermini
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Perche' perdere tempo ad imparare quando l'ignoranza e' istantanea? (Hobbes)
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