[Flug] Le donne e il software libero a Bologna
Franco Vite
franco@firenze.linux.it
Mar 11 Set 2007 14:36:40 CEST
Alle 14:09 di martedì 11 settembre 2007, Alex ha scritto:
> > riconsiglio, prima di enunciare certi assiomi, di dare una lettura
> > veloce a:
> >
> > Elena Gianini Belotti, "Dalla parte delle bambine. L'influenza dei
> > condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei
> > primi anni di vita", Milano, Feltrinelli, € 8
>
> Letto all'età di 15 anni e condiviso pienamente: fatto mio
> .....
>
> > e forse da parte dei maschietti
> > informatici, a maggior ragione se "liberi", ci vorrebbe un po' più
> > di rispetto e un po' meno superficialità nell'affrontare certi
> > argomenti.
>
> Al di là delle tope in foto,
Che non sono "tope" ma donne.
E già si inizia parecchio male...
Come diceva Moretti taaaanti anni fa, il linguaggio è importante, e
l'uso di certe parole rispetto ad altre indica il tipo di ragionamento
sottostante.
> ritengo che il mio giudizio sulla
> manifestazione non avesse nulla di superficiale: ripeto che ritengo
> inutile e fazioso stabilire una "importanza" delle donne nel mondo
> dell'informatica, così come non c'è una fondamentale "importanza"
> degli uomini come tali: esistono persone che fanno cose, progettano,
> programmano, utilizzano, diffondono.
> Qualcuno mi spiega perchè mai dovremmo sottolineare di che sesso
> sono? Mi dispiace di esser frainteso, credimi, ma son convinto di non
> aver sparato una cazzata maschilista, proprio perchè non lo sono mai
> stato, le donne hanno ottenuto molto lottando, ma mi da un fastidio
> fisico il voler forzare una situazione che non lo richiede,
> conferendole un'impronta femminista.
Devono, non dobbiamo, sottolineare il sesso di chi fa le cose, per il
semplice fatto che viviamo ancora (e, dico io, sempre più) in una
società maschilista in cui l'unica donna cui è permesso di
avere "successo" è quella che è diventata maschio.
Dovrebbe essere inutile (ma non lo è) sottolineare come la maggior parte
delle donne che fanno l'università frequentano facoltà umanistiche e
non scientifiche; che nei posti di "potere" al 99% stanno uomini; etc
etc.
Questo perchè, come spiega benissimo la Belotti nel suo libro, fin da
piccole alle bambine viene insegnato a giocare con le bambole, e non
con gli attrezzi; a preparare le pappine, e non a giocare al piccolo
chimico; a non sporcarsi, che poi sei brutta, etc etc etc.
Non è un caso, quindi, che ci siano poche dottoresse, poche magistrate,
poche avvocate, ancor meno informatiche. Perché sono "lavori da
uomini".
Questo avviene perché nella nostra società, italiana in particolare,
occidentale in generale, c'è una certa visione dellla condizione della
donna e un comportamento sociale, dominante, per cui questa visione
rimane stato delle cose.
Negli anni '60 e fino alla fine dei '70 le donne sono riuscite,
_autonomamente_, grazie in primis al separatismo, a liberarsi, in
maniera parziale ma importante, di questa condizione.
Ora si sta tornando indietro, e diventa normale scrivere «le bimbe hanno
il bisogno sfegatato e viscerale di sentirsi "diverse"», che nel
contesto di questa discussione è semplicemente una posizione
maschilista, oltre che semplicista.
> ovviamente senza polemica :)
ci mancherebbe! :-)
--
Franco
Alle prossime elezioni voterò Bakunin, che purtroppo non è in lista.
Luciano Bianciardi, 8 marzo 1971
-------------- parte successiva --------------
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