[Flug] Fwd: [infoscec:0] Open source in affanno nelle PA
Vladimir Jagodic
tizisaphir@vodafone.it
Ven 12 Nov 2010 09:26:29 CET
Vi inoltro sperando che sarà gradito. Sarebbe semplice ma in Italia tutto
deve andare al ralenti
Vladi
---------- Messaggio inoltrato ----------
Date: 12 novembre 2010 09:11
Oggetto: [infoscec:0] Open source in affanno nelle PA
A: infoscec@googlegroups.com
http://www.corriere.it/economia/10_novembre_11/savelli-open-source_b96dbac0-edac-11df-bb83-00144f02aabc.shtml
*Open source dei software: la legge
lo prescrive. La pratica lo blocca* *Permetterebbero di eseguire, copiare,
distribuire, studiare, cambiare e migliorare programmi e applicativi*
*MILANO* - L'art.68 del codice dell'amministrazione digitale
<http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/codice_amministrazione_digitale/>lo
prescrive. La direttiva 8/2009 del ministro per la Pubblica Amministrazione,
Renato Brunetta, lo mette nero su bianco tra le sue linee-guida. La logica
lo impone. Eppure l'Italia è in forte ritardo sul fronte degli Oss, gli open
source software, gli applicativi a codice di sorgente aperto che consentono
agli utenti di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e
migliorare un programma.
*LO STUDIO ASSINFORM* - Il sistema operativo Linux, il server web Apache e
Open Office, la suite libera in stile Microsoft Office, sono gli esempi di
Oss più immediati. Un rapporto Assinform <http://www.assinform.it/>,
l'associazione nazionale delle aziende di servizi di informatica, ammette
che – nonostante il crescente interesse del legislatore (dalla direttiva
2003 dell'allora ministro, Lucio Stanca, alle commissioni Oss sotto la regia
del successore Luigi Nicolais) – «i dati di utilizzo, sia in termini di
cessione, sia di acquisizione di software, non sembrano evidenziare un grado
di adozione pari alle attese». Eppure, rileva Assinform, ridurrebbero «i
costi di acquisto per le licenze e fornirebbero maggiori garanzie di
sicurezza». Così è una manna per i colossi hi-tech come Microsoft e Oracle,
che non vedono ridursi i profitti derivanti dalla cessione delle licenze. E
un controsenso per Pa ed enti locali, già messi alle strette dai tagli
imposti per ridurre la spesa pubblica e sottoposti a stringenti Patti di
Stabilità.
*IL GAP DEI COMUNI - *Fortemente in ritardo sono soprattutto i Comuni: i
dati diffusi dall'Anci, <http://www.anci.it/>l'associazione che comprende
tutti gli 8.100 municipi, registra «l'82% dei comuni del nord-ovest e il 92%
di quelli dell'Italia centrale che si disinteressano, stanno ancora
valutando o hanno utilizzato solo in qualche caso gli Open Source». Su base
nazionale solo «il 12,5% dei municipi ha una penetrazione reale di software
Os (secondo uno studio
Netics<http://www.netics.it/acm-on-line/Home/Approfondimento/articolo8009963.html>)
e solo «l'11% ha almeno un pc Linux». Eppure nel
Dpef<http://www.tesoro.it/documenti/open.asp?idd=19226>,
il documento di programmazione economico-finanziaria, per il triennio
2009-2011 è calcolata la cifra-monstre di 1,34 miliardi di euro come
contributo a carico dei Comuni per il risanamento dei conti pubblici, per
una riduzione del 18% della spesa totale attuale (elaborazione Ifel,
fondazione Anci).
*IL VALUE FOR MONEY DELLA PA -* La scure imposta agli enti locali potrebbe
attenuarsi dall'eventuale risparmio che si avrebbe adottando i programmi a
licenza aperta. Il criterio “value for money”, sancito dal codice
dell'amministrazione digitale che all'art. 68 prescrive: «la Pa acquisisce
programmi informatici a seguito di una valutazione comparativa di tipo
tecnico ed economico». «Quanto di più disatteso – rileva Angelo Raffaele
Meo, docente al Politecnico di Torino e a capo della Commissione Oss del
2007, ora smantellata –. Ne gioverebbe tutto il sistema-Paese, perché
innescherebbe uno shock positivo anche in termini di economia reale.
Aumenterebbe le competenze di ciascuno, creerebbe posti di lavoro per la
manutenzione degli strumenti informatici e eviterebbe la dispersione di
milioni di euro che ogni anno l'Italia destina ai giganti Usa del settore».
*COORDINAMENTO NAZIONALE* - Intanto, a causa di costi eccessivi, il
ministero per la Pubblica Amministrazione, che sovrintende al
DigitPa<http://www.digitpa.gov.it/>
(l'evoluzione del Cnipa, il centro di coordinamento nazionale per
l'Informatica nella Pa) ha di fatto sospeso qualunque attività di
monitoraggio degli Oss su scala nazionale, tant'è che il dirigente preposto
«è in attesa di indicazioni dai vertici» e allora ci si affida al
virtuosismo di isole felici, come la Regione Basilicata – che ha installato
una piattaforma open source per la gestione dei contenuti sul web – e il
municipio di Modena, che ha imposto l'adozione di Openoffice per tutti i
computer dei dipendenti comunali. Esempi citati anche
dall'Osor<http://www.osor.eu/>,
l'osservatorio europeo per i “programmi liberi”, a testimonianza
dell'attenzione dell'Europa sul tema.
*Fabio Savelli
**11 novembre 2010***
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