[FoLUG]Reymond e la noosfera.

Palmaway folug@lists.linux.it
Thu, 24 Jan 2002 21:44:27 +0100


>Alle 00:13, giovedì 10 gennaio 2002, in merito a [FoLUG]Reymond e la 
>noosfera., Alessandro Ronchi scrive:
>> Chi di voi ha letto questo saggio?
>Io no...
>> In particolare, vorrei discutere con voi dei tabù dello sviluppo
>> opensource.
>> Chi di voi non si incavolerebbe se qualcuno prendesse i vostri
>> sorgenti ed eliminasse il vostro nome, sostituendolo con il suo,
>> senza nemmeno un ringraziamento?
>Amplio oltremodo il discorso: questo è un bell'articolo di Franco 
>Carlini (divulgatore scientifico, esperto di informatica, scrive su La 
>Stampa, il Corsera e il Manifesto, ma non solo); vale la pena d'essere 
>letto:
>
>Il salutare altruismo nel software  

Questo testo è molto bello, ben fatto e documentato, purtroppo per mancanza di tempo ( forse
di voglia ...) l'avevo accantonato e l'ho letto solo un paio di giorni fa. Cmq, portando avanti
l'idea di postare testi che diano spunti di riflessione, voglio dare anch'io il mio contributo:
questa è una delle prefazioni di Appunti di Informatica Libera, quindi molti di voi l'avranno
sicuramente avuta fra le mani e probabilmente anche letta, per gli altri la spedisco qui, a me è
sembrata molto interessante.

Ciao a tutti
Paolo "PalmaWay" Palmieri
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ESSERE SE STESSI, SENZA CONDIZIONAMENTI: CONSAPEVOLEZZA
E RESPONSABILITÀ 

non modificare

Spesso, si agisce in funzione dell'appartenenza a un gruppo, dimenticando di pensare, decidere 
e agire autonomamente e consapevolmente. Spesso le scelte sono dettate dalle mode, cioè dal 
comportamento del gruppo dominante rispetto a quell'ambito particolare, senza pensare e 
senza sapere il perché. Su questa base, si cerca costantemente di convincere gli altri di entrare 
a far parte del «gruppo» a cui si appartiene, quasi per confortare se stessi che la scelta fatta è 
stata quella giusta.

Una scelta non può essere giustificata semplicemente in base all'opera di convincimento di 
qualcuno, o in seguito alla moda. Deve essere ponderata in funzione della propria filosofia e 
delle proprie esigenze.

È assolutamente sbagliato tentare di spingere qualcuno a fare qualcosa per cui non abbia già 
sviluppato una propria volontà in tal senso. In altri termini, è sbagliato l'operato di chi vuole fare 
il «missionario» di questo o quel sistema operativo. Si può essere divulgatori di un'idea, ma ciò 
non deve diventare una guerra di religione, attraverso cui imporla agli altri. Chi è pronto per 
quell'idea, ne seguirà i principi, senza bisogno di «spinte».

Nell'ambito del software libero, sono disponibili diversi sistemi operativi e diverse varianti di 
questi. Libertà vuol dire poter scegliere consapevolmente, ma anche assumersi la responsabilità 
delle scelte fatte. Le discussioni che si fanno su quale sia il sistema operativo migliore, o quale 
sia la distribuzione da preferire, sono perfettamente inutili; nella maggior parte dei casi 
rappresentano quell'atteggiamento già descritto per cui si cerca sempre di «convertire» gli altri 
alla propria scelta.

Per poter fare il proprio bene, ci si riduce spesso a pensare e ad agire in funzione del male per 
gli altri, come se si trattasse sempre di una partita in cui per vincere occorre fare perdere 
l'avversario, esattamente come avviene oggi nell'informatica proprietaria. Seguendo questa 
logica, molti prendono il software libero come una battaglia contro il software commerciale, o 
contro un'azienda particolare. In generale questo è sbagliato, perché il software libero deve 
essere lo strumento di difesa della propria libertà informatica.

Come sempre nell'esistenza umana, è difficile lasciare da parte i sentimenti negativi (odio, 
rivalsa, ecc.) per dare spazio esclusivamente all'idea del proprio bene, ma questo è l'unico 
modo per costruire e agire in senso positivo. Non serve a niente augurarsi la fine della fortuna 
di qualcuno. Non si costruisce distruggendo e non si evolve con le rivoluzioni.

Se è vera la tesi secondo cui il software libero costituisce il futuro migliore nell'ambito 
dell'informatica, ciò potrà succedere solo attraverso la diffusione di tale consapevolezza. 
Non è possibile forzare una convinzione: quando un'idea è buona, la cosa peggiore che si può 
fare è imporla agli altri, come avviene quando si fanno le rivoluzioni.

L'evoluzione umana del nuovo secolo dipenderà dall'informatica. Solo se gli strumenti 
informatici saranno usati e gestiti consapevolmente, si potrà parlare di «evoluzione»; 
diversamente si creerà una dipendenza da ciò che non si conosce e da cui, di conseguenza, 
non ci si può difendere.

Il software libero, è tale perché può essere usato, studiato, modificato e gestito come si vuole, 
senza doversi fidare, senza dover dipendere da qualcun altro per la sua messa a punto. La 
sfida del software libero, non è semplicemente la realizzazione di uno slogan del tipo: «software 
libero, libera copia». È molto, molto di più.

Un'ipotesi di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro è descritta nel capitolo 291; inoltre, chi 
desidera approfondire il problema del condizionamento umano, può trovare altri spunti nel 
libretto di Anna Rambelli, Abbi cura di te, 
<http://master.swlibero.org/~daniele/anima/nfr/nfr.html>.