[FoLUG] Linux nel desktop

Marco Tamburini marco.tamburini@studio.unibo.it
Dom 4 Gen 2004 12:46:54 CET


Alle 10:19, domenica 4 gennaio 2004, Marco Greggi ha scritto:
> Concordo pienamente, da "utonto" novizio devo dire che il mondo di Linux
> mi ha di molto sorpreso. Prima dell'ultimo Linux day, cui ho partecipato,
> di Linux conoscevo assolutamente nulla al di là del nome e di qualche
> parolina buttata là da amici cha fanno informatica o ingegneria
> (io ho studiato tutt'altro).
> Mi aspettavo un sistema operativo "difficile", con enormi difficoltà per il
> riconoscimento hardware (enormi per chi proviene dal P'n'P di un noto
> sistema operativo commerciale) e una altrettanto ristretta base di
> applicazioni
> gestibili da un non esperto (Dreamweaver, bye bye).
> Ho istallato la Mandrake 9.2, che pure dovrebbe essere una distribuzione
> "commerciale" ma da allora ci sto ancora lottando.
> L'unica cosa che ho intuito adesso è che quella distribuzione (e forse come
> lei tutte le altre, non so ...) è come una specie di guscio incollato sopra
> a
> qualcos'altro (il sistema operativo vero e proprio). Sul sistema operativo
> non giudico (non ho strumenti), ma l'interfaccia è molto meno "colloquiale"
> di quella di "un noto sistema operativo commerciale".
> Le informazioni che veicola sono molto poche.
> Alcuni messaggi di errore non sono seguiti dalla spiegazione del perchè
> (ok, ok,anche se sapessi il perchè non riuscirei a intervenire, ma è bello
> sapere).
> Alcuni menu sono ancora in inglese nonostante la lingua scelta sia
> l'italiano
> (non ci sono peroblemi per me, ma in una distribuzione "commerciale"
> queste scivolate sono inammissibili).
> E poi il massimo: io sul mio PC ho, come vi dicevo, Mandrake 9.2: non
> l'ho mai toccata, non ho "smanettato" né istallato null'altro.
> Come ambiente grafico ho Gnome, e solo quello.
> Ieri ho provato a istallare anche KDE, usando la wizard di Mandrake.
> Il percorso era tutto guidato, come accade anche in "un noto sistema
> operativo commerciale", eppure ci sono stati errori e ho dovuto
> bloccare tutto.
> Lo so che "ci sono stati errori" non ha senso, ma non mi ricordo
> con esattezza il messaggio (... che qui c'è stato ...) credo si riferisse
> alla mancanza di pacchetti o all'impossibilità di istallarli.
> Comunque il punto è che, secondo la mentalità di "utonto":
> a) il sistema operativo funzionava correttamente
> b) ho tentato di fare una operazione di routine
> c) ho seguito strettamente le procedure indicate dal sistema
> d) non ci ho messo del mio
> ergo
> e) tutto doveva funzionare: è o non è Linux?
> Invece no.
> Chiaro, il problema è mio, ma in questo contesto mi sono sentito, come
> dire, "a casa", come quando facevo la stessa cosa usando "un noto sistema
> operativo commerciale" (che tra l'altro io mi ostino a usare nella variante
> più
> instabile attualmente in commercio).
> E allora mi sono fermato a riflettere, dato che le mie scarse conoscenze
> informatiche non mi consentivano di fare altro, e mi sono permesso
> di inserirmi in questa discussione che, essendo di ampio respiro,
> mi permette di scriverequalcosa.
>
> Sulla base di quel che mi è capitato (migrazione di un utonto da
> "un noto sistema operativo commerciale" a Linux senza il supporto
> costante di nessuno) ritengo che le ragioni che frenano il passaggio
> dall'uno all'altro in ambito desktop sono anche filosofiche.
>
> Il "noto sistema operativo commerciale" mi somiglia (e come me a molti
> altri)
> è sovrappeso, non sarà bellissimo , si blocca, è lento, ha una fisiologia
> solo in parte nota, ha bisogno di cure continue, si ammala, a volte muore.
> E' difettoso.
> Come chi lo usa.
> In altre parole, è umano.
> Ho provato (e continuerò a farlo) a leggere questa mailing list nei giorni
> scorsi
> e ho scoperto, dai discorsi e dalle analisi che portate avanti, che gli
> specialisti
> di Linux non sono poi tanto diversi dagi scultori dell'antica grecia.
> Sempre alla ricerca spasmodica della forma perfetta, della linea, della
> pulizia.
> In sintesi la "divina proportione" di leonardesca memoria che conosciamo
> anche grazie alla moneta da 1 Euro.
> Credo che anche questa aspirazione sia "umana" nel senso ancor più nobile
> del
> termine, come tensione verso una forma che noi NON siamo, ma alla quale
> tendiamo per motivi che non conosciamo (e che neppure voi sapete).
> Ma è diversa da quella che si vive tutti i giorni (o meglio, che un non
> informatico vive tutti i giorni).
> Morale: resisterò ancora per un po' di tempo con la mia distribuzione,
> magari
> ne proverò un'altra (Suse o giù di lì) ma credo che il "noto sistema
> operativo
> commerciale" sarà un elemento insostituibile del primo HD del mio PC.
> Resto, in fondo in fondo, anche in inguaribile umanista.
> E i difetti ci rendono uomini non meno delle virtù.
>
> Marco Greggi

Io ti consiglio di provare la SuSE 9... forse è quella che, senza metterci 
troppo le mani, ti rende la vita facile... 

Il discorso è articolato e ho gia tediato tutti con un mio proloquio, credo 
che linux sia per il desktop ancora uno sfizio, un tentativo di fare qualcosa 
di diverso, magari di essere in regola con il fisco, magari di aprirsi le 
porte verso un mondo non cablato.... è vero, inizi utilizzando le cose che 
Windows (non è una bestemmia, esiste e a lui dobbiamo tanto... sicuramente la 
diffusione dell'informatica ha avuto anche il suo aiuto...), ma poi una volta 
imparate le basi per "arrangiarti" ti si aprono le porte per fare circa ciò 
che realmente vuoi, non sarai più obbligato a fare ciò che il sistema ti 
impone come spesso accado in Windows. Io non riuscirei più ad usarlo, senza 
l'espressività delle varie shell, senza la potenza delle configurazioni 
smanettone che puoi importi.... senza il kernel ... che è Linux vero e 
proprio, e al suo interno contempla vere opere d'arte... e ora sto creando 
qualcosa di mio, sto cercando di programmare utilizzando le funzionalità 
offerte da una parte del kernel, quella destinata a gestire il traffico di 
rete.... e un giorno forse lontano spero di contribuire al suo sviluppo.... 
provateci con Windows....

A presto

Marco Tamburini
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