[FoLUG] Linux nel desktop

Marco Greggi greggi.marco@tiscali.it
Dom 4 Gen 2004 10:19:37 CET


----- Original Message -----
From: "CyberPenguin" <giov.abb@inwind.it>
To: "Forlí Linux User Group" <folug@lists.linux.it>
Sent: Saturday, January 03, 2004 4:47 PM
Subject: Re: [FoLUG] Linux nel desktop


> Alessandro Ronchi wrote:
>
> Qui sta il punto :-)
> Facile (diciamo cosi') per un Linuxiano smanettare "a josa" perdendoci
giorni
> e settimane per fare funzionare e configurare al meglio sistema ed vari
> applicativi con l'aiuto della comunita' ... ma alla *stragrande*
maggioranza
> degli utenti cio' infastidisce ed aliena :-(

Concordo pienamente, da "utonto" novizio devo dire che il mondo di Linux
mi ha di molto sorpreso. Prima dell'ultimo Linux day, cui ho partecipato, di
Linux conoscevo assolutamente nulla al di là del nome e di qualche
parolina buttata là da amici cha fanno informatica o ingegneria
(io ho studiato tutt'altro).
Mi aspettavo un sistema operativo "difficile", con enormi difficoltà per il
riconoscimento hardware (enormi per chi proviene dal P'n'P di un noto
sistema operativo commerciale) e una altrettanto ristretta base di
applicazioni
gestibili da un non esperto (Dreamweaver, bye bye).
Ho istallato la Mandrake 9.2, che pure dovrebbe essere una distribuzione
"commerciale" ma da allora ci sto ancora lottando.
L'unica cosa che ho intuito adesso è che quella distribuzione (e forse come
lei tutte le altre, non so ...) è come una specie di guscio incollato sopra
a
qualcos'altro (il sistema operativo vero e proprio). Sul sistema operativo
non giudico (non ho strumenti), ma l'interfaccia è molto meno "colloquiale"
di quella di "un noto sistema operativo commerciale".
Le informazioni che veicola sono molto poche.
Alcuni messaggi di errore non sono seguiti dalla spiegazione del perchè
(ok, ok,anche se sapessi il perchè non riuscirei a intervenire, ma è bello
sapere).
Alcuni menu sono ancora in inglese nonostante la lingua scelta sia
l'italiano
(non ci sono peroblemi per me, ma in una distribuzione "commerciale"
queste scivolate sono inammissibili).
E poi il massimo: io sul mio PC ho, come vi dicevo, Mandrake 9.2: non
l'ho mai toccata, non ho "smanettato" né istallato null'altro.
Come ambiente grafico ho Gnome, e solo quello.
Ieri ho provato a istallare anche KDE, usando la wizard di Mandrake.
Il percorso era tutto guidato, come accade anche in "un noto sistema
operativo commerciale", eppure ci sono stati errori e ho dovuto
bloccare tutto.
Lo so che "ci sono stati errori" non ha senso, ma non mi ricordo
con esattezza il messaggio (... che qui c'è stato ...) credo si riferisse
alla mancanza di pacchetti o all'impossibilità di istallarli.
Comunque il punto è che, secondo la mentalità di "utonto":
a) il sistema operativo funzionava correttamente
b) ho tentato di fare una operazione di routine
c) ho seguito strettamente le procedure indicate dal sistema
d) non ci ho messo del mio
ergo
e) tutto doveva funzionare: è o non è Linux?
Invece no.
Chiaro, il problema è mio, ma in questo contesto mi sono sentito, come dire,
"a casa", come quando facevo la stessa cosa usando "un noto sistema
operativo commerciale" (che tra l'altro io mi ostino a usare nella variante
più
instabile attualmente in commercio).
E allora mi sono fermato a riflettere, dato che le mie scarse conoscenze
informatiche non mi consentivano di fare altro, e mi sono permesso
di inserirmi in questa discussione che, essendo di ampio respiro,
mi permette di scriverequalcosa.

Sulla base di quel che mi è capitato (migrazione di un utonto da
"un noto sistema operativo commerciale" a Linux senza il supporto
costante di nessuno) ritengo che le ragioni che frenano il passaggio
dall'uno all'altro in ambito desktop sono anche filosofiche.

Il "noto sistema operativo commerciale" mi somiglia (e come me a molti
altri)
è sovrappeso, non sarà bellissimo , si blocca, è lento, ha una fisiologia
solo in parte nota, ha bisogno di cure continue, si ammala, a volte muore.
E' difettoso.
Come chi lo usa.
In altre parole, è umano.
Ho provato (e continuerò a farlo) a leggere questa mailing list nei giorni
scorsi
e ho scoperto, dai discorsi e dalle analisi che portate avanti, che gli
specialisti
di Linux non sono poi tanto diversi dagi scultori dell'antica grecia.
Sempre alla ricerca spasmodica della forma perfetta, della linea, della
pulizia.
In sintesi la "divina proportione" di leonardesca memoria che conosciamo
anche grazie alla moneta da 1 Euro.
Credo che anche questa aspirazione sia "umana" nel senso ancor più nobile
del
termine, come tensione verso una forma che noi NON siamo, ma alla quale
tendiamo per motivi che non conosciamo (e che neppure voi sapete).
Ma è diversa da quella che si vive tutti i giorni (o meglio, che un non
informatico vive tutti i giorni).
Morale: resisterò ancora per un po' di tempo con la mia distribuzione,
magari
ne proverò un'altra (Suse o giù di lì) ma credo che il "noto sistema
operativo
commerciale" sarà un elemento insostituibile del primo HD del mio PC.
Resto, in fondo in fondo, anche in inguaribile umanista.
E i difetti ci rendono uomini non meno delle virtù.

Marco Greggi



>
> Saluti ;-)
> Giovanni
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> (o<     Membro del FoLug - http://folug.linux.it
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> V_/_    Registred User #328540 - http://counter.li.org/
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