[gl-como] (Fwd) [freeware] Re: [Grin] Fwd: [Alsi-it] Open source e pubbl

Matteo Cavalleri gl-como@lists.linux.it
Thu, 27 Mar 2003 10:00:58 +0100


------- Forwarded message follows -------
From:           	"Giuseppe Attardi" <attardi@DI.Unipi.IT>
To:             	<grin@DI.Unipi.IT>, "Pierpaolo Degano" 
<degano@DI.Unipi.IT>
Copies to:      	<freeware@ulisse.polito.it>
Subject:        	[freeware] Re: [Grin] Fwd: [Alsi-it] Open source e 
pubblica amministrazione
Date sent:      	Wed, 26 Mar 2003 19:46:49 +0100
Organization:   	Dipartimento di Informatica

Vorrei approfittare dell'invito per lanciare un appello.

Chi non =E8 interessato alla questione dell'Open Source ignori pure
questo messaggio.

-- Beppe
--------------------------------
<rant>

Come sviluppatore di software sono preoccupato dei danni che
rischiano di provocare alcune argomentazioni che circolano a
proposito di Open Source.

Da dibattiti e convegni sull'argomento colgo uscire messaggi
del genere:

 - possiamo ridurre gli investimenti nel SW, perch=E9 lo possiamo
   ottenere gratis (noi sviluppatori sappiamo benissimo
   che il SW non =E8 gratis e ci costa enorme fatica e
   risorse)

 - il SW non =E8 un problema, basta usare SW OS e avremo SW
   affidabile, user-friendly, efficiente, ecc.

 - i pochi soldi pubblici a disposizione si spendono per
   fare studi e convegni sull'OS (legislazione, indagini di
   uso, studi economici, master di OS management ecc), e non
   si investe invece un solo centesimo sullo sviluppo di software.
   (Atteggiamento tipico italiano: si studiano i fenomeni anzich=E9
   esserne protagonisti)

Argomentazioni esageratamente ottimistiche rischiano di fare
credere che il problema del software possa essere
magicamente risolto, senza fare investimenti, senza sforzi e
creando nel contempo nuove opportunit=E0 economiche.

Chi ha davvero speso giorni e notti a programmare non si
lascia abbindolare, ma i messaggi che ricevono i politici
sono fuorvianti.

I sistemi software sono gli artefatti pi=F9 complessi che
l'umanit=E0 abbia mai realizzato, e non ci sono all'orizzonte
scorciatoie per realizzarli facilmente.
Tralascio le idee ridicole che sono state avanzate da chi
spera che il software si sviluppi da solo (algoritmi
genetici, software ecosystems, ecc.) o di chi crede che sia
solo un problema di verifiche e certificazioni (ma chi
produrrebbe il SW da verificare e certificare?).

Il SW =E8 materia inerte e deperibile: occorrono menti e
lavoro continuativo perch=E9 resti vivo e si sviluppi.

Quindi la vera ricchezza =E8 nelle persone, non nel SW di per s=E8.
Anche se avessimo la pi=F9 vasta raccolta di SW OS del mondo,
ma non avessimo le persone che lo conoscono a fondo e che lo
curano quotidianamente, quel patrimonio non varrebbe nulla.

Diventa quindi pericolosissima questa tendenza ad abdicare
dall'impegno di formare programmatori.
Per esperienza diretta, trovo insufficienti le abilit=E0 programmative
degli studenti che formiamo: su 50 studenti con laurea triennale in
Informatica, meno del 10% =E8 stato in grado di scrivere un loop
elementare, pur avendo a disposizione una settimana di tempo.

Altre argomentazioni sull'Open Source sono semplicemente
sillogismi fallaci, come i seguenti (citati da Fuggetta):

  - Linux, Apache e Perl sono di ottima qualit=E0
  - Linux, Apache e Perl sono OS
  - il software OS =E8 di ottima qualit=E0

  - pi=F9 gente analizza i sorgenti, meno bachi ha il software
  - migliaia di persone hanno accesso ai sorgenti del software OS - 
il
  software OS ha pochi bachi

o emerite sciocchezze, come la seguente, ascoltata da un
illustre oratore ad un recente seminario:

  - se si hanno i sorgenti, si pu=F2 fare a meno della documentazione -
  il software OS mette a disposizione i sorgenti - con il software OS
  si pu=F2 fare a meno della documentazione

Nelle dispute sull'Open Source, non si possono applicare
principi deduttivi: la materia pu=F2 essere trattata soltanto
induttivamente, raggiungendo giudizi basati su accumulazione
di fatti e opinioni, ma che restano pur sempre giudizi, non
teoremi logici.

Inviterei quindi a tenere separate le argomentazioni
apparentemente tecniche da quelle politiche, senza forzare le
prime a sostegno delle seconde. Ad esempio:
il software OS =E8 pi=F9 sicuro, boicottiamo il SW
di Microsoft.

Se si vuole lanciare una campagna contro i monopoli,
sono in prima linea come lo sono sempre stato,
combattendo IBM prima, Digital poi, e le Telecom europee
da ultimo.
Ma per vincere occorre avere a disposizioni armi
appropriate: se Microsoft =E8 un monopolio da abbattere,
occorre creare una piattaforma standard europea (come il GSM)
che possa costituire una alternativa valida e completa
e possa essere abbracciata e costituire un vantaggio
competitivo per le industrie europee.
=C8 quanto =E8 successo nel caso dell'industria aeronautica,
con la costituzione del consorzio Airbus che =E8 riuscito
in trenta anni a diventare l'unica alternativa
mondiale al monopolio della Boeing.

Qualcuno suggerisce il modello di Internet come
strada vincente contro le grandi aziende.
Purtroppo non =E8 un'interpretazione corretta: qualche anno fa
molti ritenevano, compresi i governi di sinistra, che
Internet si sarebbe sviluppata attraverso i piccoli ISP
indipendenti o attraverso fenomeni come i BBS.
Per uno sviluppo su scala planetaria sono occorsi investimenti
massicci da parte dei grandi operatori, mentre i piccoli
ISP e BBS sono in pratica spariti dalla scena.
Il movimento degli utenti di Internet =E8 stato tuttavia
determinante per orientare le aziende evitando la
costituzione di posizioni dominanti e favorendo politiche
tariffarie pi=F9 eque.
Ma senza investimenti industriali massicci,
Internet sarebbe tuttora un fenomeno amatoriale.

Analogamente nel software, occorre coniugare positivi
impulsi amatoriali con seri impegni industriali.

Pertanto vorrei lanciare il seguente appello:

 - investiamo sugli sviluppatori di software,
   favorendone la formazione, la costituzione di comunit=E0,
   mettendo loro a disposizione risorse,
   e sostenendone le attivit=E0 e la carriera

Evitiamo invece incentivi alle aziende, che si stanno
affrettando a cavalcare l'onda, spesso operando solo da
intermediari (perch=E9 il software lo fa qualcun altro) o
peggio sfruttando una velata forma di protezionismo,
chiedendo dei privilegi a loro favore nelle scelte di
acquisto da parte delle amministrazioni pubbliche (risultato
aberrante, visto che il movimento OS nasce da un anelito ad
abbattere i privilegi).

Dobbiamo puntare su persone che il software lo sappiano
progettare e sviluppare, non accontentarci di
smanettatori che sanno come scaricare il software da rete e,
quando non funziona, scaricare la prossima patch.

Lo scopo dell'Open Source, e soprattutto della Free Software
Foundation di Richard Stallman, =E8 quello di assicurare la
circolazione delle competenze e delle esperienze tra
sviluppatori.
E uno dei suoi principi fondamentali =E8 la reciprocit=E0,
ossia contribuire agli altri il proprio software, non essere
soltanto dei parassiti.

Se puntiamo sugli sviluppatori, si evitano i rischi che segnalo,
e otteniamo l'effetto desiderato di accrescere il nostro
patrimonio di specialisti software.

Ho sentito circolare cifre ottimistiche sul numero di
sviluppatori OS italiani.
La mia personale esperienza =E8 diversa e confermata
da uno studio di Berkeley,
(http://www.sims.berkeley.edu/~dianeg/Economic%20Motivations%20for%20O
pen%20 Source%20Code%20Development.pdf) che riporta queste
percentuali:

   USA          51,45%
   Canada      7,51%
   Germany   14,84%
   UK             8,67%
   Netherlands 4,82%
   France        4,82%
   Sweden      2,89%
   Italy            2,89%

Credo che come paese e come Europa dovremmo muoverci e molto
rapidamente per incrementare gli investimenti nel SW, che,
come dice Angelo Raffaele Meo, sono forse la nostra ultima
chance di non perdere il treno delle tecnologie informatiche.

Ma eviterei l'approccio usato finora di finanziare progetti
valutati a priori, usato anche nei progetti europei,
che avevano lo scopo di rendere pi=F9 competitiva l'industria
informatica europea, la quale proprio nei 20 anni di
progetti europei =E8 quasi scomparsa.
Occorre fare alla rovescia, premiare quei progetti
che producono risultati effettivi, valutati a posteriori
non da peers, ma da utilizzatori esterni.

Proporrei quindi di istituire un fondo di prestiti per lo
sviluppo di software. Se i risultati del progetto trovano
almeno 100 utilizzatori, come premio il prestito viene
estinto.

E visto che siamo in argomento GRIN, c'=E8 una cosa
semplicissima da fare e che altri paesi gi=E0 fanno:

 - dare al software dignit=E0 di titolo nei concorsi,
   al pari delle pubblicazioni scientifiche.

Anticipo soltanto due osservazioni a possibili obiezioni:

 - ritenete che per un architetto vada valutato di pi=F9 un
   rendiconto sulla rivista Domus che non una sua opera?
 - non ditemi che non sapete valutare il software, perch=E9
   da informatici lo dovreste sapere fare e lo fate quando
   decidete quale software usare.

Prego chi desidera continuare la discussione di rispondere
direttamente a me e non alla lista.

Grazie dell'attenzione.

Beppe Attardi

</rant>

----- Original Message -----
From: "Pierpaolo Degano" <degano@di.unipi.it>
To: <grin@di.unipi.it>
Sent: Wednesday, March 19, 2003 7:18 PM
Subject: [Grin] Fwd: [Alsi-it] Open source e pubblica amministrazione

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