[Gulli] La nostra (d)istruzione [lungo]

Valerio Di Stefano valeriodistefano@valeriodistefano.com
Sab 29 Ott 2005 19:23:23 CEST


Ho letto con molto interesse il thread "La nostra istruzione".

Mi pare che le osservazioni di Dado siano state molto opportune e 
intelligenti, e concordo con chi dice che parlare di certi argomenti non 
sia OT, perché comunque fa parte di un modo etico e onesto di concepire 
alcuni problemi. E io trovo che Linux, la filosofia open-source e tutte le 
correnti di pensiero che ne derivano siano etiche. Penso che se così non 
fosse non me ne sarei mai interessato.

Vi offro ora alcune riflessioni sparse (senza pretendere che siano 
altrettanto opportune, né tanto meno intelligenti).

- Il mondo della scuola è questo, purtroppo, e non c'è da meravigliarsi.
I miei colleghi, sì, proprio loro, Dio li stramaledica, sempre impegnati in 
progetti stratosferici, spesso consistenti più in paroloni incomprensibili 
su un mucchietto di carte scritte alla sans-façon (livornese: "sanfanzò") 
per avere i finanziamenti pubblici (che i contribuenti *pagano*) che vanno 
a finire in calderoni che si chiamano "Fondi d'istituto", gestiti in modo 
osceno dai dirigenti scolastici e dalle segreterie amministrative, i miei 
colleghi, dicevo, nel 90% dei casi, non hanno le più elementari nozioni di 
informatica.
E quando parlo di nozioni elementari, intendo dire proprio e-l-e-m-e-n-t-a-r-i.

Non sto dicendo che gli insegnanti italiani non sanno cosa sia una shell 
Linux, cosa significhi realmente "Open Source", o che cosa sia una 
distribuzione, o una partizione.

Sto dicendo che la maggior parte di loro non sanno che cosa significhi 
formattare un hard disk, che un CD-ROM non può essere cancellato, che per 
usare la posta elettronica con Outlook Express bisogna indicare dei 
parametri SMTP e POP3.
La maggior parte di loro non sa nemmeno che esistono vari formati per 
editare un documento e molti sono ancora convinti che siano tutti 
equivalenti (ho visto più volte colleghi cercare inutilmente di adattare un 
documento PDF alle proprie esigenze e meravigliarsi del fatto che..."non 
scrive").
Una volta una collega mi portò un floppy e mi chiese "Scusa, devo stampare 
questo dischetto, cosa devo fare?" Mi divertii a prenderla bonariamente in 
giro e le dissi "Prova a metterlo sulla fotocopiatrice..." e quella, con il 
suo Imation da 1,44 in mano ci stava andando sul serio.

E' una realtà spaventosa, ma è una realtà.

Ne consegue che chi ne sa un po' di più, in ambito scolastico, viene visto 
come "esperto".
Se sai realizzare una presentazione in PowerPoint sei un genio.
E' normale che se la gente mangia cibo pessimamente cucinato ogni giorno il 
solo mangiare un piatto leggermente più curato rappresenta un salto di 
qualità enorme.
Per cui c'è chi dirà che McDonalds è un ristorante eccellente.
Se sei abituato a guardare il mondo dietro un paio di occhiali che non sono 
adatti per il tuo difetto visivo non ti verrà nemmeno in mente che puoi 
anche vederci meglio.

Per cui non mi stupisce il fatto che il collega abbia chiesto agli alunni 
la conoscenza di un software proprietario (e fin qui nulla di male, mi 
pare) e che sia andato distribuendo copie del programma in questione come 
se fossero le fotocopie di un brano da leggere e commentare in classe.

Questo è grave, non solo perché, come giustamente osservava Dado, si tratta 
di un reato previsto e punito dalla legge (legge aberrante, ma è un'eredità 
della globalizzazione dell'idea di Europa, e anche noi italiani abbiamo 
dovuto adeguarci), ma perché è un pubblico funzionario (che fino a prova 
contraria dovrebbe avere ben presenti queste cose) a passare alla leggera 
su una cosa simile.
E, oltretutto, un pubblico funzionario incaricato dell'insegnamento, e, 
quindi, dell'educazione.

Non si può insegnare ciò che non si sa.
O che non si vuole sapere. Perché purtroppo, il 171 bis della legge 633/41, 
introduce lo "scopo di profitto" per la duplicazione illecita del software. 
Questo vuol dire che si trae profitto anche dal mancato acquisto 
dell'originale. E mettere una studentessa nelle condizioni di rischiare da 
tre mesi a tre anni di reclusione più una multa (perché *questi* sono i 
termini della questione, purtroppo) è da criminali.

Quando lavoravo in Veneto sono stato responsabile del laboratorio Internet 
della scuola.
Cioè quello che risponde (non solo davanti al preside, evidentemente) se 
qualcosa va male.
Brutte rogne.
La prima cosa che feci fu controllare quante licenze di Office avevamo.
Su 18 computer con Office installato ce n'erano solo 5 con la licenza.
Ho rimosso Office da 13 macchine e l'ho rimpiazzato con OpenOffice.
Dopo due giorni un collega è andato dal Preside a dire che io lo avrei 
messo nelle condizioni di non proseguire il suo lavoro, solo perché non 
sapeva aprire un file con OpenOffice (ma dubito che sapesse farlo anche con 
Office di Microsoft, a questo punto).

Ora che lavoro in Abruzzo le cose dal punto di vista delle licenze vanno 
decisamente meglio (e per fortuna non sono responsabile di un bel niente), 
ma proprio l'altro giorno una collega di inglese è arrivata con un CD 
contenente una distribuzione SuSE di Linux (credo la 9.0), tutta 
baldanzosa, sembrava che avesse trovato il Santo Graal e pensava che Linux 
fosse un "programma" (SIC) e che girasse sotto Windows.

Quando penso ai motivi della grande difficolta che ha il software 
OpenSource di prendere piede nella scuola difficilmente penso allo 
strapotere Microsoft.
Il punto è che c'è uno zoccolo duro di resistenza culturale che viene 
proprio da chi la scuola la fa. Non è soltanto un problema di interessi 
economici. Perché di fronte a un OpenOffice gratis sfido chiunque a 
preferire una licenza "educational" a buon prezzo.
No, il punto è che la gente non vuole cambiare perché non conosce. E 
perché, purtroppo, NON VUOLE approfondire la propria conoscenza.
Chi insegna non vuole imparare. Forse perché pensa di aver già capito 
tutto. O perché non ha più nulla da dire.

Ma intanto è lì. A rovinare la scuola pubblica.
E il potere lo gratifica per la propria inerzia (non mi dite che alla 
Moratti piace l'OpenSource, i PC dati a insegnanti e studenti con 
agevolazioni finanziarie hanno TUTTI il S.O. Microsoft preinstallato, e non 
è vero che Windows è gratis quando si compra un PC nuovo), perché tutto 
quello che ci chiedono di fare è insegnare ai ragazzi a non avere un 
pensiero autonomo.

Cioè tutto il contrario di ciò che Linux e l'Open Source stanno (per 
fortuna!) facendo.



Valerio Di Stefano
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