[ImoLUG] R: R: Procurarsi il lavoro da consulente informatico

antonino antonino.attanasio@tin.it
Mer 17 Set 2008 18:43:24 CEST


Stralcio due passaggi dalle due mail di riccardo govoni perché secondo me
sintetizzano bene il problema e offrono spunti di riflessione
CUT
> Il committente sa' benissimo quello che vuole, ma non ha la piu'
> pallida idea di come farlo.
> Lo sviluppatore ( esecutore ) sa benissimo come scrivere 'cose che
> fanno cose', sa che con quello puo' risolvere tutti i problemi del
> mondo, ma capisce una mazza di cio' che il committente dice.
CUT
>1) in mezzo alle due figure ( programmatore-artista e committente ) ci
stanno in >genere 2 entita' : il consulente, che e' inutile in quanto non
scrive codice, deve >farci soldi anche lui in qualche modo e in genere
finisce solo per aggiungere >entropia al processo.

Non è sempre vero che il committente sappia benissimo quello che vuole.
Spesso sa benissimo quello che *pensa* di volere, oppure sa benissimo quello
che *secondo lui* è il l'obiettivo giusto o il percorso giusto per un dato
obiettivo. Da giurista d'impresa e esperto di diritto tributario noto
proprio questo. Un problema culturale innanzitutto e poi comunicativo.

Tenendo fuori le micro esigenze, una figura intermedia di "consulenza" è
necessaria. Ma non per "farci soldi", bensì per cooperare al miglioramento
della performance dell'impresa. Mi spiego. Ogni decisione dell'impresa è
funzionale all'incremento o del margine lordo o del margine netto ... o al
contenimento dei costi o alla diversa quantificazione dell'assetto
patrimoniale.

In questo contesto, l'intervento del giurista e del commercialista è
fondamentale. Perché altrimenti il committente e il programmatore si muovono
sia extra legem (cioè fuori della legge) sia extra conti ovvero al di fuori
di ogni logica contabile e fiscale.

Pertanto la cultura del project management è quella che dovrebbe prendere
piede. In un contesto eticamente orientato alla correttezza dei rapporti
interpersonali e interprofessionali e alla crescita dell'impresa in un
mercato il più possibile sano.

Allora si che ognuno si occupa del suo e tutti sono in grado di interagire,
con la massima esaltazione della professionalità e del suoi risultati, senza
svilire il tutto in un mero "farci i soldi".

Possiamo essere d'accordo tutti su questo e lavorare affinchè si superino
gli steccati delle "specializzazioni"?

antonino



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