[Scuola] "Internet" è libera, o no? [Era: Chiudiamo questa lista?]
Damiano Verzulli
damiano@verzulli.it
Sat Dec 17 15:34:58 CET 2016
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E' da stamattina che rifletto su quanto scritto da Alberto che, in
estrema sintesi (Alberto: non mi "picchiare" per la sintesi!), afferma
questo:
> [...] Non direi che Internet è libero. Non più. E lo è ogni giorno
> meno. [...] "Internet" come sistema aperto sostanzialmente non esiste
> più. E' l'infrastruttura tecnologica sulla quale poggiano servizi
> proprietari che servono a veicolare pubblicità e raccogliere dati
> personali. [...]
- ------
[1] http://lists.linux.it/pipermail/scuola/2016-December/002600.html
[2] http://lists.linux.it/pipermail/scuola/2016-December/002615.html
- ------
E' una conclusione che _NON_ mi trova d'accordo. E ci tengo a
sottolinearlo perche' e' un concetto _FONDAMENTALE_, sul quale e'
opportuno che _TUTTI_, specie in ambito scolastico/tecnologico, abbiamo
le idee "chiare".
Dico "chiare". Non dico: "Uguali alle mie". E neanche: "Uguali a quelle
di Alberto".
Dico solo che _SE_ e' necessario decidere _COME_ relazionarsi con il
gruppo Facebook "Insegnanti 2.0" oppure valutare _COME_ rapportarsi con
schiere di docenti tecno-dipendenti di servizi proprietari (a-la Google
Apps...), allora dobbiamo essere "noi" i primi ad avere le idee chiare.
Magari "discordanti", ma chiare.
In questo senso, mettere in discussione la "liberta'" di Internet e' un
argomento un po' troppo.... _FONDAMENTALE_ per essere tralasciato. Da
qui, questo mio messaggio (che salta in cima alle priorita', rispetto
agli altri che ho in coda).
Vengo al punto.
Oggi, a fine 2016, anche e soprattutto a valle di cio' che in molti hanno
scritto su questo thread (traffico mobile a go-go; servizi web
proprietari top-notch; pervasivita' di Internet a livelli inauditi e
agglomerati nelle mani di pochissimi; etc. etc.), secondo me Internet,
questa Internet:
https://en.wikipedia.org/wiki/Internet
e' _LIBERA_.
E lo dico perche', ad esempio:
- - io sono padronissimo, in 5 minuti, di procurarmi dello spazio web
ovunque, anche nei piu' remoti spazi del mondo, a costi irrisori e per
farci quello che voglio (anche in modo "anonimo");
- - io sono padronissimo, in pochi minuti, di avere accesso ad Internet.
Ed anche qualora la classe politica Italiana dovesse comportarsi come
quella Cinese o, piu' vicino a noi, quella Turca, io sarei comunque in
grado (seppure a costi non banali) di avere sempre e comunque la
connettivita' di cui ho bisogno (eventualmente, via satellite);
- - io ho amici Turchi a cui ho dato connettivita' questa estate (via VPN)
per "documentare" quello che stava accadendo a Istambul;
- - molti Stati sono fortemente attivi nel tentativo di "controllare" il
traffico Internet ma.... a quanto mi risulti, non ci riescono al 100%.
(...e potrei continuare con gli aspetti tecnici).
Poi, inoltre, dico che Internet e' LIBERA perche':
- - ho la possibilita' di scrivere tutto il software che voglio per
interfacciarmi con tantissime applicazioni. Certamente con quelle
"standard/aperte", ma anche (purtroppo?) con quelle proprietarie;
- - se solo fossi curioso, avrei la possibilita' di "cercare", e quasi
certamente "trovare", tutte le risposte a quasi tutte le domande tecniche
che potrebbero venirmi in mente;
- - se fossi un genio fortunato, avrei la possibilita' di contattare un bel
po' di persone a cui chiedere/proporre un qualcosa di geniale.
(...e potrei continuare su questa linea)....
Detto questo (che, ribadisco, testimonia a mio modesto parere che
l'Internet e' LIBERA), dico anche che:
a - probabilmente sarei un folle se decidessi ora di investire 100.000
euro in un servizio on-line che offre una suite di webmail o
office-automation via web;
b - probabilmente sarei un folle se decidessi di lanciare un servizio
web/mobile di messaggistica istantanea pensando di guagnarci;
c - probabilmente sarei un folle se decidessi di lanciare un portale
generalista che consentisse di fare un salto avanti (tecnologico)
rispetto alla tecnologia IRC;
....ma questa e' un'altra storia (secondo me). E' una storia che ha a che
fare principalmente con il mercato, e non con Internet.
E dico anche (e chiudo) che devo ammettere che se _TUTTI_ avessero
ragionato come ho ragionato io, rispetto ai punti a), b) e c).... oggi
vivremmo in un mondo (tecnologicamente) molto peggiore: a Stallmann (in
primis, ma non solo) va riconosciuto il merito di aver detto: "Ok! Cosi'
non va. Io voglio cambiare le cose!".
Forse dovremmo un attimo fermarci (noi, su questo thread) e sforzarci di
capire come "cambiare le carte", affinche' i 23.000 iscritti di
"Insegnanti 2.0" diventino 23.000 potenziali ricettori di (sano) know-how
tecnologico :-)
Un saluto,
DV
P.S.: comunque lasciatemi dire che _SIETE_TUTTI_DEI_GRAN_BIRICCHINI_!!!
Prima non scrivete nulla _PER_MESI_! Poi, basta una miccetta che...
partite a razzo! Dove cavolo eravate in questi mesi? :-)
Il 16/12/2016 22:43, Alberto Cammozzo ha scritto:
> On 12/16/2016 12:57 PM, Damiano Verzulli wrote:
>> mi "inserisco" per (aiutare a) fare ordine in questa complessa e
>> articolata discussione.
>>
>> Conto di spendere qualche ora stanotte per scrive qualcosa di piu'
>> dettagliato.
>>
>> Nel frattempo, pero':
>>
>>
>> Il 16/12/2016 12:33, Alberto Cammozzo ha scritto:
>>> On 12/16/2016 12:00 PM, Alessandro Rubini wrote:
>>
>>> I tempi sono cambiati, è vero: una volta Internet era libero, ora
>>> non lo è più.
>>
>> Non sono d'accordo sull'affermazione. "Internet" (in senso
>> letterale) e' basata su standard apertissimi (penso a IP, TCP, UDP,
>> etc.). Ed anche molti dei servizi che stiamo citando si basano su
>> solide basi "libere" (penso a HTTP e SMTP, giusto per fare due
>> esempi).
> Ciao Damiano, cerco di chiarire.
>
> Certo, i protocolli da RFC sono liberi, ma sono gli strati più bassi,
> il supporto di strati più alti, le applicazioni web, che sono
> proprietari, e sono quelli in cui ci sono gli utenti e i dati. Sarebbe
> come dire che siccome un programma è stato compilato con il
> compilatore gcc è libero.
>
> L’architettura originaria di Internet favoriva la libertà e
> concorrenza perché centrata su protocolli interoperabili tra diverse
> applicazioni, tipicamente decentrate, e non su applicazioni verticali
> centralizzate. Se i social fossero stati sviluppati come SMTP, ci
> sarebbe un protocollo (SNTP?) che avrebbe permesso a client e server
> (diversi tra loro, interoperabili, proprietari e non) di scambiare
> dati e svolgere la funzione che oggi svolge Facebook, twitter &co. Lo
> stesso per l'instant messanging, il video, il voip, eccetera. Invece
> abbiamo tutte applicazioni verticali, proprietarie, non
> interoperabili.
>
> Oggi gli RFC sembrano fermi, tutti cercano di sviluppare applicazioni
> proprietarie o al massimo usano i protocolli liberi come base per
> elaborare servizi proprietari.
>
> Non sono io a dirlo, eh, ma proprio quelli che sviluppano "app di
> successo" e perfino libere: l’espressione molto efficace usata da
> Moxie Marlinspike (Whisper Systems) è "cannibalizing a federated
> application-layer protocol into a centralized service" [1], ed è a
> suo dire una ricetta sicura per il successo.
>
> Avrà ragione, ma il risultato generale dell’approccio verticale
> centralizzatore è la corsa al monopolio e la distruzione
> dell'approccio cooperativo. Chi ci perde: tutti. Chi ci guadagna: chi
> vince. Chi può tentare di vincere: chi è già in vantaggio. Questo ha
> una scia di conseguenze sugli utenti, a partire dall’assenza di
> scelta, passando per il lock-in fino ai problemi con i dati personali,
> di cui vediamo l’inizio.
>
> E a dire che il Web è morto non sono solo io, è anche Tim Berners Lee
> che lo ha "inventato" e che ora cerca di rianimarlo, senza troppo
> seguito [2] ...
>
>>
>> Il problema credo sia negli utenti, che finiscono per utilizzare
>> servizi che, seppur appoggiandosi a questi standard, ne "distorcono"
>> il fine iniziale.
>>
>> Ma questo, a mio avviso, non significa che "Internet non e' libero".
>> E' il modo in cui gli utenti (inclusi molti docenti e moltissimi
>> studenti) lo usano che crea problemi.
>>
>> O no?
>>> E' una piattaforma pubblicitaria proprietaria.
>>
>> Stessa obiezione di cui sopra. Distinguerei fra Internet (in senso
>> letterale) ed i social/servizi cui facciamo riferimento. Sono due
>> cose diverse.
>>
>> Probabilmente i secondi sono in grado di ammazzare la prima... ma
>> non ne sono cosi' convinto: le chance che la prima abbia vita piu'
>> lunga dei secondi mi paiono rilevanti.
>
> Non lo ammazzano, si guardano bene dal farlo: vi si appoggiano e lo
> snaturano. Ma la vita sta abbandonando Internet lo stesso. In 53 paesi
> del mondo Facebook offre Free Basics[3], la connessione a Internet che
> include solo Facebook. Non sarà colpa degli utenti se non possono
> accedere ad altro... Non direi che Internet è libero. Non più. E lo è
> ogni giorno meno. Certo non come era qualche anno fa quando essere
> utente nella rete significava qualcosa di più di usare solo HTTP e su
> un numero limitato di siti.
>
>>
>> Ma forse ho capito male il punto che sollevi.
>>
>>
>>
>>> Ha senso il software libero in un Internet proprietario?
>>
>> Non riesco ad inquadrare il senso della domanda (sulla base dei due
>> commenti di cui sopra). Chiariamo la questione ed allora ne
>> riparliamo in dettaglio.
>
> "Internet" come sistema aperto sostanzialmente non esiste più. E'
> l'infrastruttura tecnologica sulla quale poggiano servizi proprietari
> che servono a veicolare pubblicità e raccogliere dati personali.
> Marketing e sorveglianza. Che rilevanza ha che il sistema operativo e
> il browser che usi siano liberi se il programmi che detengono e
> manipolano i tuoi dati sono proprietari? Che rilevanza ha il fatto che
> l'ultimo protocollo che negozia i dati tra server e client sia aperto
> se chi ha i tuoi dati sa più cose su di te su quante ne sai tu
> stesso? Dov'è la libertà? Non facciamo come quello che crede che
> Snowden sia una marca di sci!
>
> Ciao,
>
> Alberto
>
> [1] <https://whispersystems.org/blog/the-ecosystem-is-moving/> [2]
> <http://www.digitaltrends.com/web/ways-to-decentralize-the-web/> [3]
> <https://info.internet.org/en/story/where-weve-launched/>
>
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"Technical people tend to fall into two categories: Specialists
and Generalists. The Specialist learns more and more about a
narrower and narrower field, until he eventually, in the limit,
knows everything about nothing. The Generalist learns less and
less about a wider and wider field, until eventually he knows
nothing about everything." - William Stucke - AfrISPA
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