Tutorial di Emacs - riepilogo correzioni

fab tp@lists.linux.it
Mon, 16 Sep 2002 21:01:44 +0200


From: "Luca Ferretti" <elle.uca@genie.it>
Sent: Saturday, September 14, 2002 7:33 PM

[...]
> ...e indovinate un po' chi ha il buon Hoppenheim-Schafer in
> _edizione originale inglese_?

Ehm.. "Oppenheim", per la precisione. :)

> Il digitale, mi spiace dirlo ragazzi, ma non esiste.

Ah! Allora è solo nella mia mente bacata (R) ;)

> È vero che il computer che avete di fronte parrebbe essere
> il non plus ultra del mondo digitale e la pubbli pompa molto
> in questo senso, ma sebbene operativamente si parli di bit
> e di clock (digital-signal, secondo H-S), alla base io ho
> sempre un segnale "analogico". Il mondo in cui viviamo è
> di per se analogico e lo sono tutti i suoi fenomeni, non siamo
> Digimon e non viviamo a Digiworld.

Che non esistano segnali elettrici digitali, nel senso stretto del
termine, sono daccordo, ma da qui a dire che non esiste nulla
di digitale ce ne corre...

> Fondamentalmente sì: il digital della DSP è diverso dal quello
> della elettronica solo perchè il DSP è una disciplina teorica
> e l'elettronica è una pratica.

Il *digital* signal processing è molto vicino alla pratica (è studiato
apposta), quello a cui, probabilmente, ti volevi riferire è il
*discrete-time* signal processing.

> Insomma, ho scritto in fretta e forse qualcosa è saltata, ma non
> chiedetemi di riconsultare H-S... troppi brutti ricordi....

Esame a parte, è un bel libro (magari non avvincente, ma
scritto bene).

Comunque, visto che l'argomento non mi è nuovo dico la mia.
(Luca, permettimi di ripetere alcune cose che hai già detto
tu, solo per ottenere un discorso un po' più fluido).

Le grandezze d'interesse sono rappresentabili da variabili che
possono essere continue (numeri reali) o discrete (numeri
naturali, o relativi)

La variabile indipendente può essere qualsiasi, ma
restringiamoci al TEMPO; distingueremo allora segnali:
- tempo continui (continuous-time)
- tempo discreti (discrete-time)

La variabile dipendente, allo stesso modo, la considereremo
- contiuna (es. tensione, livello di un liquido, pressione, istante
     di arrivo di un'auto al casello autostradale, ecc.)
- discreta (es. fagioli in un barattolo, numero di auto transitate
     al casello autostradale, ecc.)

Quando si estraggono dei *campioni* da un segnale tempo
continuo, cioè se ne prendono i valori assunti in determinati
istanti di tempo, si ottiene una *sequenza* di valori che,
teorema del campionamento permettendo, rappresentano in
tutto e per tutto il segnale analogico da cui sono stati
presi (si osservi che tali valori sono ora svincolati dalla variabile
indipendente tempo).

In base alle due variabili, dipendente e indipendente, potremo
quindi distinguere quattro categorie di segnali;
- continui nel tempo continuo (segnali analogici)
- discreti nel tempo continuo (segnali digitali (nel senso comune
  del termine))
- continui nel tempo discreto (sequenze di reali, o semplicemente
  sequenze)
- discreti nel tempo discreto (segnali digitali: sequenze di campioni
  quantizzati, anche detti "discretizzati")

Attenzione al fatto che *segnali digitali* indica l'ultima categoria,
ma in pratica è usato anche per quelli analogici che
_rappresentano_ però quantità discrete.

Esiste una vasta teoria sulla *elaborazione numerica dei segnali*,
ossia sulla manipolazione matematica delle sequenze dei
campioni. La teoria parte dal presupposto che si possano
eseguire, sui campioni, operazioni matematiche senza perdita
di informazione (con *precisione infinita*, come si usa dire);
in pratica però se si usano i calcolatori elettronici per eseguire
tali operazioni bisognerà considerare cosa succede rappresentando
i campioni con un numero finito di bit (per rappresentarli esattamente
servirebbero infatti infiniti bit d'informazione).
Prima di elaborare i campioni con un calcolatore bisogna dunque
"quantizzarli" in modo da rappresentarli (tutti) tramite il numero
finito
di bit disponibili.

Qui cominciano i problemi (di terminologia e di traduzione, oltre
che matematici).
Evidentemente è necessario, anche nella terminologia usata,
distinguere fra campioni rappresentati con precisione infinita
oppure finita.
L'elaborazione effettuata con precisione infinita è detta elaborazione
*numerica*, e fin qui siamo tutti d'accordo (spero), mentre quella
che usa la precisione finita _dovrebbe_ essere chiamata
elaborazione *numerale*. Sottolineo "dovrebbe", perché è un
termine che in realtà ho sentito raramente, e in ambito molto
specialistico (mi dicono la usino orgogliosamente i metrologi,
gente che alla precisione ci tiene). In pratica si usa sempre
"elaborazione numerica", dando per scontato che la differenza
sia chiara dal contesto. Quando poi la manipolazione dei dati
è fatta tramite elaboratori elettronici, in partiolare DSP, si usa
_anche_ il termine "elaborazione digitale".

Quindi, direi:
discrete-time signal processing -> elaborazione numerica
digital signal processing -> elaborazione numerica, o digitale,
  o numerale (secondo il grado di pignoleria richiesto)
Digital Signal Processor -> processore digitale di segnale
  (attenzione, "digitale" e non "numerico")

Ma a qusto punto mi domando anch'io...
di cosa si parlava? Come siamo finiti in questo ginepraio?

Ciao,
Fabrizio.