Discorso diretto

[Andrea Celli]

Alle 23:15, venerdì 2 luglio 2004, Giuseppe Sacco scrisse:
.............
>
> Non credo proprio che l'essere formali dipenda da quanto si paga un
> programma.
>

Non so se sia vero o solo una (verosimile) leggenda metropolitana,
ma corre voce che una nota azienda abbia convertito tutte le proprie
traduzioni dal "tu" all'impersonale in seguito ad una protesta dei
"clienti importanti" basata su motivazioni simili.

...................

> A me pare proprio che la cosa non sia così. Se all'inizio il software
> open source era usato quasi esclusivamente dalla comunità che lo
> realizzava, adesso la base installata è completamente diversa: conosco
> ad esempio parecchie aziende che utilizzano OpenOffice al posto di
> prodotti commerciali, lo stesso dicasi per il recente Thunderbird o per
> Mozilla.
>

Non è un buon motivo per essere più lealisti del re. ;-)
Se sono convinto delle ragioni per cui sono diverso,
preferisco rimarcare la mia differenza che cercare
inutili omologazioni. Soprattutto se non devo pagare
nessuna conseguenza per la mia coerenza ;-)

> In generale chi usa un programma ha solo bisogno di chiarezza. Il
> linguaggio non deve assolutamente essere ambiguo cioé deve essere
> formale. 

Dubito che l'informale sia tanto più chiaro. Credo che si possano 
trovare tanti esempi in un senso quanti nell'altro.
Il vantaggio dell'informale è che in contesto in seconda persona 
puoi, se proprio ti serve, inserire frasi in foma impersonale.
Se metti come regola rigida quella di non dare mai del "tu"
o di non usare mai la forma diretta, ti sei dato delle limitazioni
che prima o poi potrebbero pesarti ;-)

ciao, Andrea

PS Ripensandoci meglio, mi sono reso  conto che questo è
un discorso puramente teorico. Anche se convincessi tutti che è meglio
usare lo stile informale, non potrei mai convincere nessuno sano di mente
che valga la pena convertire da uno stile all'altro decine di migliaia 
di frasi già tradotte   ;-)