[trashware] Altre Osservazioni sul progetto Eritrea e simili

Manuele Rampazzo manuele.rampazzo@infocamere.it
Lun 19 Lug 2004 11:46:48 CEST


Ciao,
avevo letto "in tempo reale" le mail che hai indicato e c'avevo pensato 
anch'io al discorso.

Alberto ha scritto:
> 1) E' opportuno inviare pc prossimi alla morte in paesi in via di 
> sviluppo? Non e' che inviamo solo ammassi di macchine che prestissimo 
> saranno rifiuti inquinanti? La nostra non è una generosità "leggera" 
> visto che siamo pronti a donare solo pc che altrimenti avremmo dovuto 
> buttare?

Il concetto di "prestissimo" è relativo, no? Qui da noi quel 
"prestissimo" significa appunto "prestissimo", mentre in altri luoghi, 
con altri sistemi, con altre logiche (vedi i thin client, quando 
applicabili) il "prestissimo" può diventare "tra un po'"...

Noi abbiamo 100, loro 0... Sarà meglio lasciar loro al punto 0 oppure 
portarli ad almeno 40?

Ciò non toglie che, secondo me, sia comunque meglio riservare per 
progetti di "trashware" i computer migliori possibili... Se si 
recuperassero dei P4, perché non utilizzarli? Così come penso sia più 
che giusto dar loro gli strumenti più "compatibili", più user friendly, 
più ecc.

Oltretutto: quanto tempo in più ci metterebbe, in quei luoghi, un P4 a 
diventare rifiuto inquinante rispetto ad un P2? Da quel che ho letto, 
per cause "avverse" (polvere, umidità, mal utilizzo), un bel bussolotto 
potente "potrebbe" diventare ferraglia presto, così come quello più 
scarso...

> 2) E' opportuno "obbligare" i destinatari ad usare Software Libero e 
> quindi introdurre un ulteriore elemento di discriminazione, poiche' il 
> software piu' diffuso e' quello non-Libero? Hanno bisogno quasi di molte 
> cose ma non di un ulteriore elemento di discrimnazione...

Non penso che fornire OOo, Firefox e Thunderbird al posto di Office, 
Exploder e Outlook voglia più dire così clamorosamente "minoranza", 
"discriminazione", considerando che ci sono *grosse* aziende qui da noi 
che iniziano ad utilizzare i primi strumenti come alternative 
"aziendali" al posto dei prodotti proprietari.

Più che altro la discriminazione mi sembrerebbe il fornir loro gli 
strumenti senza dar loro (o ad una selezione di loro, che farà da 
"responsabile informatico locale" o qualcosa del genere) la conoscenza 
degli stessi.

Tralasciando il discorso sui costi... Noi (qui del faber), anche qualora 
non ci facessimo problemi a dare software proprietario, saremmo già 
andati in rosso da tempo se avessimo scelto Windows al posto di 
GNU/Linux - e non è che noi si abbia fatto ancora molto, quindi immagino 
a cosa accadrebbe con progetti più vasti -.

Ciao,
Manu

-- 
Manuele Rampazzo - manuele.rampazzo@infocamere.it
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