Linux Magazine & pubblicità

grifo3000@interfree.it grifo3000@interfree.it
Dom 28 Mar 2004 19:41:06 CEST


> Sfogliando il numero di aprile della rivista "Linux Magazine", sono rimasto 
> sconcertato quando ho visto, da pag. 4 a pag. 7 (prima ancora del sommario), 
> due pubblicità della Microsoft, ognuna composta da 2 facciate. 
> 
> beh, voi che ne pensate?

ciò che penso io di questa vicenda puoi leggerlo qui:
http://persone.softwarelibero.org/person/gizm0

ora una piccola considerazione, che scaturisce anche dal fatto che ho 
assistito al convegno nazionale di padova del 24 marzo, intitolato "open
source nell'impresa e nella pubblica amministrazione":
oggi (quasi) tutti valutano il free software con il solo metro economico:
è gratis ed è bello per questo. 
come faceva notare alla conferenza il prof. fuggetta, non è il costo di 
qualche licenza che può far risparmiare ad imprese, vista la bassa 
incidenza in stato patrimoniale del software.
esponenti dei giganti dell'informatica, come IBM, HP, Oracle, Sun, hanno
discusso nel convegno del supporto che essi offrono al movimento
open source, e in particolar modo allo sviluppo e all'applicazione di linux.
ma si tratta di un'appagazione effimera (per noi), perché vedono la cosa
**solo** dal punto di vista del "free = gratis": appena è stato chiesto
loro: "visto che supportate l'open source, quanti dei vostri software sono
o saranno a breve open source?", sono caduti nel panico più totale.
alla dichiarazione dell'uomo Sun "se rilasciassimo Java come free software
succederebbe quanto è accaduto per unix" (senza contare che Sun non
esisterebbe nemmeno se un certo Bill Joy dell'University of California non
avesse portato con se a Santa Clara amici, e il codice dei BSD), il pubblico
si è scatenato e si è andati in "delirio generale": come si spiega C# allora?
si è perfino arrivati a paragonare il fatto che "rilasciare software open
source è come se un'azienda che produce trattori si mettesse a regalarli
a destra e manca" e che "il software open source non può campare perché
non richiede pecunia" (ci si dimentica che vive sui *servizi*).
del lato tecnico ed etico, nemmeno la più miserevole considerazione.

ancor peggio l'esponenza politica: la convinzione delle pubbliche amm.ni
che il software proprietario sia più sicuro perché non "c'è il codice per
attaccarlo" è estremamente triste, così come fa pena che il software open
source venga considerato "molto costoso da produrre in casa".

non mi resta che sospirare "un vero peccato...".

ciaociao
Fabrizio.


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