[Flug] Una notizia interessante

Franco Bagnoli franco.bagnoli@unifi.it
Ven 18 Set 2009 15:38:23 CEST


2009/9/18 Christian Surchi <christian@firenze.linux.it>:
> Il giorno ven, 18/09/2009 alle 15.00 +0200, Franco Bagnoli ha scritto:
>> c'è anche da dire che openoffice fa un po' cacare, almeno per quel
>> poco che ho usato io.
>> Non che office sia meglio, anzi, ma comunque oo non è certo quel salto
>> di qualità auspicato.
>
> ma salto di qualita' in che senso, appunto? sono curioso, perche' io
> sono sempre stato un utonto di office ai tempi dei tempi e poi un utente
> minimale di OO adesso. Davvero mi chiedo cos'altro dovrebbe fare OO e
> cosa c'abbia per farti addirittura cacare. :D

openoffice, come del resto word, nasce come estensione della macchina
da scrivere, in cui un utente si preoccupa di tutto, dal contenuto
alla formattazione visiva.

Invece, il livello di contenuto e quello di presentazione sono due
cose diverse, basti pensare a cosa succede quando un ipovedente cerca
di leggere un documento scritto in corpo 9, o quando si cambia mezzo
passndo dalla carta al video, ecc.

Questo è particolarmente importante quando quello che si scrive fa
parte di una "catena", per esempio un rapporto di avanzamento, un
pezzo di libro, pagine di un manuale, ecc. Non so se ti è mai successo
di editare un libro con tanti contributi, io l'ho fatto e ovviamente
ogni utente aveva formattato a mano titoli, sottotitoli, ecc.

Ora, sia word che openoffice prevedono l'uso di "stili", che, se usati
bene, permetterebbero di cambiare la formattazione di un documento al
volo, anche su richiesta dell'utente, come per esempio dovrebbe essere
per i documenti html.

Ma invece di promuovere questo approccio (come per esempio in latex,
che non è certo il meglio, ma almeno si avvicina un po'), si
incoraggia l'utente a formattare visivamente il documento. Un approcco
ovviamente valido quando uno scrive una lettera personale,
dannatamente scomodo quando lavora in un ambiente condiviso.

A questo si aggiunge poi l'idea della personal workstation, in cui si
devono mantenere aggiornati (e levare virus nel caso di windows)
decine di applicazione su decine o centinaia di computer...

 >> Io credo che il modello "personal workstation" sia arrivato alla
>> frutta, la vera rivoluzione è un sistema distribuito, diciamo un po'
>> tipo google, ovviamente libero e migliore di quello che conosciamo.
>> Invece si continua a inseguire windows e ci si meraviglia di non
>> riuscire a superarlo.
>
> ma infatti il problema e' il software, ovunque e comunque...
>
> innovazione poi... stiamo usando il solito hardware di vent'anni fa,
> piu' o meno, per cui non credo che si tratti solo di windows e/o
> linux :)

certo linux è meglio di windows (e di molto), ma ormai l'unica
applicazione necessaria è il browser, tutto il resto è opzionale o
quasi. Invece di sforzarsi di fare applicazioni per il desktop, a me
piacerebbe vedere dei progetti web fatti bene, partendo da una
infrastruttura solida per le applicazioni di base. Google lo sta
facendo, ovviamente per cavoli suoi, e non a caso si è messa a fare
chrome e poi android in modo da colmare i punti deboli della propria
piattaforma: il sistema operativo (linux) e il browser. Di altro non
ha bisogno.





-- 
Franco Bagnoli <franco.bagnoli@unifi.it> <franco.bagnoli@gmail.com>
Lab. Fisica dei Sistemi Complessi, Dip. Energetica & CSDC
Universita' di Firenze, via S. Marta, 3 I-50139 Firenze, Italy.
Tel. +39 0554796592, fax: +39 0554796342



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