Linguaggio di programmazione universale

Antonio G. De Padova ga@agdp.de
Sab 13 Maggio 2006 13:10:32 CEST


Am Samstag, 13. Mai 2006 08:41 schrieb asettico:

>
> No, direi che il nocciolo è proprio lì.
> Angelo non può utilizzare i suoi documenti scritti per una certa versione
> di un certo programma, perché il formato di quel documento è segreto. Se
> fosse stato un formato aperto, sarebbe stato possibile trovare un
> convertitore per le versioni più recenti e questo avrebbe potuto farselo
> lui, farlo fare da amici o _pagare_ qualcuno perché lo facesse.
>


No. Io non la vedo così. Non si deve fare il (mio stesso) errore 
di 'allargare' la filosofia di Open Source fino al punto di obbligare i 
developers di mettere pubblicamente a disposizione di tutti (è il caso in 
questione) il programma sorgente.

Ti immagini se la Microsoft, o qualsiasi altra impresa, avesse messo a 
disposizione dall'inizio il sorgente di MS Word, Excel, etc., non sarebbe 
sopravissuta più di un anno.

>
> Non puoi legalmente obbligare a mantenere compatibile versioni diverse di
> un programma, perché potrebbero esserci di mezzo anche questioni tecniche
> (nota i condizionali, nel senso che voglio tralasciare le motivazioni
> commerciali). Forse qualcosa si potrebbe fare nel senso di rendere
> disponibili strumenti per la conversione.
>

Allora si deve pensarci bene prima di scegliere un prodotto 'proprietario'.

Insomma, vabbé che la Microsoft sta sulle palle a tutti, ma il problema 
della protezione del software è un problema serio.

Da una parte stanno gli imprenditori che vorrebbero magari volentieri 
investire dei man-year per mettere sul mercato un software geniale', 
dall'altra non possono rischiare che dopo aver speso milioni, un tizio 
qualunque viene e modifica una virgola e lo mette sul mercato sotto un 
altro nome. Allora nessuno avrebbe voglia più di far niente.

Te la ricordi Ashton tate ? E' quella che ha inventato dBase e Framework.
Sono durati poco anche loro. Penso non più di cinque anni. Poi è stata 
comprata da Borland.

Ma allora secondo questa filosofia vorrebbe dire che tutte le case di 
software, quando producono qualcosa, la devono per forza pubblicare, in 
modo che tutti vedano il sorgente ???


Allora cadiamo ancora nella diatriba che pensavo fosse finita ???

> Nelle sue ultime versioni, anche Windows è diventato stabile. Attenzione:
> ho detto stabile, non affidabile o sicuro... Sono già stato "bacchettato"
> anch'io in merito. .-D
>
> > Non ho mai conosciuto nessuno che sviluppa su Linux per soldi.
>
> Presente! O:-)
> Attualmente, presso un nostro cliente di grande importanza (non lo dico
> per immodestia, ma perché in questo contesto è importante che lo si
> noti), i server che gestiscono uno dei sistemi di archiviazione della
> documentazione tecnica prodotta è Red Hat Linux Enterprise, che hanno
> _pagato_ non poco, ma che puoi installarlo ovunque serva e con
> l'assistenza inclusa, e pagano noi, perché gli sviluppiamo e manteniamo
> il sistema.
>

Bene, allora questo è esattamente l'antico mondo dei 'mainframe'. 
Là tutto funziona così. Io sono 'nato' in quel mondo. Allora non esistevano 
i PC. Programmare al computer voleva dire automaticamente 'avere a 
disposizione il source', per poterlo modificare.
Ma allora il mondo era diverso.
La non esisteva uno che 'per sfizio' si alzava una mattina e diceva
'toh, adesso mi sviluppo un programma geniale per mainframe e poi lo vendo a 
150,- Eur, così ne vendo a migliaia.
Una volta 'sviluppare' voleva dire 'essere pagato per tutto il tempo di 
sviluppo'.
Cioè se una ditta voleva aver risolto un problema, veniva da te, tu gli 
dicevi che ci impiegavi un anno, e quella ti pagava per un anno.

Allora sì, che si ragiona.


> Io non lo considero tanto un idolo, anzi...
> E non è proprio grazie a lui che il fenomeno Linux è quello che è...
>
> Non dimentichiamo che il _fondatore_ del software libero e del progetto
> *GNU* è *Richard Matthew Stallman*. E' grazie a lui che tutti noi adesso
> utilizziamo un sistema operativo libero, lo GNU, non Linux, GNU! Che, non
> avendo ancora un kernel stabile, ha preferito adottare Linux, ma solo
> perché _dopo_ una certa versione è stato rilasciato sotto GPL. E' solo
> allora che c'è stato quello che si sa. E comunque, prima o poi, arriverà
> anche Hurd! E non dimentichiamoci che proprio Torvals non si fa molti
> scrupoli ad usare, ad esempio, sistemi per la gestione del software
> proprietari o ad introdurre il DRM nel suo kernel...
>

Sorry, ma tu sei tropo 'stratosferico' per me. Io sono un povero ignorante. 
Tutte queste cose non le sapevo. A malapena ho sentito parlare di 
Stallmann.

Comunque la filosofia  'open', che sia di Torvalds o Stallmann, è quella che 
penso sia geniale e vorrei introdurla in un campo (che non sto qui a 
menzionare, perchè prima voglio prendere il Nobel  per l'idea 
<hahahahahahaha>).

Cioé un prodotto 'aperto al pubblico' dove ognuno, rispettando certi 
protocolli, puo' partecipare al suo sviluppo. Proprio come avviene col 
Linux e tutto l'Open Source.

> Li hai sempre fatti su Windows, perché i manager delle aziende mediamente
> se ne fottono degli aspetti etici e pensano alla convenienza. Compri un
> computer "normale", c'è già un sistema operativo, neanche troppo
> completo, usi quello, lo impari, ti ci abitui, lo scegli per la tua
> azienda. Se ce ne fosse stato un altro, si sarebbero abituati ad altro...
>

Vabbé, ma che possiamo farci ? 'Ridisegnamo' il mondo ???
Se è andata così, è solo 'colpa' del Padreterno, no ??

>
> Anche in questo caso, il centro della questione è lì.
> Un conto è brevettare un'implementazione, un conto è brevettare l'idea.
> Riporto l'esempio che di solito usa Maffulli: l'aspirapolvere senza
> sacchetto della Dyson. Loro hanno brevettato il _proprio_ sistema di
> aspirazioni, ma oggi sul mercato si trovano diverse marche che sfruttano
> sistemi simili. Ognuno può comprare quello che reputa l'ottimale per se.
>
> Se in un tuo algoritmo innovativo è basato, che so, sulla media pesata,
> cosa fai? Brevetti la media pesata? O il teorema di Pitagora?
>

Dunque, vediamo un po', qui mi sembra che sconfiniamo. Forse è colpa mia. 
La 'segretezza' di un 'prototipo' è una cosa. Il 'brevetto' è un'altra.
Nella prima fase, c'è un prodotto che tu vuoi che gli altri usino, ma che 
non vuoi che loro possano 'copiaterlo' e poi metterlo sul mercato tale e 
quale, o con minime alterazioni.

Se io mi faccio un programma, NON lo brevetto, ma lo vendo solo compilato 
(come succdede da decenni nel mondo Windows), questa 'compilazione' è la 
sola cosa che mi protegge, al di fuori del brevetto.
CIOè, un puo' semre fare il 'reverse engineering', ma gli puo' costare di 
più che riscriversi un suo software che faccia la stessa cosa.

Ecco perchè io sono 'a favore' dei prodotto 'compilati'. Sulla faccenda dei 
brevetti non so, perchè il tutto è troppo complicato. Non ho le idee chiare 
in proposito.

>
> Secondo te, sarebbero le grandi imprese o le piccole a trarne vantaggio?
> Immagina una piccola impresa che fa causa ad una grande per una questione
> di plagio: il buon senso vorrebbe che chi ha ragione, debba essere
> riconosciuto come il legittimo proprietario. Ma nella realtà?
>

Vabbé, che il mondo non è 'giusto' non è colpa nostra.
Forse che Meucci vinse la causa con Alexander Graham Bell ???

>
> E' differente se si parla di produrre automobili o software.
> Il software ha costi di distribuzione molto bassi ed inoltre è diventato
> l'elemento centrale nella vita di tutti i giorni. Si vuole adottare la
> carta di identità elettronica. Perfetto! Immagino, spero, che il formato
> ed il sistema di memorizzazione dei dati sia aperto e libero. Se non
> fosse così, perché qualcuno non si fida di me, perché io dovrei fidarmi
> di loro?
>

Ma io penso che è per questo che esiste lo International Standardisation 
Office. Penso che per cose di 'pubblica utilità' come per le carte 
automatiche, esistano degli standard, pubblicati dall'ISO.  Sono quasi 
sicuro che è così.


Ciao.

agdp




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