[jobmarket] [lungo] Riprendo le mie
considerazioni sull'associazione di categoira ed il resto...
Gian Piero Carrubba
gp-ml@rm-rf.it
Mer 24 Mar 2004 13:40:36 CET
[Ho rimosso il cc:. Usiamo il reply-to-list visto che siamo entrambi
iscritti]
Il lun, 2004-03-22 alle 14:26, Marco Ermini ha scritto:
[snip di argomentazioni che effettivamente rischiano di portare troppo
lontano]
> Scusami tanto ma mi sa che stiamo parlando di cose molto diverse.
> L'associazione nazionale degli infermieri professionali, o dei medici
> pediatri, secondo te sono immorali o border-line verso l'illegalità?
E' vero, parliamo di cose molto diverse. Il problema e' che ogni volta
che sento nella stessa frase le parole "associazione" e "tariffe" mi
scatta un campanello d'allarme.
Pero', visto che hai citato l'associazione infermieri professionali, mi
vengono in mente altre considerazioni. Ad occhio, perche' ovviamente non
sono addentro, mi sembra un buon modello, ma va anche preso atto che non
sembra essere efficace nel risolvere quelli che sono i maggiori problemi
sollevati da chi si augura la costituzione di un'associazione di
categoria (le retribuzioni, sostanzialmente). Insomma, mediamente un
infermiere non sta meglio di un informatico (ma proprio per niente,
IMO).
Fra l'altro trovo una certa analogia fra infermieri e informatici: per
entrambe le categorie si parla di estrema carenza di lavoratori, salvo
poi scoprire che i posti offerti non sono poi cosi' tanti, ne' cosi'
allettanti, e spesso servono solo per sostituire chi ha piu' esperienza,
e quindi costa di piu', o chi semplicemente molla quel settore perche'
non ce la fa piu'.
Alla fine il dubbio che ho e': associazione di sani principi ma che non
risolve i problemi indicati, o associazione che risolve i problemi ma
meno "sana"? Tralasciando il fatto che la seconda mi sembra
inattuabile...
Ripeto, so di poter sembrare polemico, il fatto e' che ho realmente
difficolta' a capire...
> A parte che anche se fosse sarebbero due delle tre cose belle della
> vita (la terza sono tutte le cose che fanno ingrassare...).
Ehm, io ne avrei in mente una quarta... ;)
> E poi: il numero di licenze limitato per i tassisti è immorale?
si'.
> non è
> peggio secondo te lasciare che qualunque cazzone scriva "taxi" sulla
> sua macchina?
no.
Ci deve essere una regolamentazione che mi imponga di passare una visita
medica periodica, una valutazione periodica della patente, una revisione
periodica dell'automobile e del tassametro, ecc. Ma non puo' impedirmi
per decreto di fare un lavoro solo perche' sono "arrivato tardi", ne'
puo' di fatto decretare la costituzione di una gilda.
Senza considerare che cio' quantomeno costituisce presupposto essenziale
per il mercato *illegale* delle licenze, sul quale *volutamente* non si
fa chiarezza. Senza considerare che il numero delle licenze rilasciate
e' oggetto di una contrattazione in cui la controparte e' costituita dal
cosiddetto voto di scambio. Il che potrebbe anche essere legittimo,
pero' mi riesce difficile immaginare di conciliare in un quadro organico
e "pulito" esigenze, diritti, doveri e potenziali abusi di chi possiede
la licenza, di chi non la possiede ma la vorrebbe, degli utenti o
potenziali tali, dell'amministrazione pubblica e di chi la compone.
D'accordo, lo ammetto, l'ultima argomentazione e' speciosa in linea di
principio, al pari di vietare i coltelli da cucina perche' qualcuno li
usa per atti criminosi, ma quando l'eccezionalita' diventa regola forse
andrebbe anche considerata come tale.
Pero', ci sono sempre i pero'... certo se le licenze fossero
liberalizzate forse ci sarebbe una diminuzione del guadagno pro-capite
per ogni tassista, forse ci sarebbe una corsa al ribasso delle tariffe
(sottobanco, perche' non sono decise autonomamente), forse... Il
problema e' che e' proprio il principio che non condivido e che alla
lunga non puo' che portare semplicemente ad una societa' piu' ingiusta
(imo, ovviamente).
E, altrettanto ovviamente, non prendo neanche in considerazione l'idea
che volessi suggerire un numero chiuso anche per gli informatici, spero.
> come la qualifica professionale per fare i parrucchieri:
> qualsiasi casalinga che ha avuto un bambino piccolo può tagliare i
> capelli?
Onestamente non riesco a capire perche' non potrebbe... ovviamente
inquadrata come attivita' professionale e non come secondo lavoro
"sotterraneo" (e illegale), perche' in quel caso il problema e' ben
diverso.
> Io non sto dicendo che dobbiamo seguire pedissequamente l'esempio di
> chi crea caste o gonfia artificialmente i prezzi di mercato: qui si
> tratta di attuare delle *difese minime* verso chi ha studiato anni per
> fare un lavoro qualificato e di responsabilità [...]
Forse allora il problema e' diverso.
Io non sono laureato e ho un diploma di maturita' classica, per cui non
ho "studiato anni per fare un lavoro qualificato e di responsabilita'".
Cio' nonostante, ritengo di essere in diritto di poter lavorare
nell'informatica. Come nell'edilizia si va dagli architetti agli
ingegneri ai geometri ai capimastro ai manovali, cosi' nell'informatica
ci sono varie figure, e io non ho problemi a ritenermi un manovale
dell'informatica. Certo mi rifiuto di assumere incarichi per i quali non
ho competenze [1], ed altrettanto certamente non mi diverto a vedere
architetti che fanno i manovali.
Il problema a mio avviso e' che il mercato informatico italiano per la
maggior parte richiede (o si accontenta di) manovali. Il problema e'
che, se anche stabilisci delle tariffe minime obbligatorie per legge, a
fine mese l'architetto di turno potra' anche avere meno problemi
economici, ma sempre il manovale va a fare. E questo e' deprimente.
Forse il problema principale e' la riqualificazione del concetto di
informatica e del relativo mercato del lavoro, affinche' l'architetto di
cui sopra possa realmente fare l'architetto (e ovviamente percepire una
retribuzione adeguata, ma confido che cio' si possa verificare come
logica, e non "forzata", conseguenza). E ti assicuro che io, in quanto
manovale, non posso che auspicarmi che cio' avvenga (non fosse altro che
per scrollarmi di dosso la concorrenza di 'sto benedetto architetto che
sta sempre fra i piedi ;) ).
E se quindi l'aspetto tariffe non fosse che uno dei sintomi di quello
che e' il reale problema? Il processo di risoluzione di un problema si
basa sull'identificazione del problema stesso e se questa e' errata si
rischia di voler curare l'influenza con l'aspirina: i sintomi si
alleviano, ma la malattia resta e a lungo andare la medicina procura
danni (o, piu' gentilmente, "effetti collaterali").
Beh, come oramai avrai capito, ho molte domande e molti dubbi, ma
decisamente scarseggio in quanto a risposte. E mi rendo conto che tendo
pericolosamente verso il trolleggio. Ragion per cui, spero mi scuserai
se in futuro glissero' su questi argomenti al fine di evitare si
trasformino in flame o, peggio, lunghissimi ed assolutamente
inconcludenti thread.
> [...] e non riesce nemmeno a
> prendere uno stipendio decente, spesso e volentieri è trattato peggio
> dei seppur degnissimi netturbini.
Per quanto detto sopra, e per quella sorta di ambiguita' che a mio
parere si ravvisa ogni qual volta si affianchi "associazione di
categoria" e "tariffe" (senza considerare che, anche volendo, non e' che
sia proprio un'obiettivo sciue' sciue'), io auspicherei si evitasse di
parlare solo, o comunque in maniera preponderante, di tariffe.
Molte altre sono le attivita' di competenza di un'associazione di
categoria, e le piu' basilari riguardano la formazione.
Da un lato si puo' pensare all'organizzazione di seminari e corsi, su
argomenti di interesse sia diretto che indiretto (ad es., diritto del
lavoro o materia fiscale); dall'altro c'e' il discorso certificazioni.
Breve inciso: ogni qual volta si parli di associazioni, l'impressione e'
che parte di quelli che ne caldeggiano la costituzione siano in fondo
convinti che sia sufficiente creare un db di nomi, ed inserirci il
proprio, per poter automaticamente pretendere tariffe impensabili fino
al giorno prima. L'erogazione di servizi serve anche a mantenere vivo
l'interesse sull'associazione e quindi fare in modo che le persone
continuino a lavorarci.
D'altro canto eviterei di partire lancia in resta (a reinventare la
ruota) ed utilizzerei per quanto possibile strumenti gia' esistenti. Per
l'erogazione di corsi e seminari
http://www.e-socrates.org/ (che ancora non ho avuto modo di valutare)
potrebbe essere uno strumento valido. Per le certificazioni si potrebbe
pensare ad una discussione che porti alla "validazione" di un percorso
di certificazione "riconosciuto" (meglio "consigliato"), con ovviamente
le sue equivalenze (e' inutile dire che ad esempio chi, come me, non ha
seguito un percorso formativo specifico deve dimostrare competenze che
altri hanno gia' dimostrato all'interno del proprio cursus honori).
> > Le associazioni esistenti non vanno bene? Posso crederlo, pero'
> > gradirei che qualcuno mi spiegasse il perche'.
[...]
> > E, soprattutto, perche' proprio gli informatici non sono in grado di
> > presentare un'analisi? ;)
>
> Personalmente perché mi avete indicato soltanto due associazioni, ed
> una di esse per lo meno è ridicola e nemmeno degna di considerazione,
> l'altra non la conosco.
Ho perso la prima parte della discussione e quindi non so chi sia stato
a proporre l'associazione. E intenzionalmente ho evitato di cercare
nell'archivio nella speranza che questa mia ignoranza serva a far capire
che quanto sto per dire non vuole essere una critica alla persona,
chiunque egli sia.
A volte ho l'impressione che se ad un informatico si toglie la tastiera
dalle mani, questi diventa un simpatico "inetto" (sperando si colga la
bonomia con la quale uso questa parola).
Qual e' la procedura che penso sia quella piu' normale nel caso si abbia
necessita' di un software con determinate caratteristiche? A meno che
non si tratti di qualcosa di banale, si fa una ricerca per vedere se
esistono gia' programmi quantomeno simili a quello che si ha in mente,
si valutano i piu' "promettenti", se ne annotano pregi e difetti e
contestualmente, e alla luce di questi, si fa una revisione delle
specifiche precedentemente stilate, per valutare che siano corrette e se
sia conveniente modificare queste anziche' il programma. Solo se questo
processo non da' risultati positivi, si pensa di creare un programma ex
novo. Un procedimento lineare e, ritengo, efficace. E allora perche'
scordarsene appena spento il terminale?
> Ho chiesto delucidazioni e nessuno ha
> risposto... ergo credo che siano state iniziative che non hanno avuto
> alcun seguito.
Come avrai capito, non ho un gran fervore associazionistico e quindi non
mi sono mai interessato un granche' alla cosa, pero' mi hai fatto venire
in mente un altro interrogativo.
Perche' ogni volta che si parli di associazioni mancano testimonianze ed
esperienze dei soci di quelle esistenti?
Possibili risposte:
a) non hanno seguito perche' non funzionano;
b) non hanno seguito perche' rispondono ad esigenze che in realta' non
sono sentite;
c) hanno un seguito, piccolo o grande che sia, e funzionano, e questo fa
si' che i loro associati non cerchino altri lidi;
*)- risposte a piacere, varie ed eventuali, ecc.
Forse questo e' un ulteriore punto su cui vale la pena interrogarsi,
anche perche':
a) creazione di una nuova associazione giustificata;
b) maybe;
c) lassa perde;
*) undefined variable.
> "A naso" mi sembrano troppo "rigide" nei requisiti e
> quindi mi paiono frutto di un parto molto personale.
Beh, e' gia' qualcosa, pero' espandi maggiormente il concetto. Avere
chiari in mente gli errori commessi da altri e' un buon inizio per
evitare di ripeterli.
> Non voglio dire che questa ne avrà di più, solo che vale la pena
> provarci.
Puo' essere. Probabilmente perche' tu hai in mente, ben definita, quella
che sara' la struttura, gli obiettivi, il modus operandi o almeno le
linee guida di questa associazione. Pero' mi sembra necessario che tutti
i potenziali associati convergano sulle stesse posizioni, almeno nei
tratti chiave, e questo e' possibile solo discutendone. Insomma, voglio
assicurarti che non e' mia intenzione incentivare un ciclo di analisi
senza fine, pero' una convergenza su qualcosa di piu' sostanziale
rispetto ad un "creiamo un'associazione per aumentare le tariffe" mi
sembra sia necessario, o no?
Concludo con la solenne promessa, a te e a tutta la lista, che questo e'
l'ultimo post logorroico sull'argomento (tanto quello che volevo dire
l'ho detto e, a meno di non trovare un ghost-writer, difficilemente
avro' qualcosa da aggiungere ;) ).
Ciao,
Gian Piero.
[1] E questo succede spesso. Come anche succede abbastanza
frequentemente [2], saro' sfigato io, che sia remunerato per fare...
niente. E' un mondo malato...
[2] In questo contesto "frequentemente" non va ovviamente inteso come
"un mese no e l'altro si'". Significa semplicemente che accade piu'
spesso di quanto potessi immaginare, e molto piu' spesso di quanto sia
disposto ad accettare.
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