[jobmarket] Della prec arietà

Giorgio Zarrelli zarrelli@linux.it
Gio 12 Maggio 2005 15:37:12 CEST


Alle 14:54, giovedì 12 maggio 2005, Marco Ermini ha scritto:

> No no,l'ungherese è l'ungherese ed ha una sola grafia, mica è il russo!!!
> :-) C'è chi lo scrive "alla tedesca" (Georg Lukacs) perché scriveva i
> libri in tedesco, ma l'ungherese non è un'opinione (almeno quello ;-)

Ahahahahah, ok.

> Aggiungo solo che a parlare di "interpretazione riduttiva dell'utopia"
> quando ti riferisci a Marx bisogna stare attenti, c'è chi ti
> baccheterebbe assai (non certo io ;-)

Ahahahahah, ci deve solo provare. Ovviamente, argomentando. :)

> L'ho trovato anche io estremamente affascinante anche se molto
> difficile per me, visto che era il primo esame :-P

E se fosse semplice, quale gusto vi sarebbe? Bello, comunque stimolante.

> Ma perché un'utopia dovrebbe astrarre dai bisogni primari dell'uomo?
> secondo me l'utopia stessa nasce dal bisogno dell'uomo che non vive
> comunque di solo pane - esiste un bisogno _sociale_ che è altrettanto
> genetico, se vogliamo... l'uomo è uno zoon politikòn in fondo o no?
> ;-)

Animale politico solo nella misura in cui, hobbesianamente parlando, necessita 
di un meccanismo di controllo della violenza.

Sono d'accordo che l'utopia nasce da un bisogno di superamento, dal sogno di 
soddisfare i bisogni, di realizzare, ma non vedo di buon occhio una 
Gerusalemme celeste in terra. A parte che non riusciremmo a viverci, un 
sistema politico ideale che realizzi gli uomini, ogni uomo, può esistere, a 
mio parere, solo come ideale cui tendere asintoticamente, quindi come utopia. 
Ma da questo, ad applicare acriticamente un modello, si arriverebbe a creare 
un sistema fine a se stesso, conchiuso in se stesso, che poco ha a che fare 
con l'uomo.

> Per Marx - tanto per capirci e citarne uno -  il comunismo non è la
> fine della storia, ma l'inizio; è la "conseguenza naturale" (ma non
> necessaria, la si deve desiderare: c'è una certa componente di volontà
> che deve entrare in gioco) dello sviluppo della socialità. Quel che
> voglio dire non è che sono comunista, ma che è necessaria una critica
> più pregnante alle utopie :-)

Io non sto dicendo che Marx sia un semplice utopista, per carità. Che abbia 
posto un'istanza realista nel senso materialista siamo d'accordo, meno 
d'accordo sulle conseguenze e sullo sviluppo del pensiero politico ed 
escatologico.

> Anche perché, purtroppo, non ci rimane molto: l'alternativa è la
> distopia della società che ci si presenta davanti, o quella che si sta
> presagendo a breve...

Non sarei così pessimista. I miti cambiano con l'uomo.

> Se sono utopie catto-* hai pienamente ragione: citavo la "Chiesa" o
> "Madre Teresa" unicamente nel senso metaforico di recuperare "cani e
> porci" tra gli utopisti, non necessariamente soltanto i "soliti
> comunisti", c'è pure altro.

Beh, quanto più di utopico e mitologico di un ideale, religioso o politico?

> Però non puoi al contempo rifiutarti di giudicare storicamente i
> filosofi (almeno mi è sembrato di capire che perplessità in proposito,
> parlando del materialismo) e poi dire che non è possibile "adoprare"
> un filosofo antico per ragionare dei tempi moderni... o l'uno o
> l'altro, se rifiuti di collocare i filosofi nel loro tempo, allora
> sono buoni tutti, e puoi usare Epicuro per giustificare il tuo
> assenteismo in ufficio :-)

Al contrario. Vanno posti nel tempo e nel tempo concetti come democrazia hanno 
assunto valori differenti. E' inutile misurare con un metro semantico moderno 
senza tenere conto della necessaria ricollocazione del passato che non può 
semplicemente "tradurre" nelle categorie del moderno, operazione che comporta 
necessariamente una perdita di significato, ma bisogna recuperare il senso 
attraverso l'"interpretazione", difficile artificio per ricostituire una 
costellazione semantica forse persa del tutto e irrecuperabile.

> In effetti mi pareva che pure i muri fossero un po' baldanzosi :-)

Shhh...pure i muri hanno orecchi :)

> Io li ho sempre rivestiti di plastica trasparente, lo scopo era di
> proteggerli dal caffè che regolarmente verso su libri, riviste,
> giornali e laptop

Io nemmeno quelli. Ora hanno una maliziosa "aria vissuta".

> Magari ti aspetti pure che l'"insegnante" ti caghi di più che a lezione

Quello solitamente si. Si è in meno e lo si è scelto fra diverse alternative 
concorrenti.

> Cullandomi in questa convinzione, passa il tempo... intanto stanno
> abolendo la facoltà stessa di filosofia :-P

A dire il vero, di facoltà vere e propri di Filosofia ce ne sono poche. Spesso 
si tratta solo di corsi di laurea all'interno di Lettere.

Da quello che sentivo, parlandone con amici, pare che Filosofia stia tornando 
al vecchio impianto storicistico, quasi fosse un'emanazione di Lettere: esami 
di lettere moderne, storia...mah...

> Tra l'altro, pure lì certe cose stanno cambiando... ho visto per
> esempio che in IBM sono molto meno "formali" di un tempo. Però sì
> indicativamente è come dici tu.

Giusto perché la convinzione corrente è che fino a quadro puoi avere il 
diploma, per dirigente necessariamente la Laurea, qualunque essa sia. 
Insomma, ti ci vuole la Patente di pirandelliana memoria :)

Giorgio


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