[jobmarket] Della prec arietà
Giorgio Zarrelli
zarrelli@linux.it
Gio 12 Maggio 2005 20:28:55 CEST
Alle 17:17, giovedì 12 maggio 2005, Marco Ermini ha scritto:
> Non mi iscrivo al club degli aspiranti, non sono in grado. In verità
Ma dai, mi pare tutt'altro.
> tendo ad evitare discussioni sull'argomento perché in genere chi ama
> farle è per l'appunto un comunista convinto, con tutte le implicazioni
> escatologiche, pseudo "materialistico.storiche" e simili :-)
Belli i tempi di Platone, quando la verità era una e bella. Inamovibile e
immota per Aristotele.
> Alla fine il Dott. Marx rimane sempre o di proprietà dei suoi epigoni,
> oppure evitato come la peste in quanto rappresentante il Male ed il
> Nemico Assoluto...
Beh, a tutti capita di diventare un dogma, no? Il destino del marxismo sembra
ricalcare la teoria Kuhniana del paradigma scientifico nella quale il
paradigma diventa il totem in base al quale la comunità scientifica spiega
gli eventi e di fronte alle anomalie non descrivibili dal paradigma stesso,
invece di metterlo in crisi si aggiungono modifiche più o meno importanti,
eccezioni e tutto l'armamentario teorico per mantenere in vita il totem
stesso.
> > Animale politico solo nella misura in cui, hobbesianamente parlando,
> > necessita di un meccanismo di controllo della violenza.
>
> E dici a me che sono pessimista? ;-)
No, dai, la mia è una constatazione priva di pessimismo.
> Sono d'accordo con te. La mia "utopia" non vuole essere un "template"
> da applicare, ma un qualcosa che viene "scoperto" e "definito" dagli
> uomini.
E' uno stimolo, una guida, l'ideale.
> Io non penso che dal suo pensiero dovesse necessariamente scaturire lo
> stalinismo. Altrimenti dai ragione a Popper, che dà un calcio allo
> storicismo ma poi dice che Hegel, teorizzando uno stato autoritario in
> cui l'individualità veniva annientata, ha dato argomenti al nazismo...
Per carità: lo stato di rivoluzione permanente dell'Unione Sovietca, l'eterna
parabola incompiuta del socialismo che si ferma alla dittatura del
popolo...beh, avrebbe fatto sobbalzare sulla sedia per primo proprio Marx.
Come sempre, le idee e i significati, vivono di vita propria, al di la del
significante.
> secondo me ciascuno è responsabile delle proprie azioni, e tra Marx e
> Lenin (per esempio, ci potrei mettere Stalin, Trotsky, Mao e
> fratellini, ecc.) ci sta un abisso interpretativo, e soprattutto
> storico per capirci. Non puoi accusare Marx della guerra del 1917 in
> Russia :-)
Acc...lo sapevo!!! :)
> Marx non fa che dirci: il capitalismo è un'alternativa come un'altra,
> ci sono le forze per rovesciarlo: sta a voi organizzarvi, usare queste
> forze.
Il capitalismo è una delle forme di organizzazione economica e sociale, niente
di più. E Marx, dice di peggio sul capitalismo :)
> Non è un fatto di miti e qui non si parla di filosofia: i 2/3 del
> pianeta muoiono di fame, stiamo consumando tutte le nostre risorse, i
> ricchi sono sempre più ricchi... e il trend non è in miglioramento,
> pertanto bisogna cambiarlo - ma non mi sembra che "chi conta" abbia
> intenzione di farlo.
Cinquanta anni fa ci ammazzavamo in una guerra mondiale, qualche anno prima lo
stesso, nel corso dei secoli abbiamo fatto fuori imperi, ridotto alla fame
intere popolazioni europee e nel bacino mediterraneo. Prima non stavamo
meglio di ora, proprio no.
> Se vogliamo ispirarci a qualcosa che non siano i vecchi miti già
> consumati bene, anzi meglio, ma un'alternativa all'esistente ci _deve_
> essere.
C'è sempre stata in ogni presente.
> E per far questo non puoi prescindere dal fatto che, per esempio, vivi
> nel capitalismo. Ai tempi dei greci e dei romani, "democrazia"
Noi qui e ora viviamo nel capitalismo. Una bella fetta del mondo non vive nel
capitalismo e nemmeno nella democrazia.
> significava qualche oligarca illuminato che amministrava la città o
> l'impero, oggi significa che potentissimi gruppi industriali e
> finanziari fanno quel che vogliono e lo giustificano col "libero
> mercato" e tu sei libero di votare il gruppo che declina questa
> ideologia nel modo che ti si confà di più...
Nel passato gli industriali hanno creato orde di lavoratori sotto pagati e
alcolizzati, ancora prima una rivoluzione in Francia ha fatto fuori
un'aristocrazia lontana e indifferente, nel Medioevo i laboratores erano
sottomessi ai bellatores e agli oratores e non avevano alcuna possibilità di
muoversi verso l'alto della gerarchia, ai tempi dei romani i senatori
facevano i porci dei comodi loro, sfruttando ancora più rudemente di ora la
plebe, tornando al relativo presente le caste indiane non sono un esempio di
incentivazione dell'io, né l'etica giapponese evita che molti giovani si
suicidino a causa della pressione morale/sociale, per non parlare degli usi e
costumi cinesi, alcuni dei quali a noi appaiono poco lodevoli.
Insomma, non esiste un'arcadia nel presente come nel passato e gli uomini, per
la maggior parte, tenderanno sempre al tornaconto personale, piegando le
dinamiche sociali.
Non esiste un sistema sociale ideale, probabilmente. Tutti, prima o poi,
diventano inefficaci a causa della loro sclerotizzazione e della creazione di
centri d'attrazione del potere incoercibili. Sono le rivoluzioni, non parlo
di quelle manifestazioni violente, che rimescolano il mazzo e nascondono gli
assi.
> Io li compravo usati per quello :-)
Acc...troppo avanti!
> Io ho dato degli esami "esterni" a lettere e storia, ma era comunque
> una facoltà a sé con una sede fisicamente staccata... personalmente ho
> sempre pensato che questo però fosse peggio. Se fossimo stati più
> vicini alle altre facoltà (fisicamente) sarebbe stato meglio :-)
Bisogna vedere se come ordinamento è staccata da Lettere e Filosofia. Noi
stavamo in un ex convento, distaccati.
Ciao
Giorgio
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