Un Consiglio

Francesco Potorti` tp@lists.linux.it
Fri Feb 28 16:09:01 2003


>Ammiro la fiducia che hai nei confronti degli sviluppatori per qunato
>riguarda la loro capacità dialettica =). 

Non si tratta di fiducia, si tratta di tradurre o tradire.

>					  Non penso che abbandonare la
>correttezza tecnica nelle nostre traduzioni sia giusto. Penso però che
>individuare il target sia indispensabile per scegliere il "tono" da
>utilizzare. 

Certo.

>	     La traduzione puntuale a volte è sterile e non trasmette
>bene il concetto. L'italiano non è l'inglese e a volte la frase VA
>girata. 

Certo.

>"1- Una buona traduzione e' autosufficiente, non richiede spiegazioni
>fra parentesi, non costringe a rigirare la frase originale."
>
>non è vero, o meglio è vero in parte. Purtroppo alcuni termini inglesi
>non hanno un equivalente italiano. Scartando a priori la creazione di
>neologismi, a volte l'unico modo di esprimere il concetto espresso da
>una parola in una lingua straniera è quello di utilizzare una frase
>italiana. 

Sono quei casi in cui non si riesce a fare una buona traduzione.
L'esperienza di questa lista ha mostrato che sono casi estremamente
rari.

>	   Anch'io scarterei l'uso delle parentesi, ma questo è un
>discorso di "stile" più che di traduzione. 

Una traduzione che deve spiegare cose fra parentesi è una cattiva
traduzione.  Se non si riesce a far di meglio, pazienza.  Anche qui però
l'esperienza ha mostrato che si tratta di casi rarissimi.

>l'italiano. Il compito di un traduttore è "trasmettere il significato"
>non la grammatica. 

Credevo che parlassimo di termini.  Ovviamente non ha senso cercare di
trasmettere la grammatica.

>		    Mi è sembrato che il documento punti a generare
>traduzioni formalmente corrette. 

Se ti riferisci al glossario, punta a indicare le corrette traduzioni di
alcuni termini tecnici.

>Ma il nostro compito è proprio quello di permettere ai "bambini" (da
>leggere: agli utenti inesperti) di usare il computer. 

Questo discorso riemerge tipicamente ogni uno o due mesi dai vari anni
che questa lista esiste.  Se il programma originale è indirizzato ad un
certo uditorio, la traduzione sarà indirizzata allo stesso uditorio.
Non esistono traduzioni per esperti e inesperti.

>La mia proposta in tal senso è la creazione (inizialmente) di due
>"vocabolari" o "glossari". 

Il glossario è per i termini tecnici.  Se l'originale usa un termine
tecnico in modo lasco per indicare qualcosa di più generico, allora è
accettabile usare un corrispondente termine lasco italiano, che può
essere diverso dalla traduzione tecnicamente corretta.  Non c'è bisogno
di un glossario per questi casi.

>L'idea è di riempire il più possibile il glossario "generico" sapendo
>che più termini sono presenti in questo glossario e più un programma è
>accessibile agli utenti "generici". 

La traduzione non deve aumentare né diminuire l'accessibilità di un
programma riguardo all'esperienza dell'utilizzatore, deve trasferire
l'accessibilità dall'inglese all'italiano, lasciandola il più possibile
invariata. 

>vocabolario "generico" può essere tradotto come "miniatura" mentre nel
>vocabolario "fotografia" come "provino" (NOTA: non voglio entrare nel

Se ci sono ambiti diversi in cui viene usato un termine, e lo riteniamo
opportuno, lo annotiamo nel glossario.  Altrimenti nel glossario si
indica l'ambito d'uso del termine.  È già così per alcuni termini.

>> code contributors  
>> contributors?

Non sono voci da glossario, rientrano nella libertà del traduttore.  Il
glossario è tecnico.

>oppure "Saving file...", "Printing document..." et similia in modo da

Credo che esistano delle linee guida per Gnome per termini e frasi
relativi alle interfacce di utente.

Fare un frasario generico, non legato ad una data interfaccia grafica,
credo che sarebbe arbitrario.  Penso che comunque quello di Gnome possa
soddisfare molte di queste esigenze.